tag:blogger.com,1999:blog-74157640893953963832024-03-04T23:01:11.395-08:00SardegnaStoria, miti, tradizioni, luoghi della Sardegna. History, myths, traditions, places of Sardinia. Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.comBlogger195125tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-22270530790198940422015-01-06T04:22:00.002-08:002015-01-06T04:23:03.605-08:00FERRU ‘E CUAḌḌU.<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px;">FERRU ‘E CUAḌḌU.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; line-height: 19.3199996948242px;">di <a href="http://www.linguasarda.com/home.php">Salvatore Dedòla</a></span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px;"> È un pane sardo formato appunto a ferro di cavallo. In tale foggia si coglie una funzione apotropaica; infatti, in Sardegna il ferro di cavallo viene appeso alla porta per difendere la casa dagli spiriti maligni. Simile uso apotropaico fu segnalato dal Pitrè anche in Sicilia. Ma nella denominazione riferita al pane sardo è possibile percepire una paronomasia, basata su un’arcaica espressione mediterranea non più compresa. Per capire l’intero problema, ci chiediamo perché il ferro di cavallo sia usato con funzioni apotropaiche. Nessuno lo ha mai spiegato. Qualcuno allude alle corna, anch’esse apotropaiche, ed alla forma similare del ferro di cavallo. Certamente. E se la questione sta in questi termini, a maggior ragione si può pensare che la simbologia apotropaica delle corna sia stata traslata al sintagma ferru ‘e cuaḍḍu riferito a un pane.</span><br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdvij_2kV1VLVy2dozJVtCPNZAV5UY1HgdhFO07uXlXWafTen8VrSR2E4G5_PEg6E4tzabXbrs7u261KVuZoE3eCMlai9H1lFgc2EAljtJB_9bJsEQIKFk1vDPe6Zmj9bEw_pgXjq2ijg/s1600/ferru.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdvij_2kV1VLVy2dozJVtCPNZAV5UY1HgdhFO07uXlXWafTen8VrSR2E4G5_PEg6E4tzabXbrs7u261KVuZoE3eCMlai9H1lFgc2EAljtJB_9bJsEQIKFk1vDPe6Zmj9bEw_pgXjq2ijg/s1600/ferru.jpg" height="273" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"> da <a href="http://4fuochiblog.blogspot.it/">http://4fuochiblog.blogspot.it/</a></td></tr>
</tbody></table>
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<br style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px;" />
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px;">Frazer (Il ramo d’Oro 625) ricorda che l’Epifania è l’epilogo dei dodici giorni del Caput Anni durante i quali vari popoli europei scacciano le streghe e gli spiriti maligni. Ciò accade specialmente alla Dodicesima Notte, all’Epifania (non a caso la Befana è rappresentata come una strega), durante la quale sul lago di Lucerna i ragazzi girano in processione recando torce e facendo un gran baccano con corni, campane, fruste, ecc. per mettere in fuga due spiriti femminili del bosco, Strudeli e Strätteli. Per il resto, lo stesso Frazer non mette in evidenza la funzione del corno e del suo simile sardo-siculo, che è il ferro di cavallo. A me la questione appare semplice: le doppie corna del cranio del toro e, per imitazione, le doppie corna atteggiate con le dita della mano, rappresentarono nell’alta antichità il simbolo del Dio-Toro, ossia del Dio dell’Universo, di colui che sovrintende alla fertilità della terra. L’uso delle corna come “salvacondotto” c’è sempre stato, ed effigiarle sulla porta (od apporvi direttamente il bucranio) fu un diffusissimo uso sacro. Quelle corna ebbero nel passato la stessa funzione che ha oggi il Sacro Cuore o le varie statuette dei Santi cristiani posti sull’uscio o dentro casa. Chiaramente, la funzione di questi simboli sacri è apotropaica, serve ad allontanare il Male dalla casa, dalla famiglia.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px;">Il ferro di cavallo è un prodotto seriore rispetto alle vere corna, arrivò con la metallurgia, e la sua vaga forma di corna lo destinò ad essere mutuato per la stessa funzione.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px;">Da qui, non da altro, nacque la paronomasia che oggi porta ad accettare la denominazione di ferro di cavallo (in sardo ferru ‘e cuaḍḍu) come unico referente del doppio simbolo apotropaico (che in origine furono le doppie corna).</span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px;">Ma vediamo dove s’annida la paronomasia. Il sintagma è certamente sardiano e pure sicano (quindi mediterraneo), ed è basato sull’accadico per’u(m) germoglio’ + ḫabālu(m) ‘legare’, col significato complessivo di ‘piantina per legare (per inibire le male azioni)’. In tal guisa, sembra di capire che in origine esisteva una piantina (oggi ignota, forse il vischio) deputata ad inibire gli spiriti maligni, e che questa denominazione col tempo sia passata tout court al ferro di cavallo.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px;">A quanto pare, il pane così denominato ebbe anch’esso, la funzione apotropaica, e forse all’iniziò imitò questo ignoto virgulto, per poi adattarsi a rappresentare una vaga forma di ferro di cavallo.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px;"><br /></span>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD_EoyVDBqk0bKIelWPpVpvNkNDzmfrhoM3IOedC9TvOQhZFEcLYdB8gbG-saBu5iVY6bGlFze34kddxvMEITOinqw0ng-2D7cjp015NxSd7o5B1QMriNB4ycd2MjVYMwYrX9Vsawmg0c/s1600/i+pani+della+sardegna.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD_EoyVDBqk0bKIelWPpVpvNkNDzmfrhoM3IOedC9TvOQhZFEcLYdB8gbG-saBu5iVY6bGlFze34kddxvMEITOinqw0ng-2D7cjp015NxSd7o5B1QMriNB4ycd2MjVYMwYrX9Vsawmg0c/s1600/i+pani+della+sardegna.jpg" height="200" width="141" /></a></div>
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px;"><br /></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-39868845619785682222015-01-04T08:12:00.001-08:002015-01-04T08:12:39.075-08:00Il Ciceòne<span style="font-size: large;"><b>Il Ciceòne</b></span><br />
<span style="font-size: large;"><b>di <a href="http://www.linguasarda.com/index2.htm">Salvatore Dedòla</a></b></span><br />
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Si ritiene che i riti misterici abbiano fatto la loro apparizione in Grecia nell'età arcaica, forse tramite Cipro e Creta. Tali riti però erano già noti nelle civiltà del Vicino Oriente. Sin dal Neolitico l'uomo è stato avvezzo al sacerdote/sciamano quale figura essenziale per il ruolo d'intermediazione con le forze dell'ineffabile, e ciò spingeva lo sciamano a superare le barriere delle religioni ufficiali per tentare in qualche modo di ricomporre la scissione con Dio.<br />
Per l’antichità sono noti i misteri di Iside-Osiride, di Mitra, di Eleusi, di Samotracia, di Adone, di Attis-Cibele, ed i misteri Orfici. Quello di Mitra era l’unico mistero cruento, in quanto si sacrificava il toro, in ricordo del Toro primordiale.
i Misteri greci erano di tutt'altro nerbo rispetto a quelli siro-fenici attecchiti in Sardegna. L'orfismo greco non solo ripudiava i sacrifici umani e persino quelli degli animali, ma tendeva ad elevare il livello della ricerca interiore, della rigenerazione spirituale dell'uomo, della fratellanza universale.<br />
L'appellativo greco mýstēs (μύστης) indica l'iniziato ai misteri; originariamente era il 'partecipante al rito notturno', onde mysticós (μυστικός) 'arcano', mystérion (μυστήριον) 'pratica segreta, dottrina segreta, cerimonia segreta'. La comune base etimologica è l'akk. mušītu (‘notte’, o meglio ‘tempo di notte’).
La segretezza dei Misteri greci, al pari di quelli siro-fenici, fu mantenuta rigorosamente per tutta l'antichità; sappiamo soltanto che ad essi parteciparono uomini illustri come Pindaro, Aristofane, Euripide, Platone, Aristotele, Empedocle, Pausania, Cicerone, Elio Aristide, Marco Aurelio, Apuleio ed altri.<br />
Ma qual era la funzione storico-spirituale dei Misteri Eleusini nell'antichità greca?<br />
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Essi venivano incontro ad un profondo bisogno psichico, a un forte desiderio spirituale. C'era bisogno d'integrare le due coscienze dell'uomo diviso, di mettere d'accordo la coscienza con la realtà. Misteri strettamente legati alla morte e alla resurrezione della Natura e dell’Uomo, rappresentata ideologicamente dalla morte e resurrezione di un Dio. Ogni popolo ebbe un proprio Dio che scendeva all'Inferno e poi resuscitava. La continuità e contiguità della tradizione mediterranea non sta solo qui, ma pure nella discesa agl'Inferi da vivi. Anche nell'antichità greca abbiamo superuomini e déi che scendono all'Ade e risalgono. Orfeo per la sposa Euridìce, Diòniso ci va a prelevare la madre Semele, Enea scende per parlare a suo padre.
I Misteri di Eléusi erano intimamente legati ai festeggiamenti e alle celebrazioni in onore di Diòniso. Il padre Zeus aveva ceduto lo scettro a Diòniso ancora bambino, e lo aveva presentato come nuovo re. I Titani attirano Diòniso, lo uccidono e, fattolo in sette pezzi, lo cucinano e lo mangiano; solo il cuore si salva grazie a Pallade/Atena. Così nasce un nuovo Diòniso. Secondo Euripide, Diòniso è figlio della tebana Sèmele ed è presentato come straniero. Stranieri sono, in realtà, tutti quelli che nascevano a Tebe. Così lo fu il suo fondatore Cadmo, che proveniva dalla Fenicia. Ed in tal guisa arguiamo che i riti dionisiaci avevano una certa affinità con quelli del fenicio Adone.
É lecito usare il termine orfismo come comoda semplificazione per indicare un insieme di miti e credenze, la ricerca di un certo tipo di vita, il divieto di sacrifici cruenti, la fede dell'anima custodita nel corpo per scontare le proprie colpe, la punizione dopo la morte per i profani, la beatitudine per gli iniziati.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVKzw6KVZ4DuQoqRyyMVZomPxfH-Xxm3d4qUfCwo9fMiqhy-ez9InI03EssAtWNrGcReHXFiLoiPnA7-acR2knsT6xqEihl8afqJFio-9f_OzaCs14mOox6WjKnAu_vrn4ThS_nx6-Y9M/s1600/Mitra.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVKzw6KVZ4DuQoqRyyMVZomPxfH-Xxm3d4qUfCwo9fMiqhy-ez9InI03EssAtWNrGcReHXFiLoiPnA7-acR2knsT6xqEihl8afqJFio-9f_OzaCs14mOox6WjKnAu_vrn4ThS_nx6-Y9M/s1600/Mitra.jpg" height="276" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">da http://www.antika.it/005575_mitra-culto-in-epoca-romana.html</td></tr>
</tbody></table>
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Ogni anno migliaia di Greci andavano in processione verso il tempio segreto. Davanti al sacerdote, dopo lungo digiuno e lunghe purificazioni, agli iniziati veniva offerto il ciceòne (una bevanda sacra, che si dice basata sulla segale cornuta, un allucinogeno). «Le visioni che di lì a poco si presentavano ai loro sguardi erano di un'intensità e di una chiarezza straordinarie. Molte sono le testimonianze degli antichi che parlano di immagini divine e ineffabili, dove la morte e la vita acquistano un senso nuovo, circolare, ed il terrore svanisce in quell'estasi senza fine. Erano le stesse visioni dei sapienti, i padri dei filosofi» (Roberto Fedeli).<br />
Ma voglio capire più a fondo cosa sia il ciceone. I Greci scrivevano κϋκεών e intendevano una miscela o bevanda di farina, cacio e vino, o anche miele (Iliade, 11,624); ma talora aggiungevano altre cose (Ippocrate, 390). Ovviamente gli indoeuropeisti affiancano il nome al verbo greco κυκάω ‘mescolo’ e lì si fermano, senza produrre l’etimo. Non sanno che il termine fu usato, con forma identica, anche in Giona 4, 6-7, dove lo si intese come Ricinus communis: kīkaiòn, קִיקָיוֹן.
Dobbiamo supporre che l’olio di Ricino fosse conosciuto presso gli Ebrei quale ottimo purificante. E che la stessa conoscenza fosse estesa ai Greci. Anzi, dobbiamo credere che la miscela purificatrice del celebre ciceòne fosse più complessa, contenente pure una buona dose di olio di ricino, in virtù del quale il devoto si purificava al massimo e, praticando il digiuno durante la permanenza nel luogo sacro, si predisponeva al meglio per cogliere i momenti di alta spiritualità.
In Sardegna il termine ebraico riuscì certamente ad imporsi. Ma dobbiamo ammettere che in seguito esso sia sparito, a causa del concorrere di fonetiche simili relative ad altri fitonimi che prevalsero.<br />
Tra questi abbiamo Caccaòne, Càccao, diventato persino un toponimo del Supramonte di Baunéi, ma presente in altra forma anche nel territorio di Laconi (altopiano di Santa Sofia). Denota il 'biancospino' (Crataegus oxyacantha, var. monogyna). Caccaòne è anche il ‘picciolo, peduncolo di frutta e di foglia’, che sembra italianizzazione per cacchiòne. Pittau UNS 146 riporta anche il cognome sardo-medievale Cacabu, Cacau derivante dall'antroponimo lat. Cacca¬bus; ma questo a sua volta sembra oriundo dall'accadico, che è kakkabu 'stella'.
Alla base di Caccaòne di Baunéi sta l'akk. qaqqadu, ebraico qōdqōd 'capo, vertice' (PSM 96) + sum. unu ‘sito’, col significato di ‘vertice, cima’, ‘sito della cima’. Su Caccaéddu in agro di Laconi significa invece ‘la cima sacra’, da ebr. qōdqōd + akk. ellu ‘sacro, santo’ (evidentemente c’era un tempio).
Un altro lemma sardo caccaéḍḍu indica il ‘biancospino’ (vedi gall. caccaéḍḍu); secondo Paulis NPPS 366 ha tale nome «perché le foglie e i frutti sono usati per curare le diarree». Invece il fitonimo è un composto sardiano con base nell’akk. kakku (a small legume) + ellu(m) ‘pure, clear’ e simili, col significato di ‘legume ottimo’. È noto che i rossi frutti del biancospino si mangiano con piacere, e se ne fanno pure marmellate. Da qui il composto sardiano.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-60232833143971715852014-12-24T02:12:00.000-08:002014-12-24T02:13:19.869-08:00BONA PASCHIXEDDA! VIAGGIO ATTRAVERSO LE TRADIZIONI E I RITI DI NATALE IN SARDEGNA<div style="line-height: 16.7999992370605px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0Rd2WhftL2zTfc-9e5swn3jObD8JQ6W4t7-rH5l8ApjdQhz-TQzJydDAZCybRt9Sp3QF_-hRibcICf9c1vzJwVBreDBYA_O_jv8pAtuh8UiJ9CLLkUNg5fyET4kHnUFowW3EH6piF8DQ/s1600/presepe+sardo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0Rd2WhftL2zTfc-9e5swn3jObD8JQ6W4t7-rH5l8ApjdQhz-TQzJydDAZCybRt9Sp3QF_-hRibcICf9c1vzJwVBreDBYA_O_jv8pAtuh8UiJ9CLLkUNg5fyET4kHnUFowW3EH6piF8DQ/s1600/presepe+sardo.jpg" height="480" width="640" /></a></div>
<div style="line-height: 16.7999992370605px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">presepe sardo</span></span></div>
<div style="line-height: 16.7999992370605px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 16.7999992370605px; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="background-color: white; margin: 0px; padding: 0px;">di Claudia Zedda</span></span></div>
<div style="line-height: 16.7999992370605px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 16.7999992370605px; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="background-color: white; margin: 0px; padding: 0px;">da http://tottusinpari.blog.tiscali.it/</span></span></div>
<div style="line-height: 16.7999992370605px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="line-height: 16.7999992370605px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">E’ un calderone di tradizioni, vecchie, nuove, dimenticate e </span></span><span style="background-color: white; font-family: Times, 'Times New Roman', serif; line-height: 16.7999992370605px;">ritrovate, pagane e cristiane, familiari e dell’intera comunità. E’ il Natale, </span><span style="background-color: white; font-family: Times, 'Times New Roman', serif; font-weight: bold; line-height: 16.7999992370605px; margin: 0px; padding: 0px;">sa Paschixedda</span><span style="background-color: white; font-family: Times, 'Times New Roman', serif; line-height: 16.7999992370605px;"> </span><span style="background-color: white; font-family: Times, 'Times New Roman', serif; line-height: 16.7999992370605px;">per dirla alla campidanese. Pur essendo oggi uno dei periodi più attesi di tutto l’anno, del Natale, di quello sardo per lo meno, si è scritto poco, quasi che poco ci fosse da dire, quasi che ieri non fosse la più importante festa dell’anno. Eppure la tradizione natalizia si lega a diversi aspetti, siano essi gastronomici, familiari, religiosi o magici. Un puzzle dai colori tenui che pure merita d’essere ricomposto.</span></div>
<div style="line-height: 16.7999992370605px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><strong style="margin: 0px; padding: 0px;">Il cibo.</strong> Le società tradizionali non conoscevano l’abbondanza che è delle tavole dei nostri giorni. La tavola veniva imbandita con una relativa generosità esclusivamente il 25, il giorno di Natale, mentre il 24 notte, <span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">sa nott’è xena</span>, per quanto famiglia e vicinato si riunissero, il pasto era ben più frugale. Lo sfarzo si dimostrava invece nella confezione del pane e di alcuni dolciumi tipici del periodo. <strong style="margin: 0px; padding: 0px;">Pani speciali</strong> venivano preparati, decorati e regalati specie ai più giovani. Era raro che in questo periodo il dono dovesse essere richiesto, era invece più comune che i ragazzini ricevessero un dono spontaneo da parte degli adulti. In Ogliastra ad esempio veniva donato un bellissimo pane a forma di cuore, di giglio, di stella, di pesce o di uccello; addirittura si poteva ricevere un pane a forma di neonato, <span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">su accèddhu</span>, il bambinello appunto. Il pane era lavorato minuziosamente, con una ossessiva dovizia di particolari, ad attestare l’importanza del periodo e della festa che si celebrava. <span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">Su accèddhu</span> veniva raffigurato con tanto di capelli, sesso e cordoncino legato intorno alla vita, ad indicarne l’incredibile povertà. In Gallura invece si era soliti donare la <span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">franka</span> <span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">e lu kubòni</span>, la bambola ed il corvo , l’una alle bambine, l’altro ai maschietti. A Thiesi la sera della vigilia di Natale erano i bambini più poveri a chiedere, presso le case di chi stava meglio, del pane. Lo si faceva recitando una breve filastrocca, che augurava tutto il bene possibile a chi avesse donato il pane conosciuto con il nome di <span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">su bakkìddhu</span>, che possedeva la caratteristica forma del bastone pastorale. Più spesso questo pane veniva richiesto e donato durante i festeggiamenti del primo dell’anno e dell’Epifania. In località di Orotelli ad essere donato per Natale, a grandi e ragazzi era su <span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">pan ‘e paska</span>, mentre ad Olmedo si confezionava un caratteristico presepe interamente realizzato con il pane. Dolci tipici del periodo erano invece le <span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">papassine</span>, piccole pagnottine dolci realizzate utilizzando farina, sapa, uva passa, noci, nocciole e mandorle</span></span></div>
<div style="line-height: 16.7999992370605px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><strong style="margin: 0px; padding: 0px;">Il ceppo natalizio.</strong> Tradizione antichissima quella del ceppo natalizio, accomuna moltissimi paesi europei, probabilmente degradazione dell’uso dell’abete solstiziale, scomparsa fra le popolazioni italiane con la cristianizzazione e tornata in auge solamente agli esordi del novecento. Il ceppo doveva essere acceso la vigilia della notte di Natale e aveva lo scopo di scaldare il Bambin Gesù. Bruciava fino all’alba ma si doveva aver cura che non venisse consumato interamente dato che ogni giorno lo si doveva riaccendere fino almeno all’Epifania. La tradizione vuole che queste attenzioni avrebbero portato fortuna alla famiglia. Il discorso da farsi per la Sardegna è molto similare. <span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">Su troncu de xena</span> o <span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">sa cotzina de xena </span>accesa la notte della vigilia, doveva rimanere acceso per tutto il periodo festivo. Nella zona algherese si trattava di un tronco d’ulivo definito <span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">tu frone de nadal</span> e dinanzi a questo si scaldava l’intera sacra famiglia. Esattamente come accadeva durante la Pasqua anche nei giorni che precedevano il Natale ci si occupava delle grandi pulizie della casa. Questa alla fine poteva essere decorata con rami d’ulivo, rametti di menta o di alloro. Quest’ultimo veniva usato per decorare oggetti custoditi negli armadi, <span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">sa skidonera</span> ad esempio, un tipico telaio in legno con tanto di gancetti per essere appeso al muro.</span></span></div>
<div style="line-height: 16.7999992370605px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><strong style="margin: 0px; padding: 0px;">Espressioni magiche e religiose.</strong> Il potere magico del solstizio d’inverno, tradizionalmente festeggiato il 21 di dicembre, immediatamente dopo la cristianizzazione si dovette obbligatoriamente traslare al 25 dicembre, data che nel 336 d.C. venne considerata convenzionalmente quella della nascita di Cristo. Ereditò dunque un bagaglio mistico davvero notevole che pare essere in parte sopravvissuto ancora nel ricordo e nelle tradizioni d’oggi. Conclusasi la cena della vigilia di norma la famiglia seduta intorno al fuoco si intratteneva con il gioco. Fra i più gettonati, specialmente nella zona del campidano c’era <span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">su barrallicu</span>, una trottola a più facce sulle quali potevano essere incise quattro diverse lettere. Se la trottola fermandosi avesse indicato una T (<span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">tottu</span>), il giocatore avrebbe preso tutto il piatto, ma poteva anche fermarsi su una M (<span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">mesu o mitadi</span>) e in quel caso si sarebbe vinta la metà. La N invece indicava <span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">nudda</span>, ossia nulla e la P era la casella più sfortunata dato che stava ad indicare <span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">poni</span>, ossia metti. Ovviamente i giochi con i quali intrattenersi non finivano certo qui, eppure in molti al gioco preferivano il racconto interno al fuoco. Qualsiasi attività si fosse scelta, la si sarebbe interrotta molto velocemente in prossimità della mezzanotte, quando prendeva avvio sa<span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">miss’è pudda</span>, la messa del primo canto del gallo. Il nome è probabilmente di derivazione catalana dato che anche in Spagna si conosce la Missa del Gall, e ci si è convinti che faccia riferimento all’ora tarda (prossima al giorno) nella quale veniva celebrata. Le autorità ecclesiastiche dell’epoca riportano sdegnosamente delle sregolatezze cui si potesse assistere durante questa messa. A parte un chiacchiericcio di sottofondo, giustificato dal ritrovo di tutto il paese in chiesa, i ragazzi erano soliti lanciare bucce di noci o di mandarini verso le ragazze più graziose per attirarne l’attenzione, e pare che non fosse così raro assistere a manifestazioni di gioia ben più pericolose. Per quanto fosse vietato esplicitamente sembra che fosse pratica comune quella di sparare all’interno della chiesa e soprattutto all’esterno. Alla messa della vigilia non potevano davvero mancare le giovani donne in stato interessante. La tradizione vuole che la<span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">miss’è pudda</span> avrebbe guarito un feto eventualmente malformato o malato, tramite un’operazione di tipo esorcistico esattamente come lascia intendere il detto <span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">“sa bestia si furrìada in cristianu”.</span> Le donna incinte che decidevano invece di non partecipare alla messa, rischiavano di dare alla luce un mostro, un bambino deforme e dalle forme animalesche. Non è raro che la tradizione ricordi di donne che non avendo partecipato alla messa di Natale, abbiano partorito bambini mostruosi, che spesso assumevano la parvenza di scuri esseri svolazzanti, uccelli neri per dirla semplice. Queste leggende portano in seno germi di tradizioni ben più antiche che meriterebbero un approfondimento. Il potere di questa notte sacra (un tempo tutto del solstizio d’inverno) non si esauriva certo con il suo potere esorcizzante. La tradizione vuole che esattamente fra Natale ed Epifania le donna che conoscevano l’arte della divinazione e della cura, dei brebus e della medicina dell’occhio esattamente in questo periodo passassero i propri segreti alle future praticanti, a patto che percepissero l’approssimarsi della morte. Si era inoltre convinti che chiunque fosse nato la notte di Natale avrebbe avuto la possibilità di salvaguardare dalle disgrazie almeno sette case del vicinato (numero di chiara derivazione magica) e che durante la sua vita non avrebbe potuto perdere ne denti ne capelli. Addirittura si riteneva che la persona in questione una volta morta avrebbe mantenuto incorrotto il proprio corpo. A esemplificazione della credenza il detto che recita più o meno così: <span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">“chini nascidi sa nott’è xena non purdiada asut’e terra”</span>. (Chi nasce la notte della vigilia di natale non può marcire sotto terra).</span></span></div>
<div style="line-height: 16.7999992370605px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><strong style="margin: 0px; padding: 0px;">Le figure fantastiche</strong>. Particolarmente condito è anche il reparto delle creature fantastiche femminili che tradizionalmente scorrazzano per le case dei vivi la notte della vigilia di Natale. L’uso vuole che nessun cibo venga lasciato sulla tavola a fine pasto e per convincere i più piccoli a non lasciare nemmeno una briciola sul piatto ci pensava<span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">Maria Puntaborru</span> nel Campidano e la <span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">Palpaeccia</span> nell’interno isolano. Megere entrambe andavano la notte alla ricerca dei bambini con la pancia vuota che sarebbero stati inevitabilmente puniti. L’una avrebbe loro infilzato la pancia con uno spiedo, l’altra avrebbe messo sullo stomaco una grossa pietra che l’avrebbe schiacciato. Ovvio e ben visibile il potere educativo della leggenda.</span></span></div>
<div style="line-height: 16.7999992370605px; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><strong style="margin: 0px; padding: 0px;">Gli auguri</strong>. Fino a qualche decennio fa il nostro buon Natale sarebbe suonato piuttosto come <span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">bonas pascas, bonas paschixedda, bonas festas, o</span> <span style="font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">norabonas</span>.</span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-25728378648692833242014-12-21T03:21:00.003-08:002014-12-21T03:24:11.840-08:00SOLSTIZI<h1 style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(238, 238, 238); border-bottom-style: solid; border-bottom-width: 1px; display: inline-block; font-family: 'Open Sans'; font-size: 30px; line-height: 22.1000003814697px; margin: 10px 0px 0px; padding: 0px 0px 15px; text-align: center; text-transform: uppercase; width: 763.796875px;">
<span style="font-size: small;">
LA FESTA DI SAN GIOVANNI E IL SOLSTIZIO D’ESTATE</span></h1>
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;">da </span><span style="color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif;"><span style="line-height: 26px;">http://www.contusu.it/</span></span><br />
<span style="color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif;"><span style="line-height: 26px;">di </span></span><span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;">Valentina Lisci</span><br />
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;">Ma quando le crepe della festività cristiana iniziano a scricchiolare, un orecchio curioso vi potrebbe scorgere sopravvivenze pagane di grosso rilievo. In effetti il giorno del 24 giugno è l’apice dell’arco di festeggiamenti che iniziano il 21 e che erano tradizionalmente conosciuti sotto il nome di Solstizio d’Estate. La parola solstizio potrebbe evocare in voi complesse formule geometrico-astronomiche o nere lavagne di ardesia in cui la maestra arpeggiava –inutilmente- effimere lezioni sul sistema solare.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhq4wDsyoIVSlvEx4PEvATPJfCqDfOlGd68hXf9yiUftVmfME3czMxZ_PlJhd2R0aPQ9w55lPCw7NM2VNJd7SU2Qi1FNWdRx9b7g3sWKdoylPhpqBU5eS_nMjV_zVImptodBa1l8PzSUDM/s1600/antinelosa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhq4wDsyoIVSlvEx4PEvATPJfCqDfOlGd68hXf9yiUftVmfME3czMxZ_PlJhd2R0aPQ9w55lPCw7NM2VNJd7SU2Qi1FNWdRx9b7g3sWKdoylPhpqBU5eS_nMjV_zVImptodBa1l8PzSUDM/s1600/antinelosa.jpg" height="206" width="320" /></a></div>
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;">Niente di più semplice invece. Iniziamo dal nome, perché esso è tutto, molte volte da solo basta a rendere il concetto.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;">Solstizio deriva dal latino “</span><strong style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px; margin: 0px; padding: 0px;">Sol stat</strong><span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;">” che significa “</span><strong style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px; margin: 0px; padding: 0px;">Il sole staziona</strong><span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;">”. Nel periodo compreso tra il 21 e il 24 giugno , al tramonto, il sole raggiunge il massimo punto sull’orizzonte e da quel momento in poi inizierà a tramontare sempre più in basso. Sono giorni in cui il numero di ore di luce supera il numero di ore di buio, i giorni più lunghi dell’anno. Dopo il 24 giugno inizierà la lenta e inesorabile discesa dell’astro sull’orizzonte fino ad arrivare di nuovo alla vittoria delle tenebre sulle ore di luce, sconfitte il 24 dicembre (solstizio d’inverno) in cui il sole riprende la risalita e le giornate iniziano ad allungarsi. Anno dopo anno, stagione dopo stagione.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;">Ma la festa di San Giovanni non coincideva forse con l’inizio dell’estate? Secondo il calendario astronomico si, per il calendario agricolo siamo già a metà estate. Ricordate Shakespeare con “Sogno di una notte di mezza estate”? Egli ambienta la sua commedia di equivoci proprio nella notte del 24. E’ una notte magica perché il particolare fenomeno astronomico che si verifica ha influssi benigni sugli elementi, sulla terra e su coloro che vi abitano, in particolare conferisce “poteri magici” al fuoco, all’acqua e alle erbe, i simboli della notte di San Giovanni.</span><br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGbeRk1uPb4VlQZSHHQHYQa6eJOCZI9-Q624lRFEefmy8vCG5kvKBNCXaD9H0tT-Kv-hBWHC2GJ_uIuysfsP4z43R6YOXQ20JQl5xbdqeUzUVPxyR8OvkGwTYvuhX1b5tubihxS82G2Q4/s1600/erbe_san_giovanni.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGbeRk1uPb4VlQZSHHQHYQa6eJOCZI9-Q624lRFEefmy8vCG5kvKBNCXaD9H0tT-Kv-hBWHC2GJ_uIuysfsP4z43R6YOXQ20JQl5xbdqeUzUVPxyR8OvkGwTYvuhX1b5tubihxS82G2Q4/s1600/erbe_san_giovanni.jpg" height="320" width="240" /></a></div>
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<br style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px; margin: 0px; padding: 0px;" />
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;">Simbolo del sole che trionfa, il fuoco purifica, allontana il male e le negatività e suggella patti di amicizia che dureranno una vita, forti come la parentela: i cosiddetti “compari” e “comari” di San Giovanni, che ancora oggi in qualche paese saltano il fuoco prendendosi per mano, a sancire la nuova unione. L’acqua acquista particolari proprietà terapeutiche nonché divinatorie, usata sì per lenire dolori e disturbi (in una società che non aveva la farmacia sotto casa!) ma anche per vedere il futuro, predire carestie, matrimoni, nascite. La rugiada raccolta nelle prime ore di luce rappresentava il tesoro per eccellenza.</span><br />
<div style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px; padding: 0px;">
Usanza tuttora diffusa nel Campidano e in tutta la Sardegna è la preparazione dell’acqua di San Giovanni, che si ottiene lasciando a mollo le erbe del santo tutta la notte, che, insieme all’acqua, verranno usate la mattina seguente per il bagno o semplicemente per lavarsi il viso. Le erbe infatti sono le regine indiscusse della festività: iperico, timo, rosmarino, menta, assenzio, elicriso, lavanda, venivano raccolte dalle esperte mani femminili in grado di discernerle, essiccarle e usarle durante l’anno. Non è un caso che i giorni del solstizio rappresentino il periodo di massima fioritura delle erbe. Anche queste avevano la capacità di predire il futuro: legate in numero di nove e messe sotto il cuscino avrebbero svelato in sogno il volto del futuro marito.<br />
Non che il volto fosse importante quanto la condizione sociale: ecco un fiorire di rituali sempre legati alle erbe che permettevano di capire se il promesso sposo sarebbe stato pastore, agricoltore o ricco signore. In una società come quella sarda, fondata fino a pochi decenni fa su agricoltura e allevamento, la festa del solstizio rivestiva una funzione importante, segnando il passaggio al periodo delle messi e della raccolta.</div>
<div style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px; padding: 0px;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7hHric7WAhAt8F9UIfYlGEmKNtSB_nhxlwINV8jfeZpsFsnI0H5voX4L_HFiAidYiH6CX1zlXxQi9k9UvFqKwJz-USkOXiS5ZhmyMIlwNjCUAVZpFOviczmNazUpDYzMEyKWkqDT4ilc/s1600/Solstizio_d'inverno_paginestrappate_Pasqua.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7hHric7WAhAt8F9UIfYlGEmKNtSB_nhxlwINV8jfeZpsFsnI0H5voX4L_HFiAidYiH6CX1zlXxQi9k9UvFqKwJz-USkOXiS5ZhmyMIlwNjCUAVZpFOviczmNazUpDYzMEyKWkqDT4ilc/s1600/Solstizio_d'inverno_paginestrappate_Pasqua.jpg" height="256" width="640" /></a></div>
<div style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px; padding: 0px;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px; padding: 0px;">
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<div style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px; padding: 0px;">
Ecco quindi che la “nuova” religione (appena duemila anni di storia!) secondo il noto motto “chiodo scaccia chiodo” ovvero “meglio sostituire e imitare che distruggere”, si è appropriata di questa festa soppiantandola con la natività di Giovanni. Stesso procedimento per il solstizio d’inverno, che cade intorno al 21/22 dicembre. Vi suona familiare questo periodo? Senza dimenticare che il 27 dicembre è la ricorrenza di un altro Giovanni, l’Evangelista. Quasi che i due santi fossero i custodi dei solstizi, le due facce di quel Giano Bifronte che apriva e chiudeva le porte dell’anno. Insomma, sarà pure diventata una celebrazione cattolica ma ai nostri giorni il legame viscerale con questa festa è forte e si contano a decine le tradizioni che di cattolico hanno ben poco. Occorrerebbe un po’ di scavo nella memoria storica delle generazioni che ci hanno preceduto e che ci possono raccontare qualcosa di più a riguardo. Tutta questione di perizia e di allenamento! Buon Lavoro!</div>
<div style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px; padding: 0px;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px; padding: 0px;">
do Valentina Lisci</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-17121872425545629232014-12-20T05:20:00.000-08:002014-12-20T05:20:59.544-08:00Cinema Sardegna - Barbagia, donne e pastori<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="//www.youtube.com/embed/c1S-OwS_0ic" width="420"></iframe><br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEViIe1lMiDbObrVO_P61-gVssSQKKvfvVo5Ezk1GoCwi9WN2qYDHO-FMQP9sNAnKuho31nHAmVkwZLbSxMEsy-PKUmeoZfyga9waw9mTZz4E_Yb16jIH-oTXCD_FkXywBCz_qv861SIs/s1600/barbagia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEViIe1lMiDbObrVO_P61-gVssSQKKvfvVo5Ezk1GoCwi9WN2qYDHO-FMQP9sNAnKuho31nHAmVkwZLbSxMEsy-PKUmeoZfyga9waw9mTZz4E_Yb16jIH-oTXCD_FkXywBCz_qv861SIs/s1600/barbagia.jpg" height="320" width="260" /></a></div>
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<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-44810499319748203772014-12-20T00:40:00.000-08:002014-12-20T00:40:54.657-08:00Grammatica della lingua sarda prelatina<h1 class="yt" id="watch-headline-title" style="background: rgb(255, 255, 255); border: 0px; color: #222222; font-family: arial, sans-serif; margin: 0px 0px 10px; overflow: hidden; padding: 0px;">
<span class="watch-title long-title" dir="ltr" id="eow-title" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: transparent; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 0px; font-weight: normal; letter-spacing: -0.03em; margin: 0px; padding: 0px;" title="Salvatore Dedòla presenta la sua Grammatica della lingua sarda prelatina"><span style="font-size: large;">Salvatore Dedòla presenta la sua Grammatica della lingua sarda prelatina.</span></span></h1>
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="//www.youtube.com/embed/qf8xBWAkXiU" width="560"></iframe><br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdRbiMTrcnKpyYV1MvLXkjADrNHsIFthB6-IHVgOjTiOScvLjeGOnJdJ5bmQJ46OYW1hyphenhyphen1FkyswvyvPsQPA8zrzRdDItreVVYKaARmA96EbE0KOFk6BpD9pbgNONjnE-M2yTMyUAYUfW0/s1600/grammatica+dedola.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdRbiMTrcnKpyYV1MvLXkjADrNHsIFthB6-IHVgOjTiOScvLjeGOnJdJ5bmQJ46OYW1hyphenhyphen1FkyswvyvPsQPA8zrzRdDItreVVYKaARmA96EbE0KOFk6BpD9pbgNONjnE-M2yTMyUAYUfW0/s1600/grammatica+dedola.jpg" height="400" width="282" /></a></div>
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<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-30281017796264171692014-12-19T00:54:00.000-08:002014-12-22T18:30:01.946-08:00GERGO DEI RAMAI DI ISILI<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px;">GERGO DEI RAMAI DI ISILI (Sardegna), un gergo che finora era rimasto all’ombra delle ricerche linguistiche. Un gergo che getta limpida luce sull’origine degli Zingari-Ramai nel Mediterraneo, in Europa, in Asia.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px;">Il gergo Ramaio di Isili è il sistema linguistico più antico della Sardegna e del Mediterraneo. Esso getta intensi bagliori sulla nascita della Lingua Madre Mediterranea.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: large; line-height: 19.3199996948242px;">si <a href="http://www.linguasarda.com/index2.htm">Salvatore Dedola</a></span><br />
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px;"><br /></span>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEyXVgsJJ8OlLN1n0Quxw_XTHOl68v0u2DC77-aMJFH4MOsoi_gnsZL8k0ZEpMzg30z0kRsBX9eokZMP4BkBeILbYjlUZLXkj_Vpc6VG3h3pHNEtFY_T7tlPQtpRhKwtMbNfHKW1mJY_g/s1600/isili.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEyXVgsJJ8OlLN1n0Quxw_XTHOl68v0u2DC77-aMJFH4MOsoi_gnsZL8k0ZEpMzg30z0kRsBX9eokZMP4BkBeILbYjlUZLXkj_Vpc6VG3h3pHNEtFY_T7tlPQtpRhKwtMbNfHKW1mJY_g/s1600/isili.jpg" height="300" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">da <a href="http://www.sardiniaportal.net/it/notizie/20/isili.html">http://www.sardiniaportal.net/it/notizie/20/isili.html</a></td></tr>
</tbody></table>
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px;"><br /></span>
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<h1 style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 18px;">
ALCUNI LEMMI DEL GERGO RAMAIO DI ISILI (ETIMOLOGIE)</h1>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>ARBARESCA</strong> (sinonimo di <em>romanisca</em>,<em> arromanisca</em>: vedi), denominazione del gergo isilese dei ramai (<em>trottoniéris</em>) e dei rivenditori ambulanti di oggetti di rame (<em>piscaggiáus</em>). Stando a Francesco Corda (<em>SGR</em> 24), «è stata ipotizzata una derivazione da <em>arbër</em> ‘albanese’ o da <em>arberëše</em> ‘italo-albanese’. Di “probabilissima appartenenza all’albanese” sono, per il Cortelazzo, alcune voci gergali isilesi: <em>arrega</em>, <em>dossu</em>, <em>drughi</em> ecc. Non è improbabile che <em>arbaresca</em> sia la denominazione originaria della parlata <em>romanisca</em>, intesa semplicemente come ‘linguaggio dei ramai’. Tale ipotesi è basata sui nomi dati al ramaio, al calderario, allo stagnino ecc. in vari gerghi di mestiere: <em>arvar</em> a Tramonti (nel Friuli), <em>revara</em> a Monsanpaolo (nelle Marche), <em>erbaru</em> a Dipignano (in Calabria)».</div>
<div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
Pur rendendo omaggio ai pionieri che hanno dato avvio alle ricerche, cimentandosi per primi con le grandi difficoltà opposte da un gergo sino a ieri misterioso, mi permetto di non essere d’accordo con l’interpretazione del Cortelazzo; non concordo neppure con l’impostazione del Corda. L’ipotesi che questo vocabolo aggettivale possa essere un etnico indicante un gruppo di professionisti originari dall’Albania, sottenderebbe una ovvia conseguenza: che la lavorazione del rame sia stata sempre peculiare degli Albanesi, anzi che l’Albania in quanto tale sia stata il <em>focus</em> da cui s’irradiò nel Mediterraneo la tecnologia del rame. Ma vi osta il fatto che, a quanto si sa, l’Albania non fu mai produttrice di questo metallo. Vi osta pure la considerazione che nella storia greca e nella storia romana l’Albania non fu mai nominata per tale vocazione, neppure dai poeti greci (i quali, si sa, furono spesso i rivelatori di certe relazioni socio-economiche che sfuggivano financo agli storici). Queste considerazioni hanno un peso. Così come ha il suo peso la considerazione che già i Sumeri conoscevano il rame.</div>
<div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
È da quest’ultima affermazione che occorre prendere le mosse. In secondo luogo, sono proprio le traduzioni etimologiche che propongo sui lemmi <em>arbaresca</em> e<em>romanisca</em> a gettare un potente fascio di luce sulla loro origine, che fu sumerica, appunto. Anche il rapporto reciproco tra i lemmi <em>arbaresca</em> e <em>romanisca</em>, evidenziato dalla traduzione, non porta alla loro confusione ma anzi distingue due figure professionali precise.</div>
<div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
Infatti <em>arbaresca</em>, <em>arbaréscu</em>, <em>arbaríscu</em> ha la base etimologica nel sum. <strong>arab</strong> ‘vaso’ + <strong>isḫu</strong> ‘distribuzione’: <strong>arab-isḫu </strong>> metatesi <em>arbaríscu</em>, col significato di ‘distributore di vasi’. Quindi sembra chiaro che furono gli attuali <em>piscaggiáius</em> (i ‘rivenditori degli oggetti di rame’) ad avere l’identità originaria di <em>arbaríscu</em>.</div>
<div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
Quanto a <em>romanìsca</em>, che denomina il gergo isilese dei ramai (<em>trottoniéris</em>) e dei rivenditori ambulanti degli oggetti di rame (<em>piscaggiáius</em>), la sua base etimologica sta nel sum. <strong>ru</strong> ‘costruzione’ + <strong>manu</strong> ‘legno, salice’ +<strong> isḫu</strong> ‘distribuzione’: <strong>ru-man-isḫu</strong>, col significato di ‘colui che costruisce coi salici e distribuisce’ ossia ‘intrecciatore di salici e distributore’ (come dire che quegli arcaici professionisti erano ‘cestinai’). Questa etimologia potrà lasciare stupefatto qualcuno, ma invece dà uno spaccato stupefacente ma realistico della più antica civiltà della Sardegna (e di Ísili), quella paleo-neolitica, allorchè non si usavano i metalli, e le costruzioni erano fatte intrecciando stuoie e casse-formi coi rami delle piante più adatte (canne, salice, ecc.). Le casseformi erano riempite di fango-sassi-paglia per erigere i muri e le muraglie degli abitati. Ma è chiaro che con <em>romaníscu</em> s’intendeva esclusivamente colui che intrecciava i salici per fare cestini, almeno alle origini.</div>
<div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
Questa vocazione isilese è ancora viva, e procede affiancata all’arte ramaia. Ma è ovvio che l’arte della cestineria è molto più antica, e solo quando, grazie alla vicina miniera di Funtana Raminosa, gli Isilesi (i primi in Sardegna!) cominciarono a forgiare il rame, ecco che i cestinai passarono in secondo ordine (formando un’altra classe sociale), e <em>romaníscu</em> passò a indicare il ‘forgiatore-venditore del rame’.</div>
<div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
Al riguardo vorrei fare un’osservazione di non poco conto. Sostengo che in Sardegna l’antichissima arte cestinaia degli Isilesi era arcinota e molto apprezzata, forse per il fatto che il vicino rio Mannu recava una pletora di ottimi salici da intreccio. A mio avviso furono proprio i salici a determinare la stanzialità della tribù primitiva e quindi la costruzione del primo villaggio, a fianco del quale sorse il nuraghe, l’altare del Dio Sole. Infatti il nuraghe <em>Is Paras</em>, il più celebre della Sardegna per l’incredibile perfezione della sua <em>tholos</em>, ha la base etimologica nel babilonese <strong>išparum</strong> ‘laboratorio d’intrecciatori’. Vedi al riguardo il fitonimo sardo <em>ispartu</em>, it. ‘sparto’, denominante il <em>Lygeum spartum</em>, nel Campidano detto <em>tzinnìga</em>. Questa voce ha la base nel babilonese <strong>išpartu</strong> ‘donna che intreccia steli d’erba’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>BÙFFULA</strong> ‘mammella’. Sembra che la forma curiosa derivi dall’opportunità che la mammella offre ai lattanti di succhiare il latte: da camp. <em>buffái</em> ‘bere’, ma pure ‘soffiare’. Per la <em>mammella</em> questa doppia semantica andrebbe bene, perché il pargolo che succhia sembra quasi che dopo ogni poppata la soffi con forza per tener gonfio l’oggetto del nutrimento.</div>
<div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
Quanto sopra però deve servire a suscitare più acribia al momento della ricerca etimologica. Infatti non credo che la reale semantica di <em>bùffula</em> sia quella appena descritta. A mio avviso la sua arcaica base etimologica è il sum. <strong>pu</strong> ‘bocca’ + <strong>pu</strong> ‘sorgente’ + <strong>la</strong> ‘flusso liquido che esce in gran quantità’: <strong><u>pu-pu-la</u></strong>, col significato di ‘bocca di sorgente che emette in quantità’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>CALLÍU</strong> ‘bello’. Il lemma appare a tutta prima di origine greca: καλός ‘bello’. Ma questa prospettiva interessa soltanto chi non riesce a estendere il proprio campo d’indagine. Infatti il termine sardo attinge direttamente dal sumerico <strong>kal</strong> ‘pregiato, raro, di valore’ + <strong>u</strong> ‘ammirazione’: <strong><u>kal-u</u></strong> ‘(cosa) rara da ammirare’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>CAMPANÁRI</strong> ‘morire’. Se l’intuizione coglie nel segno, questo è l’ennesimo vocabolo ironico, fantasioso, col quale si vuole esprimere il momento solenne dell’addio, quello in cui si suonano le campane “a morto”. Altrimenti, sempre restando nell’ironia, sembra possibile intendere il verbo come un composto nella lingua delle origini, il sumerico, dal quale abbiamo l’agglutinazione <strong>kam-pa-narua</strong>: <strong>kam</strong> ‘cambiare, diventare altro’ + <strong>pa</strong> ‘tasca, fossa’ + <strong>narua</strong> ‘stele’, con la descrizione sintetica dei momenti cruciali del trapasso: la morte, il loculo o fossa, la stele del ricordo.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>COFFA</strong> ‘buona sorte, fortuna’. Il termine nel concreto indica (Logudoro) il ‘braciere’; in Campidano <em>cuppa</em> è il ‘braciere’, ‘cesto’, ‘paniere per trasporto’, che ha la base nell’akk. <strong>kūbu</strong> ‘vaso per bere, per versare’.</div>
<div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
L’uso metaforico col senso astratto di ‘fortuna’ è pansardo. <em>Coffa</em> indica ciò che in altri termini è detto, volgarmente, <em>culo</em>, nel senso di ‘fortuna’. Quest’ultimo termine è sempre accompagnato dall’indice-medio contrapposti in forma circolare, a indicare la larghezza del collo del “vaso” necessario a contenere la… <em>fortuna</em>. Il campo semantico rievoca facilmente l’originaria <em>cornucopia</em> della dea Fortuna o il “vaso di Pandora” (dal greco ‘tutta doni’).</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>CÓIRA</strong> ‘pelle, cuoio’. Il termine ha la base diretta nel lat. <em>corium</em> ‘cuoio’, gr. κόριον (cfr. francese <em>cuir</em> ‘pelle, cuoio’).</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>CRABIÉLI</strong> ‘sole’. Anche questo termine sembrerebbe rinvia ironicamente a qualcos’altro, a idee più complesse, riferite a entità arcaiche il cui nome riesce a condensarsi soltanto nella essenzialità di un vocabolo. Ma stavolta non è proprio così. Se volessimo stare alla Bibbia, <em>Gabriele</em> è (forse) il secondo dei quattro arcangeli più importanti nella gerarchia, quelli che possono apparire davanti a Dio (<em>1 Enoch</em> 40). Sempre in <em>1 Enoch</em> (9,9-10) è considerato strumento della distruzione degli empi. La tradizione ha associato <em>Gabriele</em> con l’arcangelo la cui tromba annuncerà il ritorno di Cristo. Eppure non possiamo credere che <em>crabiéli</em> sia l’ipostasi dell’arcangelo <em>Gabriele</em>.</div>
<div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
In realtà il lemma ha la base etimologica nel sum. <strong>kar</strong> ‘risplendere’ + <strong>be</strong> ‘perfetto’ + akk. <strong>Elû</strong> ‘Dio del cielo’: stato costrutto <strong>kar-bi-Elû</strong> (e successiva metatesi), col significato di ‘Dio perfettamente risplendente’, riferito al sommo Dio in quanto Dio Sole.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>DOSSU</strong> ‘maiale, suino’. Termine criptico che riceve luce esclusivamente con l’akk. <strong>duššu</strong> ‘abbondante, copioso’ (con riferimento al maiale d’allevamento). Ma molto probabilmente la vera base etimologica è il sum. <strong>du</strong> ‘adatto, utile’ + <strong>šu</strong> ‘totalità’: <strong><u>du-šu</u></strong>, col significato di totalità utile’. Si sa che del maiale non si spreca niente.<br />
<br />
<a name='more'></a><br /></div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>DRUGA</strong> ‘pianta’. Sembra incongruo un banale rimando alla <em>droga</em> (con riferimento alle piante di accompagnamento delle pietanze).</div>
<div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
Questo lemma così corto pare contenga delle informazioni importanti ricavabili dal sum. <strong>dur</strong> ‘piccone, zappa’ + <strong>ḫa</strong> ‘vegetale’, <strong>ḫab</strong> ‘pianta’: composto <strong>dur-ḫab</strong>‘pianta per picconi, per zappe’, poi metatesizzato. Dobbiamo ricordare l’estrema importanza che i Sumeri davano agli alberi dal legno duro (praticamente inesistenti in Sumer), necessari a forgiare le zappe per le coltivazioni.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>DRUGÁLI</strong> ‘raccoglitore e portatore di legna’. Vedi a <em>druga</em>. (1)</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>FALLOSSA</strong> ‘pancia’. Ancora un volta abbiamo un termine sintetico che appare come farsesco. Ma la sua origine è chiara: è il sum. <strong>pa</strong> ‘tasca, sacca’ + <strong>lu</strong>‘abbondante, che accumula’ + <strong>su</strong> ‘intestini’: <strong><u>pa-lu-su</u></strong>, come dire ‘sacca che accumula (trattiene) gli intestini’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>FOLLIÒSA</strong> ‘carta’, ‘banconota’. L’origine sembra chiara, dal lat. <em>fōlīum</em> ‘foglio’, espresso col solito raddoppiamento (-<em>ll</em>-) tipico della parlata sarda meridionale. Quello che a noi appare come suffisso (-<em>òsa</em>) in origine fu il vocabolo sumerico <strong>us</strong> ‘pecora’. Quindi <em>folliòsa</em> significò ‘pecora <em>in</em> <em>folio’</em>, ‘pecunia di carta’, dal lat. <em>pecus</em>, <em>pecoris</em>, indicante sia il bestiame (ivi comprese le pecore) sia il <em>peculio</em>, ossia la proprietà, da cui provenne il lat. e l’it. <em>pecunia</em> ‘denari’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>FRÁFULU</strong> ‘frate’. In origine significò ‘cercatore con la scodella’. Fu tipico dei primi frati cristiani, votati alla povertà assoluta, andare in giro a cercare cibo con la scodella. Infatti abbiamo i riscontri linguistici. L’it. <em>fra-te</em> è una metatesi che corrisponde nella radice al sardo <em>par-a</em>, e quest’ultimo deriva dall’akk. <strong>pâru</strong> ‘cercare’. Quindi è chiaro che in origine <em>su para</em> indicò, letteralmente, ‘il cercatore’. Quanto al secondo membro -<em>fulu</em>, ha la base nel sum. <strong>bur</strong> ‘scodella’. Quindi il composto <em>frá-fulu</em> significò ‘cercatore con la scodella’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>FRANCISCÁNU</strong> ‘gancio della stadera’. Sembra che questo lemma, almeno nel radicale, si “agganci” al sardo <em>franca</em>, <em>farranca</em> ‘presa molto salda’, anche ‘artiglio, zampa’, con base nell’akk. <strong>parāku</strong>(<strong>m</strong>) ‘impedire, ostacolare, bloccare’. Non ha quindi la base nell’it. <em>branca</em> ‘zampa’ da un tardo-latino (S.Agostino) col significato di ‘zampa’, come crede Wagner e Paulis <em>NPPS</em> 187. Vedi cognomi sardi <em>Franca</em>, <em>Francu</em>, <em>Franco</em>, che sembrano degli adeguamenti italianeggianti.</div>
<div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
Ma è l’intero lemma <em>franciscánu</em> ad essere intrigante e a lanciare una sfida etimologica. E allora vediamo pure il secondo riferimento accadico: <strong>isḫu</strong> ‘braccio’, quindi ‘leva’, col che ricaviamo un antico composto <strong>parāk-isḫu</strong> + <strong>anu</strong> (così detto in accadico il ‘segno cuneiforme’, a causa della sua forma “a gancio, ad amo”). Quindi lo stato-costrutto accadico <strong>parāk-isḫ-anu</strong>, diventato <em>franciscánu</em> per paronomasia, significò in origine ‘braccio di sostegno a forma di amo’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>FRASCA </strong>‘rame grezzo’ (o lavorato?). Ha la base etimologica nel sum. <strong>bar</strong> ‘bruciare, mettere al forno’ + <strong>saḫar</strong> ‘vaso, tegame’. Poiché molto spesso la rotata finale sumerica cade, possiamo supporre che l’antico composto divenne <strong>bar-saḫa</strong>, poi divenuto per metatesi e contrazione <em>fra-sca</em>, col significato antico di ‘vaso da mettere al forno’ (s’immaginò il vaso già forgiato, dopo la fusione della ganga).</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>GALIZZA</strong> ‘volpe’. Si sa che in Sardegna il nome della volpe è sempre stato tabuico, non si è mai pronunciato, poiché ancora oggi si pensa che rappresenti il diavolo. Infatti la sua antica base etimologica è l’akk. <strong>gallû</strong>(<strong>m</strong>) (un demone nocivo) + sum. <strong>izi</strong> ‘fuoco’, col significato di dèmone del fuoco’, ossia il Diavolo.</div>
<div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
Va detto che <em>galizza</em> non è voce esclusivamente romanisca. Lo rileva lo stesso Wagner nel suo <em>DES</em>.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>GIAÙTTA</strong> ‘ragazza’, <em>giaùttu</em> ‘ragazzo’. Il termine sembra fosse femminile già in origine. La base etimologica pare infatti dal sum. <strong><u>ḫau-tu</u></strong> (<strong>ḫaum</strong> ‘vestito, abito’ + <strong>tu</strong>‘tessere al telaio’), col significato di tessitrice di vestiti’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>GIAÙTTU</strong> ‘<em>ragazzo</em>’;<em> giautteddu</em>, -<em>a</em> ‘ragazzetto’, ‘ragazzetta’. Vedi <em>giaùtta</em>.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>GITÁNGULU</strong> ‘arancio’, ‘arancia’. La base etimologica è il sum. <strong><u>gi-tam-ḫul</u></strong> (<strong>gi</strong> ‘essenza’ + <strong>tam</strong> ‘puro’ + <strong>kul</strong> ‘pasto, cibo’, <strong>kul</strong> ‘pianta’, <strong>ḫul</strong> ‘godere’); il significato originario fu ‘essenza di puro godimento’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>GITARRU</strong> ‘stagno’. Ha la base nel sum. <strong>ḫi</strong> ‘mescolare, fare una lega’ + akk. <strong>târu</strong> ‘dare, apporre, ripetere, restaurare’: <strong><u>ḫi-târu</u></strong>, col significato di ‘lega da restauro, da miglioramento’ (ovviamente nella lavorazione del rame).</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>GRIPPU</strong> ‘becco di uccello rapace’. Corrisponde all’it. <em>grippare</em> ‘il bloccarsi di un organo contro un altro’, che ha il corrispettivo nel fr. <em>gripper</em> che risale al francòne *<em>grīpan</em> ‘afferrare, ghermire’. In ogni modo sia il francòne *<em>grīpan</em> sia il termine ramaio <em>grippu</em> hanno la base nel sumerico <strong><u>ḫir-pu</u></strong> (<strong>ḫir</strong> ‘stringere’ + <strong>pu</strong> ‘bocca’), col significato di ‘stringere con la bocca’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>GRUCCIÓSU</strong> ‘grano’; <em>in su grucciόsu</em> ‘in mezzo al grano’. Ha la base nel sum. <strong>gur</strong> ‘raccogliere, operare il raccolto del grano’ + <strong>ḫuš</strong> ‘pianta’: <strong>gur-ḫuš</strong> < met.<strong> gru-ḫuš</strong>col significato di ‘pianta da raccogliere’ (ovviamente per il nutrimento). Va da sé che il termine è veramente tra i più arcaici.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>GRUNIVU</strong> ‘ferro’; <em>stréttula ‘e grunivu</em> ‘strada ferrata’; <em>arrollanti de stréttula ‘e grunivu</em> ‘treno’, <em>stréttula gruniva</em> ‘ferrovia’, <em>scocculus de grunivu</em> ‘carabinieri’ (forniti di ferri o manette); <em>grunivu</em>, -<em>a</em> ‘di ferro’.</div>
<div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
Ha la base etimologica nel sum. <strong>kur</strong> ‘bruciare, accendere’ (akk. <strong>kūru</strong> ‘fornace per la fusione dei metalli’) + <strong>u</strong> ‘pietra’ + <strong>ne</strong> ‘braciere’ + <strong>bu</strong> ‘perfetto’: <strong>kur-u-ne-bu</strong>, col significato di ‘perfetta pietra da fondere nel braciere’. Quando il sumerico integra un lemma con l’aggettivo ‘perfetto’, vuole sempre indicare un elemento insostituibile, imprescindibile nel processo che viene descritto.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>GURIA</strong> ‘bottega’. sum. <strong>gu</strong> ‘banco, bancone’ + <strong>ri</strong> ‘gridare’, col significato di ‘banco delle grida’. Così era anticamente una bottega, ossia una panca dove il commerciante esponeva la propria merce attirando il passante col proprio richiamo.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>IMPESA</strong> ‘minestra’. Ha la base nel sum. <strong>peš</strong> ‘tagliare a pezzi, affettare’, cui è prefissa la particella mediterraneo-accaddica <strong>in</strong>, col senso di moto a luogo: <strong>in-peš</strong>.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>INCRAVONÁU</strong> ‘deretano’. Ha la base nel sum. <strong>kar</strong> ‘soffiare, spifferare’ + <strong>bun</strong> ‘spingere, soffiare, far svolazzare’ + suff. campidanese, e solito prefisso accadico-mediterraneo <strong>in</strong> col significato di posizionamento, moto in luogo: <strong>in-kar-bun</strong>-<em>áu</em>. Ovvia la metonimia.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>INGRIBBIÁRI</strong> ‘coinvolgere’. Il termine è strettamente legato al campo semantico dell’it. <em>ghirba</em> ‘otre di tela impermeabile’, dall’arabo <strong>gerba </strong>< sum. <strong>gir</strong> ‘recipiente, giara’ + <strong>ba</strong> ‘vaso’: <strong><u>gir-ba</u></strong>, col significato di ‘vaso contenitore’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>ISCÙLA</strong> ‘concava’; <em>piscággia iscùla</em> ‘oggetti concavi di rame’, anche ‘tipi di scodelle’. Infatti ha la base etimologica nel sum. <strong>iškila</strong> ‘scodella’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh11jTx9DAZfY6rEowGDiQkH3qzll2oBsy7OJTj1kRjQDKARKdsZj1jOHvqDqiZFFhC-gVuUFuFZAHfKtJRDOcSt-ojUnt2JX-6ZL_YGcMl8rLrD38ZLOJsxDguCrKo6iDRUzso0F0etuA/s1600/nuraghe+isili.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh11jTx9DAZfY6rEowGDiQkH3qzll2oBsy7OJTj1kRjQDKARKdsZj1jOHvqDqiZFFhC-gVuUFuFZAHfKtJRDOcSt-ojUnt2JX-6ZL_YGcMl8rLrD38ZLOJsxDguCrKo6iDRUzso0F0etuA/s1600/nuraghe+isili.jpg" height="293" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="background-color: #f3f5f6; text-align: start;"><span style="color: #212124; font-family: Proxima Nova, helvetica neue, helvetica, arial, sans-serif;"><span style="font-size: 16px; font-weight: 600; line-height: 18px;">Il nuraghe Is Paras presso Isili</span></span><br /><span style="color: #212124; font-family: Proxima Nova, helvetica neue, helvetica, arial, sans-serif;"><span style="font-size: 16px; font-weight: 600; line-height: 18px;">https://www.flickr.com/photos/simonaman/5064245649/</span></span></span></td></tr>
</tbody></table>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>LABORANTIS</strong> ‘testicoli’. A tutta prima sembra una metafora allusiva al fatto che quest’organo sessuale “lavora” con frequenza, almeno nei giovanotti. Invece sembra che il termine abbia le basi sumeriche, da <strong>lab</strong> ‘caro’ (termine carezzevole) + <strong>ur</strong> ‘servitore’ (ma può anche indicare un ‘uomo’ in quanto tale, o l’atto del ‘detergere’, o del ‘mietere il grano’, o della ‘protezione, chiusura’, o del ‘profumo’: tutti termini allusivi): <strong>lab-ur</strong> + <strong>anta</strong> ‘compagno’: <strong>lab-ur-anta</strong>, col significato di ‘compagno di carezze’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>LANDRIA</strong> ‘bicchiere’. Ha la base nel sum. <strong>lamdre</strong> ‘tino’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>LENTU</strong> ‘brodo’. Ha la base nell’akk. <strong>lemû</strong> ‘consumare’, ‘cibo con acqua’, <em>consommé</em> + sum. <strong>tu</strong> ‘zuppa, brodo’: <strong>lem-tu</strong>.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>LUNÁRIGU</strong> ‘anno’. Questo termine del gergo ramaio di Isili è un chiarissimo relitto dei tempi in cui l’anno era lunare, non solare. Esso ha basi etimologiche integralmente sumeriche, espresse ovviamente con una agglutinazione, che si traduce come segue: <em>Luna</em> (it. <em>luna</em>, lat. <em>lūna</em>) < sum. <strong>lu</strong> ‘divampare’ + <strong>nu</strong> ‘creatore’, <strong>nu</strong>‘sperma, genitali maschili’, col significato di ‘(Padre) creatore luminoso’ (presso i Sumeri la Luna era un Dio, non una Dèa), ed era considerato il Dio fecondatore dell’Universo.</div>
<div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
<em>Lunárigu</em> quindi può essere scomposto in <em>lunár-igu</em>, in cui la -<em>r</em>- del primo membro è un normale suffisso aggettivale: <em>lunari</em> ‘relativo alla luna’. Il secondo membro -<em>igu</em> ha la base nel sum. <strong>iku</strong> ‘unità di misura’ di area, di volume. Quindi <em>lunárigu</em> indicò in origine la ‘Misura della Luna’ (riferita ai 12 mesi sumero-babilonesi).</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>MÁNGURU</strong> ‘strumento’; in senso figurato ‘organo sessuale maschile’: <em>gregagna de su mánguru</em> ‘peluria del pube maschile’, <em>intrappanas de su mánguru</em> ‘mutande per uomo’. Penso che l’uso figurato, per quanto lo sia veramente, assuma comunque il valore primario. Quindi è il concetto di ‘strumento’ a diventare, a questo punto, derivato e metaforico, direi quasi metafora della metafora. Infatti <em>mánguru</em> ha la base etimologica nel sum. <strong>mangara</strong> ‘cesello, bulino’: che è tutto un programma, e per di più ironico.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>MÁSCHERI</strong> ‘maestro’, ‘mastro artigiano’. Il lemma pare abbia la base etimologica nell’akk. <strong>masḫāru</strong> ‘un vaso’, <strong>masḫātum</strong> (un costruttore di vasi). Sembra quindi che per <em>máscheri</em> in quanto ‘mastro artigiano’ s’intendesse proprio colui che confezionava i vasi, i recipienti, inizialmente di coccio, in seguito di rame.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>MINEGA</strong> ‘donna’, ‘moglie’; <em>minèga e cobeddári</em> ‘moglie e marito’. Ha la base nel sum. <strong>min</strong> ‘due’ + <strong>egun</strong> ‘magazzino’. Ancora una volta ci troviamo di fronte a un lemma ironico, riferito a colei che ha le <em>mammelle</em>. Infatti <strong>min-egun</strong> significa ‘due magazzini’, come dire ‘due tesori’, poiché con questi vengono allevati i figli.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>OCCHIÉRI</strong> ‘asino’. Si sostiene che sia voce zingaresca; da confrontare anche con <em>calandru</em>. Ha la base nel sum. <strong>uḫ</strong> ‘far la pasta’ + <strong>erin</strong> ‘giogo’: <strong>uḫ-erin</strong>, col significato di ‘giogo per far la pasta’. Conosciamo la funzione familiare dell’asino fino a 60 anni fa.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>ODRINÁGU</strong> ‘destra’; <em>s’alluttera ‘e odrinágu</em> ‘l’orecchio destro’. sum. <strong>ud</strong> ‘sole’ + <strong>ri</strong> ‘situare, porre, imporre’ + <strong>na</strong> ‘uomo’ + <strong>gu</strong> ‘lato’: <strong>ud-ri-na-gu</strong>, col significato di ‘sole posto a lato dell’uomo’. Se, come immagino, l’uomo si <em>orientava</em> guardando appunto ad <em>oriente</em>, ossia al sorgere del sole, allora egli si trovava il sole alla destra a mezzogiorno.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>ORÍGLIU</strong> ‘veicolo’. Ha la base nel sum. <strong>ur</strong> ‘raccogliere, riunire, radunare’ + <strong>il</strong> ‘trasportare’: <strong><u>ur-il</u></strong>, col significato di ‘raduna e trasporta’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>PALOZZA </strong>‘pentola’. Ha la base nel sum. <strong>pa</strong> ‘tasca, sacca’ + <strong>lu</strong> ‘divampare’ + <strong>za</strong> ‘barca’: <strong>pa-lu-za</strong>, col significato di ‘sacca per il fuoco a forma di barca’. Ricordo che molte barche nella più alta antichità ebbero forma, oltreché poco bombata, anche circolare.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>PANÉRA</strong> ‘scodella per il formaggio, ossia fiscella’; denominale da <em>panu </em>(vedi).</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>PANU</strong> ‘formaggio’. Ha la base nel sum. <strong>pana</strong> ‘scodella’. Infatti anche l’it. <em>formaggio</em> è un denominale di <em>forma</em>, ossia prende il nome dalla <em>scodella</em> che gli dà <em>forma</em>.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>PATAROLLA</strong> ‘paletta’; <em>patarolla ‘e lucésu</em> ‘paletta di rame per ravvivare il fuoco’, ‘ventaglio’. Ha la base etimologica nel sum. <strong>pa</strong> ‘ala’ + <strong>tar</strong> ‘uccello’ + <strong>ul</strong> ‘qualcosa’: <strong>pa-tar-ul</strong>, col significato di ‘arnese a forma d’ala d’uccello’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>PATEDDA</strong> ‘paura’. La base etimologica è il sum. <strong>pad</strong> ‘rompere (a pezzi), demolire’ + <strong>ed</strong> ‘furore, collera’: <strong>pad-ed</strong>, col significato di ‘demolizione del furore’. I primitivi capirono bene che la paura era il contrario del furore: questo era necessario per vincere, quella subentrava per fare scappare.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>PELIÁNU</strong> ‘misero, povero’; forma alterata diminutiva (e commiserativa) <em>pelianeddu</em>. Ha la base nel sum. <strong>pil</strong> ‘maschio’ + <strong>i</strong> ‘vestito’ + <strong>anir</strong> ‘lamento’: <strong>pil-i-anir</strong>, col significato di ‘uomo vestito di lamento’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>PISCÁGGIA</strong> ‘mercanzia del ramaio’; <em>sciorrόnu ‘e piscaggia</em> ‘oggetto di rame’, <em>scόcculus de</em> <em>piscaggia</em> ‘guardie di finanza’, <em>piscaggia</em> <em>iscula</em> o <em>patenada</em> ‘oggetti di rame concavi o piatti’, <em>piscaggiáu</em> ‘rivenditore ambulante della mercanzia dei ramai’.</div>
<div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
Ha la base etimologica nel sum. <strong>peš</strong> ‘operare il raccolto’. Il raccolto del grano si fa una volta all’anno: è proprio in quel momento che l’agricoltore ha in mano un<em>peculio</em>, col quale potrà pagare i debiti e sentirsi sicuro per un anno. Quindi sembra ovvio dare al primo membro (<em>pis</em>-) di <em>pis</em>-<em>cággia</em> il significato di ‘peculio, proprietà’. Quanto al secondo membro del composto, ha la base nel sum. <strong>kagu</strong> ‘pane’. Con ciò vediamo a sapere che <em>pis-cággia</em>, sum.<strong> peš-kagu</strong>, alle origini indicò il ‘raccolto del pane’, ossia il raccolto che garantisce il pane. Va da sé che la ‘mercanzia del ramaio’ prese successivamente la stessa semantica per ovvi motivi.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>PISTANCAS</strong> ‘denti’; <em>pistancas sgranatòrias</em> (o <em>de sgranatόriu</em>) ‘molari’. Il lemma pare abbia origine dal tardo latt. <em>pistāre</em> ‘pestare’ (in questo caso riferito ai denti molari). Ma questo termine a sua volta ha la base nell’akk. <strong>pištu</strong> ‘abusare’ trattar male una persona’ + <strong>anḫu</strong> ‘dilapidata (di casa)’: <strong>pišt-anḫu</strong>, col significato di ‘trattato male e diroccato, ossia reso in briciole’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>ROMANISCA</strong>. Denomina il gergo isilese dei ramai (<em>trottoniéris</em>) e dei rivenditori ambulanti degli oggetti di rame (<em>piscaggiáius</em>). La sua base etimologica sta nel sum. <strong>ru</strong>‘costruzione’ + <strong>manu</strong> ‘legno, salice’ +<strong> isḫu</strong> ‘distribuzione’: <strong>ru-man-isḫu</strong>, col significato di ‘colui che costruisce coi salici e distribuisce’ ossia ‘intrecciatore di salici e distributore’ (come dire che quegli arcaici professionisti erano ‘cestinai’). Questa etimologia potrà lasciare stupefatto qualcuno, ma invece dà uno spaccato realistico della più antica civiltà della Sardegna (e di Ísili), quella paleo-neolitica, allorchè non si usavano i metalli, e le costruzioni erano fatte intrecciando stuoie e casse-formi coi rami delle piante più adatte (canne, salice, ecc.). Le casseformi erano riempite di fango-sassi-paglia per erigere i muri e le muraglie degli abitati. Ciò avveniva ovviamente dove mancavano le pietre tutt’attorno. Ma è chiaro che con <em>romaniscu</em> a Ísili s’intendeva esclusivamente colui che intrecciava i salici per fare cestini, almeno alle origini.</div>
<div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
Questa vocazione isilese è ancora viva, e procede affiancata all’arte ramaia. Ma è ovvio che l’arte della cestineria è molto più antica, e solo quando, grazie alla vicina miniera di Funtana Raminosa, gli Isilesi (i primi in Sardegna!) cominciarono a forgiare il rame, ecco che i cestinai passarono in secondo ordine (formando un’altra classe sociale), e <em>romaniscu</em> passò a indicare lentamente il ‘forgiatore-venditore del rame’.</div>
<div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
Al riguardo vorrei fare un’osservazione di non poco conto. Sostengo che in Sardegna l’antichissima arte cestinaia degli Isilesi era arcinota e molto apprezzata, forse per il fatto che il vicino rio Mannu recava una pletora di ottimi salici da intreccio. A mio avviso furono proprio i salici a determinare la stanzialità della tribù primitiva e quindi la costruzione del primo villaggio, a fianco del quale sorse il nuraghe, l’altare del Dio Sole. Infatti il nuraghe <em>Is Paras</em>, il più celebre della Sardegna per l’incredibile perfezione della sua <em>tholos</em>, ha la base etimologica nel babilonese <strong>išparum</strong> ‘laboratorio d’intrecciatori’. Vedi al riguardo il fitonimo sardo <em>ispartu</em>, it. ‘sparto’, denominante il <em>Lygeum spartum</em>, nel Campidano detto <em>tzinnìga</em>. Questa voce ha la base nel babilonese <strong>išpartu</strong> ‘donna che intreccia steli d’erba’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>SCAMÙSU</strong> ‘pesce’. Ha la base nel sum. <strong>šaḫ</strong> ‘pesce’ + <strong>muš</strong> ‘pesce’: metatesi <strong><u>šḫa-muš</u></strong>. Evidentemente ci si riferiva a un certo pesce, al <em>pesce-muš</em>.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>SCANDIDA</strong> ‘luna’. Ha la base nel sum. <strong>šaḫan</strong> ‘scaldare’ + <strong>di</strong> ‘splendere, brillare’ + <strong>dal</strong> ‘volare’: <strong>š</strong>(a)<strong>ḫan-di-dal</strong> col significato di ‘(colei che) scalda e splende volando’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>SCEPPULA</strong> ‘bisaccia’. Il termine sembra dal sum. <strong>še</strong> ‘forma, sagoma’ + <strong>pu</strong> ‘bocca’ + <strong>la</strong> ‘appendere’: <strong><u>še-pu-la</u></strong>, col significato di ‘sagoma a bocca da appendere’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>SCÓCCULU</strong> ‘guardia’; <em>scocculári</em> ‘sorvegliare’, <em>scocculéri</em> ‘guardiano’. Pare abbia il corrispettivo nell’antico sardo <em>scolca</em> ‘guardia’. Per analizzare etimologicamente il lemma dobbiamo riferirci anzitutto ad <em>Escolca</em>, nome di un paese dell'alta Marmilla. Localmente è pronunciato (<em>i</em>)<em>scroca</em> e deriva dal sardo antico <em>iscolca</em> ‘guardia o scolta ordinata a difesa delle persone e degli averi dei villaggi’, che entra poi nella organizzazione dei giudicati a formare le circoscrizioni minori comprese nei confini di ogni curatoria, in modo da divenire sinonimo di <em>habitatione</em>, antic. ‘la casa e i terreni contigui’. Aveva a capo un pubblico funzionario, <em>su</em> <em>maiore de scolca</em>. Alla<em>scolca</em> venivano denunciati i reati a danno delle persone e degli averi nei villaggi, secondo quanto promesso collettivamente nel giuramento generale chiamato <em>iura de scolca</em>. Nel marzo di ogni anno tutti gli abitanti delle <em>ville</em>, tra i quattordici e i sessant’anni, giuravano di non recar danno ad alcun compaesano nelle persone e negli averi, e di denunciare alla scolca tutti coloro che sapevano aver causato perdite sia nell’abitato che nello spazio coltivato (<em>habitacione</em>), sia privato (<em>pegugiare</em>) che pubblico (<em>populare</em>) con vigne, orti e terreni destinati alla semina o al pascolo secondo il noto sistema della rotazione biennale. Nel successivo Regno di Sardegna fu sostituita col barraccellato (<em><a href="http://di.sto.sa/" target="_blank">Di.Sto.Sa</a></em>. 1631).</div>
<div style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
<em>Iscolca</em> si dice d’origine bizantina, giunto attraverso la Toscana (ma in Toscana si parla di <em>scolta</em> ‘sentinella, guardia’, di cui s’ignora l’etimo, che non proviene da<em>scorta</em>). Esso è attingibile, per <em>iscolca</em>, dall’akk. <strong>isqu</strong>, <strong>ešqu</strong> ‘lotto, ripartizione di terreno’ + sum. <strong>ul</strong> ‘dintorni d’insediamento, terra arabile’ + <strong>ki</strong> ‘territorio’, akk. <strong>qa</strong>, <strong>qû</strong>‘unità di capacità’, ‘unità di misura d’area’ (stato costrutto <strong>isq-ul-qa</strong>). Va da sé che dai terreni arabili da custodire il significato passò col tempo ai <em>custodi</em>.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>SCOFFÁU </strong>‘sfortunato’. È il contrario di <em>coffa</em> (vedi).</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>SIDÓRU</strong> ‘lepre’. Ha la base nel sum. <strong>šid</strong> ‘cavalcare’ + <strong>ur</strong> ‘cane’: <strong>šid</strong>-<strong>ur</strong>, col significato di ‘cane che corre’. Si badi che con <strong>ur</strong> s’intese un tempo anche il leone, insomma in genere tutti gli animali dalla corsa velocissima. Quanto al <em>cavalcare</em>, va inteso col senso proprio di ‘<em>correre’</em>. Questo lemma, così come tanti altri, è veramente arcaico.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>SORIÁNU</strong> ‘gatto’. Il termine richiama immediatamente l’akk. <strong>šurānu</strong> ‘gatto’. Il celebre <em>gatto soriano</em> fu il progenitore dei <em>gatti</em>, che poi si espansero pure in Occidente.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>SUFISCU </strong>‘piccola forgia’. La base è l’akk. <strong>šu</strong> ‘il’ + sum. <strong>piš</strong> ‘banco’, anche ‘corrente’ ,’gola’ + <strong>ku</strong> ‘rafforzare’: <strong><u>šu</u></strong><u> </u><strong><u>piš-ku</u></strong> col significato di ‘il banco per rafforzare’. Infatti la forgia serve a riscaldare ripetutamente l’oggetto metallico durante la lavorazione, al fine di indurirne la tempra.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>TROTTÓNIU</strong> ‘caldaio’. Ha due basi compenetrate: l’akk. <strong>tura</strong> ‘nuovamente’ + sum. <strong>tu</strong> ‘battere’ + <strong>nu</strong> ‘far girare’: <strong>tur-tu-nu</strong>, col significato di ‘(colui che) batte e fa girare ripetutamente’’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>TRUVUS</strong> ‘Dio’. Termine di etimo difficile. Forse ha la base nel sum. <strong>tur</strong> ‘incantesimo’, ‘leader’, ‘sacerdote’ + <strong>ub</strong> ‘enunciare’: <strong>tur-ub</strong>, col significato di enunciatore di incantesimi’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>ZANNI</strong> ‘pidocchio’. Ha la base etimologica nel sum, <strong>zana</strong> ‘larva’.</div>
<div class="no-ident" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 10px; text-align: justify;">
<strong>ZURRUNDEDDA</strong> ‘rondine’. Fa il paio col camp. <em>zurrundéddu</em> ‘pipistrello’. Le varianti di questo nome sono tante, ma cito soltanto <em>tsuntsureddu</em>,<em> θuθureddu</em> e <em>cišineddu</em>. Wagner ritiene che la forma e tutte le varianti non siano altro che formazioni fonosimboliche. Ma non è così; <em>tzurrundeddu</em> è il composto babilonese <strong>ṣūrum</strong> ‘cliff, rock’ + <strong>elû</strong>(<strong>m</strong>) ‘arrampicarsi, attaccarsi a’. Significa quindi ‘(uccello) che s’attacca alle pareti, alle rocce, ai precipizi’. Così è pure per la <em>rondine</em>.</div>
<ol style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px;" type="1">
<li>A riguardo del lemma <em>drugáli</em>, ‘raccoglitore e portatore di legna’, Francesco Corda (<em>SGR</em> 21) scrive che «l’incidenza del gergo è estesa in qualche caso anche ai toponimi (come attesta la denominazione di <em>Mont’e Drugalis</em> per un’altura [suppongo del territorio di Isili]) ed è forse rintracciabile in altri campi semantici. Potrebbero, per esempio, risalire a fonte arbaresca certi termini della zoologia e della botanica pressoché esclusivi di Isili e di aree viciniori: <em>piligrasciu</em> ‘farfalla’, <em>arrolariu</em> ‘rosa canina’, <em>billotti</em> ‘specie di cardo’, <em>occiau</em> ‘ortica, <em>trémini</em> ‘gramigna’, ecc.</li>
</ol>
<ul style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; list-style-type: inherit;"><div style="font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
Mi permetto di discordare da questa posizione, poiché i fitonimi non rientrano normalmente nel gergo ramaio; e più che far fluire un discorso chiarificatore, lascio parlare qui di seguito le etimologie dei termini appena citati, cominciando però da quello della ‘farfalla’ (<em>piligrásciu</em>).</div>
</ul>
<ul style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; list-style-type: inherit;"><div style="font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
<em><u>Piligrásciu</u></em> ‘farfalla’. Ovviamente la denominazione si riferisce al fatto che la farfalla reca sulle ali una fitta “peluria” alla quale sta attaccata una spessa pruina, la quale induce gli Isilesi a chiamare questo lepidottero ‘pelograsso’.</div>
</ul>
<ul style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; list-style-type: inherit;"><div style="font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
<em><u>Mont’e drugalis</u></em> indica chiaramente un ‘monte di …(qualcosa)’. Spiego di che si tratta, rifacendomi al bab. <strong>durgallu</strong> ‘corda di canne’ (evidente intreccio d’un tipo di cannuccia), col che ci avviciniamo allo stesso campo semantico già indicato per il nuraghe <em>Is Paras</em>. Ma il toponimo <em>drugalis</em> potrebbe pure attenere al bab. <strong>durgarû</strong> ‘sgabello per poltrona o sedia o trono’; oppure ancora <strong>durgu</strong> ‘parte centrale, la più profonda, di terreno montano’.</div>
</ul>
<ul style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; list-style-type: inherit;"><div style="font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
<em><u>Arroláriu</u></em> (Isili), <em>orroláriu</em> (Desulo, Laconi) <em>orruláriu</em> (Villagrande, Perdasdefogu, <em>orrolári</em> (Meana), <em>orròsa</em> <em>gullári</em> (Busachi) ‘rosa di monte’ (<em>Rosa canina</em> L.). Questo è un composto sardiano con base nell’akk. <strong>urû</strong>(<strong>m</strong>), <strong>urrû</strong> ‘stallion’ nel senso di <em>maschio</em> (riferito a cavalli, arieti, tori) + <strong>larû</strong>(<strong>m</strong>) ‘branch, twig’ of plant, col significato complessivo di ‘virgulto degli stalloni, degli arieti’.</div>
</ul>
<ul style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; list-style-type: inherit;"><div style="font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
<em><u>Billòttiri</u></em> (Oristano, Orroli, Usellus), <em>billòtti</em> (Nuragus), <em>canna de billòtti</em> (Isili, Serri) ‘cardo del lanaiolo’ (<em>Dipsacus fullonum</em> L.): Cossu 204. L’etimologia di<em>billòttiri</em> e varianti si reperisce attraverso un composto sardiano avente la base nell’akk. <strong>billu</strong> (una pianta) + <strong>ṭerû</strong>(<strong>m</strong>) ‘penetrare’, col senso di ‘pianta spinosa’.</div>
</ul>
<ul style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; list-style-type: inherit;"><div style="font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
<em><u>Orciáu</u></em> campid., <em>occiáu</em> (Isili, Usellus, Gesturi, Siurgus, Muravera) ‘ortica’ (<em>Urtica dioica</em>, etc.). <em>NPPS</em> lo considera semplicemente una forte corruzione da nuor. <em>urtìca</em>, macom. <em>urtìga</em> e simili, onde campid. <em>orciái</em> ‘pizzicare’; <em>orci!, orci orci!, occi!</em> ‘esclamazione di dolore quando uno viene pizzicato’.</div>
</ul>
<ul style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; list-style-type: inherit;"><div style="font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
Invece il fitonimo <em>orciáu</em>, <em>occiáu</em>, così pure le esclamazioni citate da <em>NPPS</em> (estrapolate da DES,II,184,191), hanno una base etimologica a se stante, per quanto reciprocamente influenzate con quella di <em>urtìca</em>. Le basi sono due: per <em>urtica</em> abbiamo avuto il concorso di akk. <strong>uruti</strong> (a plant), <strong>urṭû</strong>, <strong>uriṭû</strong> (a plant) + suff. sardiano -<em>ìca</em>. Per <em>orciáu</em>, <em>occiáu</em> abbiamo akk. <strong>uriḫu</strong> (a thorny plant) + suff. sardiano -<em>atu</em>, onde *<em>uriḫ-atu</em> > *<em>urḫatu</em> > <em>orciá</em>(<em>t</em>)<em>u</em>. Va da sé che il lat. <em>urtīca</em> ed il corrispondente italiano <em>ortìca</em> non hanno la base etimologica da <em>urō</em> ‘bruciare’, ma la stessa qui evidenziata.</div>
</ul>
<ul style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; list-style-type: inherit;"><div style="font-size: 14px; margin-bottom: 0em; margin-top: 0em; text-align: justify; text-indent: 3em;">
<em><u>Trémini</u></em> ‘gramigna’.<strong> </strong>Con certezza possiamo dire che la <em>gramigna</em> non cresce nei burroni (<em>trèmene</em>) ma sui pascoli. Con altrettanta certezza osservo che<em>trémini</em> è una corruzione che distingue nettamente il fitonimo di Isili dai consimili di altre sub-regioni. Infatti di questo fitonimo abbiamo <em>rámine</em> centr., <em>rámine</em>,<em>erámine</em> logud., <em>rámini </em>sassar., <em>trémini</em> (Isili); logud. <em>ramíndzu</em>, <em>eremíndzu</em>, (Milis) <em>arramanárdzu</em>; è la ‘gramigna’ (<em>Cynodon dactylon</em> Pers.). Giusto <em>NPPS</em> 266, la discendenza diretta è dal lat. <em>gramen</em> ‘stelo, erba’; <em>arramanárdzu</em> ha il suffisso lat. -<em>arius</em>. Ma pure in questo caso va notato che l’adattamento alla forma latina è un fatto seriore, rispetto alla base sum. <strong>gurun</strong> ‘seme’ (v. lat. <em>granum</em>, <em>gramen</em> con la suggestione di basi come il sum. <strong>gar</strong>-, <strong>egara</strong> ‘immagazzinare, to store’, akk. <strong>garānum</strong>, <strong>qarānum</strong> ‘immagazzinare’) (Semerano, <em>OCE</em> II 418).</div>
</ul>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-36926245153630215112014-12-18T15:42:00.001-08:002014-12-18T15:43:43.827-08:00Cartagine inquilina in Sardegna? Quanto versava nelle casse sarde?<b style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20.7999992370605px;">da </b><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; font-style: italic; font-weight: bold; letter-spacing: 1.29999995231628px; line-height: 20.7999992370605px; text-align: center; text-transform: uppercase;"> </span><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; font-style: italic; font-weight: bold; letter-spacing: 1.29999995231628px; line-height: 20.7999992370605px; text-align: center; text-transform: uppercase;">HTTP://PIERLUIGIMONTALBANO.BLOGSPOT.COM</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; font-style: italic; font-weight: bold; letter-spacing: 1.29999995231628px; line-height: 20.7999992370605px; text-align: center; text-transform: uppercase;"><br /></span>
<b style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20.7999992370605px;">Cartagine inquilina in Sardegna? Quanto versava nelle casse sarde? </b><br />
<b style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20.7999992370605px;">di Rolando Berretta</b><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Non si capisce il punto di vista di chi ci ha propinato una grande Cartagine, nel VI a.C., fino alla stipula di un trattato con Roma dove si rivendica il possesso cartaginese della Sardegna, ossia una grande Cartagine in piena espansione militare, padrona del Mediterraneo. Per capire che qualcosa non va è sufficiente visionare sull'atlante dove i Focesi fondarono Massalia e quanto fosse imortante commercialmente. Nessuno li ostacolò, non gli Etruschi, non i Cartaginesi e nemmeno i Sardi.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Per essere sinceri ci provarono i Cartaginesi con questi risultati:</span><br />
<br style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;" />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Tucidide (I 13 6), i Focesi, appena fondata Massalia, vincevano i Cartaginesi.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Pausania (X 18 6), quelli dei Focesi che occupavano Elatèia (o Elatea, nella Focide; in Grecia) mandarono a Delfi un Leone d’oro in onore di Apollo dopo la battaglia navale contro i Cartaginesi. Giustino (XLIII 5 2), i Marsigliesi spesso sbaragliarono gli eserciti dei Cartaginesi poiché era scoppiata la guerra tra loro a causa della cattura di navi da pesca e, dopo averli vinti, concessero loro la pace. Vittorie confermate dalle offerte votive a Delfi (iscrizione SIG 12; questa iscrizione paleografica è databile intorno al 525 a.C. (n.d.a. i Massalioti erano già alleati di Roma).</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Se aggiungiamo la visita di Dorieo, direttamente in Africa nel 525 a.C., possiamo dire che non fu un secolo di espansione e di successi.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">I Cartaginesi erano talmente messi male che non avrebbero potuto soddisfare le richieste di Cambise che, infatti, se la legò al dito.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Il fondo della favola si è raggiunto quando si è spacciato l’Amilcare di Imera per un figlio di Magone. Era il 480 a.C. ed Erodoto è stato chiaro scrivendo che quell’Amilcare era figlio di Annone e di una Siracusana. Occorre una riflessione in merito.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Dopo la Battaglia del Mare Sardo, nella quale un gruppo di Focesi giunto da Focea, sbaragliò le flotte dei Tirreni e dei Cartaginesi e, infine, approdò in Basilicata (forse non accolto dagli altri Focesi). Si legge che Etruschi e Cartaginesi si spartirono la Corsica e la Sardegna. E con quale diritto? A seguito di quale evento? Questa è una fantasia incomprensibile, una proposta priva di quel rigore storico che dovrebbe sempre essere applicato.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Passiamo ai trattati.</span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNLyWCYmOh8ULUvMBZVAa0bcOFkqGq9a4O3gLuoh7YX7zJqPJsjST-YifgPgBukQBHmPViafr5crwtt0R2RcuvAYcomdu8YQvgGWCjCcy57i7ZQqcY6qDvC-OTsspdd8CxoYN7ugaJr6I/s1600/Punici_e_greci_(580_a.C.).png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNLyWCYmOh8ULUvMBZVAa0bcOFkqGq9a4O3gLuoh7YX7zJqPJsjST-YifgPgBukQBHmPViafr5crwtt0R2RcuvAYcomdu8YQvgGWCjCcy57i7ZQqcY6qDvC-OTsspdd8CxoYN7ugaJr6I/s1600/Punici_e_greci_(580_a.C.).png" height="451" width="640" /></a></div>
<br style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;" />
<a href="https://www.blogger.com/null" name="more" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;"></a><br style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;" />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Tito Livio racconta che quando Roma fu incendiata dai Galli, andarono persi tutti i documenti scritti. Inoltre, di questi trattati, oltre Polibio, si occupò anche Tito Livio che scrive che se Alessandro Magno fosse giunto in Italia si sarebbe trovato contro Roma e Cartagine, legate da vetusti trattati, senza specificare quali fossero. Dice Vetusti, cioè lontani nel tempo. Nel 348 a.C. vennero a Roma, ed era la prima volta, gli ambasciatori cartaginesi per stipulare un trattato di amicizia e alleanza. Ciò è confermato anche da Diodoro Siculo: Consoli a Roma: Marco Valerio e Marco Popilio... in quell’anno per la prima volta fu stipulato un trattato tra Roma e Cartagine (XVI 69).</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Diodoro, cronologicamente, è in ritardo di 5 anni perché è il 343 a.C. Dopo la vittoria sui Sanniti, gli ambasciatori Cartaginesi tornarono a Roma per felicitarsi e portarono una corona d’oro di 25 libbre (messa nel Campidoglio) per felicitarsi della terza vittoria sui Sanniti, a Suessula, a opera di Marco Valerio. Erano passati cinque anni, era il 343.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Tito Livio: Consoli a Roma erano Marco Valerio Corvo (III consolato) e Aulo Cornelio Cosso. Tornarono nel 306 a.C. e, per la terza volta, fu rinnovato il trattato di amicizia e alleanza. Tito Livio parla di 3 viaggi degli ambasciatori Cartaginesi e parla di un trattato (quello del 348 a.C.) di amicizia e alleanza, e dei suoi rinnovi. Cosa c’è di complicato?</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Mentre gli studiosi discutono sul secondo trattato, che sarebbe il terzo, evitano di parlare di quelli vetusti che implicano rapporti al di fuori del quadro storico conosciuto. Ci saranno altri trattati, ancora, ma Tito Livio sottolinea, non entrando nei dettagli, le 3 visite degli ambasciatori perché questo era l’evento da segnalare. Quello del 509 a.C. di Polibio è uno di quelli Vetusti, o è l’unico? Per quanto riguarda l'arrivo di Pirro, Tito Livio ne parla, solo, nel sommario del XIII. Polibio li accorpa in un unico pezzo mentre Livio lo descrive nell’anno interessato. T.Livio (sommario) VII 27</span><i style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Et cum Carthaginiensibus legatis Romae foedus iuctum cum amicitiam ac societatem petentes venissent</i><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">. VII 38 (i Cartaginesi tornarono a Roma per congratularsi...ma non si parla del trattato...si sottolinea altro) IX 19 (si evidenzia lo sforzo comune di Roma e Cartagine per una ipotetica visita di Alessandro Magno. (...et farsitan cum et foederibus vetustis iuncta res Punica Romanae esset et timor par...) IX 43 </span><i style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Et cum Carthaginiensibus eodem anno foedus tertio renovatum legatisque eorum , qui ad id venerant , comiter munera missa.</i><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;"> ( PER LA TERZA VOLTA FU RINNOVATO IL TRATTATO AI CARTAGINESI. NON SI PARLA SICURAMENTE DI UN TERZO TRATTATO MA DEL RINNOVO DI QUELLO DEL 348.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Vediamo tutto il pezzo.</span><br />
<i style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Eodem anno aedes Salutis a C.Iuno Bubulco censore locata est, quam consul bello samnitium voverat. Ab eodem collegaque eius M.Valerio Maximo viae per agros publica impensa factae. Et cum Carthaginiensibus eodem anno foedus tertio renovatum legatisque eorum, qui ad id venerant, comiter munera missa.</i><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Per i puristi c'è la traduzione di Antonio Pischedda:</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">"Nel medesimo anno il tempio della Salute che il Console aveva eretto per voto durante la guerra dei Sanniti è stato dato in appalto dal Censore C.Giuno Bibulco. Dal medesimo e dal suo collega M.Valerio Massimo sono state fatte attraverso pubblica spesa le strade attraverso la campagna. E nello stesso anno per la TERZA volta fu rinnovata l’alleanza ai Cartaginesi ed ai loro ambasciatori che erano venuti appositamente per questo".</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">T.Livio XIII (sommario) Cum Cartaginiensibus quarto foedus renovatum est (era il 277 a.C. anno del passaggio di Pirro). Per capire i trattati in questione bisognerebbe analizzare il contesto storico/cronologico della loro stesura. Siamo nel 509/8, Roma ha cambiato forma di governo. Sono stati allontanati i Re e, sotto i primi Consoli, si rivedono tutti i trattati fatti precedentemente. In questo contesto vanno ricercati i vetusti trattati che segnala Tito Livio. Di trattati da rivedere ce ne dovrebbero essere più di uno. Nel 348 a.C. per Livio, 343 a.C. per Diodoro (tra i due ci sono quasi sempre 5 anni di differenza ma se si cercano i Consoli si supera facilmente questo ostacolo). Cartagine sbarca in Sicilia sotto il comando di Annone. Gli ambasciatori Cartaginesi, per la prima volta, si recano a Roma, e fu concesso un trattato. Era al I Consolato Marco Valerio Corvo. Le operazioni finiscono malamente per Cartagine e, secondo Diodoro, nel 339 a.C. Giscone firma la pace con Timoleonte. Gli ambasciatori Cartaginesi tornano a Roma: li segnala Tito Livio nel 343 e, con la scusa di felicitarsi della vittoria Romana sui Sanniti, portarono una corona d’oro.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Ma cosa volevano veramente?</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Era il III Consolato Marco Valerio Corvo. Sappiamo da Diodoro che Timoleonte vietò ai Cartaginesi di portare aiuti ai Tiranni siciliani contro Siracusa. Tutte le città greche, in Sicilia, tornarono libere e che il confine dei Cartaginesi era il fiume Lico. Detto questo passiamo a Polibio e alla sua versione. Polibio si è meravigliato che a Roma e a Cartagine non si era conservato il ricordo della sua scoperta. Dice Polibio (III 22): Il primo trattato tra Romani e Cartaginesi fu concluso, dunque, ai tempi di Lucio Giuno Bruto e Marco Orazio (Pulvillo n.d.a), i primi consoli in carica dopo la cacciata dei re, quelli che consacrarono il tempio di Giove Capitolino. Ciò avvenne 28 anni prima del passaggio di Serse in Grecia. Trascrivo più sotto il testo del trattato che ho cercato di interpretare con la maggiore esattezza possibile, ma tanta differenza intercorre fra la lingua arcaica dei Romani e quella attuale che solo specialisti esperti, dopo attento esame, riescono a stento a capire.</span><br />
<br style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;" />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Prima di proseguire vorrei esporre il mio pensiero. Fu fatto il primo trattato nel 348 a.C. e nel 343 si stilò il nuovo documento del rinnovo e la copia del vecchio fu archiviata. Ai tempi di Pirro ci fu il terzo rinnovo e la copia del secondo rinnovo fu archiviata. Credo che Polibio abbia trovato l’archivio delle vecchie copie, nel quale erano conservati anche quelli vetusti, e abbia tirato le sue conclusioni. Questo è il testo di Polibio:</span><br />
<i style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">"A queste condizioni vi sarà amicizia fra Romani e i loro alleati e i Cartaginesi e i loro alleati. Né i Romani né gli alleati dei Romani navighino oltre il promontorio di Kalos a meno che non vi siano costretti da un fortunale o dall’inseguimento dei nemici. Chi vi sia costretto a forza, non faccia acquisti sul mercato, nè prenda in alcun modo più di quanto gli sia indispensabile per rifornire la nave o celebrare sacrifici e si allontani entro 5 giorni. I trattati commerciali non abbiano valore giuridico se non sono stati conclusi alla presenza di un banditore o di uno scrivano. Delle merci vendute alla presenza di questi, il venditore abbia garantito il prezzo dello Stato se il commercio è stato concluso nell’Africa settentrionale o in Sardegna. Qualora un Romano venga nella parte della Sicilia, in possesso dei Cartaginesi, goda degli stessi diritti degli altri. I Cartaginesi , a loro volta, non facciano alcun torto alle popolazioni di Ardea, di Anzio, di Laurento, di Circeo e Terracina, nè di nessun’altra città dei Latini soggetta a Roma. Si astengano pure dal toccare le città dei Latini non soggetti a Roma e qualora si impadroniscano di alcuna di esse, la restituiscano intatta ai Romani. Non costruiscano in territorio latino fortezza alcuna, qualora mettano piede nel paese in assetto di guerra, è loro proibito passarvi la notte". </i><br />
<i><br /></i>
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMCdMDrmo_y5H5LzJy6Jos_VTw5oHKdjE9dxRx7UnIwGs5e7sxoAXyJ7_Uo1apApBr_A1ZxBDhlpTN0_syGx_op3qfOQXIbH8meLZKM1c2Nu2iCQuOqCgY4dYPx8VIyzfB2UokJM9YFRs/s1600/navicella+Christy's.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMCdMDrmo_y5H5LzJy6Jos_VTw5oHKdjE9dxRx7UnIwGs5e7sxoAXyJ7_Uo1apApBr_A1ZxBDhlpTN0_syGx_op3qfOQXIbH8meLZKM1c2Nu2iCQuOqCgY4dYPx8VIyzfB2UokJM9YFRs/s1600/navicella+Christy's.jpg" height="305" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><b style="color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px; text-align: start;"><span style="font-size: x-small;">Una Navicella battuta all'asta da Christie's</span></b></td></tr>
</tbody></table>
<i><br style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;" /></i><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Adesso Polibio aggiunge i suoi commenti che valgono come tali (III 23). Il promontorio di Kalos (Calos) è quello che si trova proprio di fronte a Cartagine, rivolto a Settentrione. I Cartaginesi, a mio parere, proibirono ai Romani di procedere oltre, in direzione sud, con le navi da guerra poichè non vogliono che questi conoscano nè le località della Bisside nè quelle della piccola Sirte, luoghi che essi chiamano Empori per la fecondità della regione. Se qualcuno, spinto qui a forza, o da una tempesta, o dai nemici, ha bisogno di qualcosa che gli è necessario per i sacrifici o per la riparazione dell’imbarcazione, gli permettono di prendere queste cose, ma nulla di più. Esigono che coloro che sono approdati ripartano nel giro di cinque giorni. Era concesso ai mercanti Romani di recarsi per i loro commerci a Cartagine e in tutta la costa della Libia al di qua di capo Calò, nonché in Sardegna e in quelle parti della Sicilia che si trovano sotto la giurisdizione dei Cartaginesi. Questi assicurano che i loro diritti saranno garantiti</span><stato style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">. In questo patto, i Cartaginesi danno l’impressione di parlare della Sardegna e della Libia come territori propri. Per quel che riguarda la Sicilia essi fanno, in modo esplicito, considerazioni di tipo diverso, riferendo il patto solo a quelle parti della Sicilia che cadono sotto il dominio dei Cartaginesi. Allo stesso modo anche i Romani riferiscono il patto solamente al territorio Latino e non fanno menzione del resto dell’Italia, visto che non cadeva sotto la loro autorità. Questo è il secondo trattato per Polibio, privo di datazioni (III 24). Dopo questo fu stipulato un altro trattato, nel quale i Cartaginesi inclusero Tiro. Gli Uticensi aggiunsero, al promontorio di Calos, Mastia e Tarseio. Si vietava ai Romani di predare e fondare città oltre questi luoghi. </stato><br />
<stato style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Il trattato suona all’incirca così: </stato><br />
<stato style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;"><i>"A queste condizioni si stipula un trattato di amicizia tra i Romani e gli alleati dei Romani con i Cartaginesi, i Tirii, il popolo di Utica e i loro alleati. Oltre il promontorio di Calos, Mastia e Tarseio, i Romani non esercitino la pirateria, nè il commercio, nè fondino città. Qualora i Cartaginesi si impadroniscano di una città dei Latini non soggetta ai Romani tengano le ricchezze e gli uomini, ma restituiscano la città. Qualora un Cartaginese riesca a catturare qualcuno che sia vincolato ai Romani da un trattato di pace scritto, ma non sia loro soggetto, non lo faccia sbarcare in porti romani; se ce lo avrà condotto e un Romano metterà la mano sopra di lui, il prigioniero dovrà essere lasciato libero. Lo stesso valga per i Romani. Se da un territorio in possesso dei Cartaginesi un Romano prenderà viveri ed acqua, non se ne serva per offendere alcuno che sia legato ai Cartaginesi da vincoli di pace e di amicizia. Lo stesso valga per i Cartaginesi. In caso contrario non sia punito privatamente, ma l’offesa da lui arrecata sia ritenuta pubblica. In Sardegna e in Libia nessun Romano commerci nè fondi città (e qui c’è un bel buco nel testo)...e non vi rimanga più di quanto occorra per imbarcare provviste o riparare la nave. Se vi sarà stato spinto dalla tempesta, si allontani da quei luoghi entro cinque giorni. Nella parte della Sicilia soggetta ai Cartaginesi e in Cartagine stessa ogni Romano può agire e commerciare liberamente, con parità di diritti coi cittadini. Lo stesso valga per un Cartaginese a Roma".</i> </stato><br />
<stato style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">A questo punto Polibio aggiunge il suo commento e si arriva a fare una bella frittata. Di nuovo in questo trattato rivendicano a sè la Libia e la Sardegna appropriandosene e vietando ogni accesso ai Romani mentre, per quel che riguarda la Sicilia, fanno chiare precisazioni di tipo diverso, riferendo il patto a quella parte loro soggetta. Lo stesso fanno i Romani riguardo al Lazio: stabiliscono che i Cartaginesi non devono fare ingiustizie agli abitanti di Ardea, di Anzio, di Circeo e di Terracina. Queste sono le città che racchiudono i confini dalla parte del mare della regione latina di cui tratta il patto. In questo commento vengono ritirate in ballo Ardea, Anzio, Circeo e Terracina che non figurano in questo trattato ma sono citate nel testo del primo. Ricordiamoci di queste città: Anzio (Cenone) dei Volsci Anziati fu presa da Tito Numicio Prisco nel 463. Terracina (ANXUR) nel golfo tra il M.Circeo e Gaeta fu presa nel 406, per la prima volta, dal Tribuno Militare, con potere consolare, Gneo Fabio Ambusto. Fu ripresa nell’inverno del 400 a.C., freddo record: il Tevere gelò; navigazione impossibile. Se qualcuno pensa che in un trattato del 509 a.C. Roma possa tirare in ballo Anzio e Terracina non mi trova assolutamente d’accordo. Tutto questo per dire che Cartagine, nel 508 a.C., pagava l’affitto del suolo occupato mentre Roma viveva in attesa del ritorno di Tarquinio il Superbo e di Porsenna con tanto di esercito. Non riesco a immaginare le due città intente a spartirsi l’Italia e il Mediterraneo. Forse, se si rivedessero gli avvenimenti del 349 a.C. per Livio e del 344 a.C. per Diodoro, con i testi dei trattati di Polibio davanti, e integrando il tutto con quanto riporta Giustino, tutto sarebbe chiaro. </stato><br />
<stato style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;"><br /></stato>
<stato style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;"><br /></stato>
<stato style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">da </stato><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; font-style: italic; font-weight: bold; letter-spacing: 1.29999995231628px; line-height: 20.7999992370605px; text-align: center; text-transform: uppercase;"> </span><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; font-style: italic; font-weight: bold; letter-spacing: 1.29999995231628px; line-height: 20.7999992370605px; text-align: center; text-transform: uppercase;">HTTP://PIERLUIGIMONTALBANO.BLOGSPOT.COM</span><br />
<stato style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;"><br /></stato>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-80933735846577652592014-12-16T02:13:00.001-08:002014-12-16T02:13:38.225-08:00LA MAGIA DEL BISSO, LA SETA DEL MARE<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 17px;">Incontro con Chiara Vigo, l'ultima tessitrice del Bisso.</span><br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="//www.youtube.com/embed/cMMEbRjZawg" width="420"></iframe>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXM6MvH7IB2Gz-vGoqG8Zd1py7U1FXkogHbuCiYyDJSnzAsRyDRZzHc0Ib5JTNAp3GpaR_etyHBgMhtIDVEYpjmwzfG0nJ_HYnY9jkXrNJPg1HhopZMMM8gWkgIjY54lvQuayUIfopd8s/s1600/bisso.jpg" imageanchor="1"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXM6MvH7IB2Gz-vGoqG8Zd1py7U1FXkogHbuCiYyDJSnzAsRyDRZzHc0Ib5JTNAp3GpaR_etyHBgMhtIDVEYpjmwzfG0nJ_HYnY9jkXrNJPg1HhopZMMM8gWkgIjY54lvQuayUIfopd8s/s640/bisso.jpg" /></a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-1668907880972277432014-12-06T02:26:00.000-08:002014-12-06T02:26:49.349-08:00La Toponomastica in Sardegna<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; font-style: italic; line-height: 20.7999992370605px;">da <a href="http://pierluigimontalbano.blogspot.com/">HTTP://PIERLUIGIMONTALBANO.BLOGSPOT.COM</a></span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; font-style: italic; line-height: 20.7999992370605px;"><br /></span>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhQem237I8IvN2VCxPPKTtb1_IWEh0_LwPOzsdKxH6AnMHlVURYyCrKkwIZhvQv9hgr8T0-3KjSHkZUlTM8K3K_vVuWhf4lZTsP_6Le4VH1sZq3lRMqxR9uoE6ux2IvAnnWVUzUN-1KZk/s1600/toponomastica.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhQem237I8IvN2VCxPPKTtb1_IWEh0_LwPOzsdKxH6AnMHlVURYyCrKkwIZhvQv9hgr8T0-3KjSHkZUlTM8K3K_vVuWhf4lZTsP_6Le4VH1sZq3lRMqxR9uoE6ux2IvAnnWVUzUN-1KZk/s1600/toponomastica.jpg" height="400" width="282" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-style: italic; line-height: 20.7999992370605px;">libro del Dr. <a href="http://www.linguasarda.com/index2.htm">Salvato Dedola</a>, laureato in Glottologia ed esperto conoscitore del territorio isolano.<br />Ecco una brevissima sintesi del libro che troverete nelle migliori librerie.</span><br />
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<br style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;" />
<br style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;" />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Ogni luogo, ogni monte, ogni segno antropico ha un nome, rispetto al quale l’utilizzatore di una carta geografica rimane indifferente. Al momento dell’uso, ogni toponimo viene naturalizzato e ciò che i nostri padri avevano trasferito sui 200.000 toponimi dell’isola si oscura. I toponimi diventano meri indicatori di una porzione di paesaggio che i locali hanno forgiato per il bisogno di muoversi in sicurezza entro i confini della propria terra. Ciò che importa è che, citando un toponimo, il residente sa dove recarsi, poiché quel nome gli fornisce le coordinate territoriali. Ma l’etimologo ha il compito di sapere perché i locali chiamano un sito con quel nome e occorre apprenderlo sul campo, durante le escursioni conoscitive dei siti. Oggi gran parte dei toponimi dell’intera Sardegna è corrotto e gli errori di traduzione sono pari almeno al 76%, mentre il restante 24% è costituito da traduzioni dal sardo all’italiano. I toponimi dubbi vanno trattati con pazienza, metodo, talento, cultura. Occorre partire daccapo per rendere conto di quel 76% corrotto, prendendo atto che per uscire da questo scandaloso stallo occorre gettarsi definitivamente alle spalle una forma mentis obsoleta, che è quella di credere che le origini della lingua sarda stiano nel gran calderone della lingua latina. Nelle Università ci vuole coraggio per insegnare che la Lingua Sarda cominciò con Roma. Il Dizionario etimologico sardo scritto da Wagner contiene, per ammissione dello stesso autore, il 25% di termini non etimologizzati (ossia con base ignota); un 15% inventariato tra le onomatopee, un 15% di termini sui quali Wagner opera eleganti by-pass lasciandoli senza etimologia; un 20% classificato d’origine catalana, senza accorgersi che buona parte dei termini era già sarda prima di misurarsi col catalano, e fruiva delle stesse etimologie che segnarono, prima di Roma e dei Fenici, le coste d’Occidente. La credibilità di Wagner, pertanto, resta appesa ad un residuo 25% di lemmi, tra i quali si evidenziano basi catalane, aragonesi, antico-italiane e, finalmente, latine. Di basi latine nella lingua sarda ne abbiamo, sì e no, un 10%. I popoli presenti in Sardegna prima dei romani avevano anch’essi una lingua, che ci è nota attraverso tanti dizionari e tante grammatiche, ma i nostri studiosi si nutrono soltanto dei dizionari greco e latino. E così, stando ai nostri emeriti studiosi, la lingua sarda avrebbe uno “zoccolo duro” fondato dia cronicamente dagli apporti: basco-iberico, latino, catalano, antico italiano, spagnolo e italiano moderno. Manco a dirlo…il primo strato fu spalmato dai Baschi mescolati agli Iberi, così almeno racconta Blasco Ferrer. Questi studiosi non tengono conto del fatto che il Mediterraneo, nell’epoca pre-romana, era diviso in due sfere d’influenza: quella orientale egemonizzata dai greci e quella occidentale egemonizzata dai fenici. La Sardegna si trova nella seconda. Ciò non precludeva, comunque, all’uno e all’altro dominio di scambiare merci e idee, in maniera persino abbondante. Per ragioni di metodo scientifico, dobbiamo supporre che le suddivisioni storiche non si prestavano ad alcuna cancellazione ad opera dei popoli che prevalsero con i loro imperi (greco-macedone e romano). Abbiamo tante prove al riguardo. Paolo di Tarso, naufragando su Malta 300 anni dopo la romanizzazione, fu salvato dai residenti che parlavano una lingua barbara, ossia né greca né latina (era semitica). Apuleio (De Magia 98) difendendosi dall’accusa di aver indotto con arti magiche la vedova Pudentilla a sposarlo, mostra uno squarcio della società africana del 159 d.C., 360 anni dopo la romanizzazione la popolazione parla il punico! Ancora Cicerone (Pro Scauro) denuncia che la Sardegna, 200 anni dopo l’invasione, non ha nemmeno una città amica del popolo romano. Se le città erano ostili…cosa dovremmo pensare delle campagne e delle montagne? E perché mai un popolo ostile avrebbe dovuto cancellare la propria lingua a vantaggio di quella dell’invasore? Una quarta testimonianza è la base di colonna bronzea di San Nicolò Gerrei , scritta in greco, latino e punico: lo scrivente (un sardo) ebbe bisogno di farsi capire dai locali, parlanti fenicio-punico, ma pure dagli occupanti. Nel Mediterraneo centro-occidentale si parlava semitico, non indoeuropeo. Questa lingua dominava nell’intero Mediterraneo, nella penisola italica ed ebbe una forza tale da sopravvivere ancora oggi nella lingua araba, in quella ebraica e nel 60% di quella sarda!, mentre per il resto è stata dissepolta 200 anni fa tra le macerie di Ugarit, tra quelle dell’impero assiro, dell’impero babilonese, dell’impero accadico e di quello sumerico. Mentre sappiamo che il latino, quello libresco, sopravvive oggi soltanto in Vaticano, non in Sardegna. Nella storia della lingua sarda dobbiamo insertire dei parametri senza i quali non riusciremo mai a capire tanti problemi dell’isola. Il primo parametro è che i romani, sbarcando, s’impossessarono delle città insediandovi l’armata, l’amministrazione, le strutture commerciali, i mediatori del commercio. Altrove, nell’isola, crearono dei punti fermi in funzione anti-barbaricina, quali gli avamposti latini di Forum Traiani e Sorabile, e 150 anni dopo nel Capo di Sopra, avendo bisogno di un saldo presidio, fondarono Turris Lybisonis, che per secoli rimase puramente latina. Nessun linguista ha mai prestato attenzione al fatto che in Sardegna il latino si parlò soltanto nelle città, tenute saldamente in mano dai conquistatori. In Sardegna, l’incommensurabile frattura fra città e campagna dura ancora oggi. Sono le campagne, ossia i paesi, ad aver conservato lo zoccolo duro della parlata semitica, che Wagner non riconobbe, credendola una neo-formazione latineggiante. Convinto della propria teoria Wagner espose le sue note leggi fonetiche che dimostrerebbero che la lingua sarda deriverebbe da quella latina, e che, addirittura, proprio in Sardegna (a Bitti e dintorni) si continuerebbe a parlare il latino di Cicerone. E così si giura che la –u dei sardi non sia altro che la –us dei romani, anziché l’antica –u sumerica, accadica, babilonese e assira! Allo stesso modo le velari /k/ e /g/ presenti nel centro-nord della Sardegna siano di origine latina anziché sumerica, assira, babilonese e accadica. E per studiare queste velari mai documentate nel Lazio, ne nelle lingue romanze, sciami di linguisti hanno visitato la Sardegna prima e dopo Wagner riuscendo a trovare ed evidenziare nella parlata bittichese la “base originaria della fonetica latina classica”, altrove volatilizzata. Un riconoscimento che non fa onore alla Sardegna perché basato su presupposti errati. Non si sono accorti, ahimè, che l’isolamento della Sardegna ha prodotto certamente degli endemismi conservativi, ma solo nel campo faunistico (lepri, conigli, cinghiali, piccoli cervi), per l’avvento dei quali bisogna contare non i secoli, come per il latino, ma le decine di migliaia di anni.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">In conclusione, la lingua sarda attuale è la lingua parlata più antica del mondo mediterraneo, e si affianca a quella araba e all’ebraico.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 20.7999992370605px;">Fonte: La Toponomastica in Sardegna – Origini, etimologia- Grafiche del Parteolla – Gennaio 2012</span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-85887792490902650882014-12-05T04:00:00.001-08:002014-12-05T04:09:15.607-08:00 Scoperta una città a 15 m. sotto il mare Mediterraneo datata 7000 a.C.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/G6p-ONlJznI?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYio840r3sUI9abNqjY8Z6IsX60jQox_q5EJHOh_v8b0BzhPn0kmqTWI-TyXs0BUbDUXeVpMkI032AjNE5RHpTZGyncIiLIp18Kq2lYLYznrRl3fYVhUnGqa_igetAsmgGo48mjfYfhiQ/s1600/Tirrenide+prova+google.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYio840r3sUI9abNqjY8Z6IsX60jQox_q5EJHOh_v8b0BzhPn0kmqTWI-TyXs0BUbDUXeVpMkI032AjNE5RHpTZGyncIiLIp18Kq2lYLYznrRl3fYVhUnGqa_igetAsmgGo48mjfYfhiQ/s1600/Tirrenide+prova+google.jpg" height="201" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">da http://shardanaleo.blogspot.it/2013/10/atlantide-sprofondo-insieme-alla.html</td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-70140487560770954552014-12-03T15:25:00.001-08:002014-12-08T00:57:41.579-08:00MOBILE ISTORIATO, decorato con la nostra storia nascosta<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20.2859992980957px;">di Leonardo Melis</span></span><br />
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20.2859992980957px;">da <a href="http://shardanaleo.blogspot.it/">http://shardanaleo.blogspot.it/</a></span></span><br />
<span style="background-color: white;"><br /></span>
<span style="background-color: white;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPdWXR6uPAGZ8GV31C8HGH4Fc9XXU5N8Mwf8wabSR33bSEcWjraj1xKbCjldAsStUt-mhfxT7DS3urR-GfwQvRnzhbO3O8lhHbwg7KNKYfkmkGJIcDKOGvLvDFLfrXkdcCOFdvzPh-Svk/s1600/arca+1905.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPdWXR6uPAGZ8GV31C8HGH4Fc9XXU5N8Mwf8wabSR33bSEcWjraj1xKbCjldAsStUt-mhfxT7DS3urR-GfwQvRnzhbO3O8lhHbwg7KNKYfkmkGJIcDKOGvLvDFLfrXkdcCOFdvzPh-Svk/s1600/arca+1905.jpg" height="640" width="409" /></a></div>
<span style="background-color: white;"><br /></span>
<span style="background-color: white;"><br /></span>
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20.2859992980957px;"><br /></span></span>
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20.2859992980957px;">Un mobile massiccio. Appartenuto a una famiglia nuorese secoli fa. Decorato con i simboli più incredibili della nostra STORIA NASCOSTA. Vi si notano, dall'alto in basso:</span><br style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20.2859992980957px;" /><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20.2859992980957px;">- Uno GNU con sopra il DAN.GIR, l'antico calendario a 8 punte studiato da Leonardo Melis, nato a NIPUR nel 3765 a.C.</span><br style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20.2859992980957px;" /><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20.2859992980957px;">- Un'ARKA con a fianco ANTAS (SARDAN) con la corona piumata</span><br style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20.2859992980957px;" /><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20.2859992980957px;">- Un NURAKE</span><br style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20.2859992980957px;" /><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20.2859992980957px;">- DUE GRIFONI del tipo ritrovati a NUMRUD in pietra e a THARROS in ORO.</span><br style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20.2859992980957px;" /><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20.2859992980957px;">E tantissimi altri simboli millenari incredibili.</span><br style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20.2859992980957px;" /><br style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20.2859992980957px;" /><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20.2859992980957px;"> Questa immagine fu postata da un forumista anni fa sul forum "Shardana i Popoli del Mare"</span></span><br />
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20.2859992980957px;"><br /></span></span>
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20.2859992980957px;">vedi anche <a href="http://www.shardana.org/">http://www.shardana.org/</a></span></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-90152986519003388062014-12-03T07:37:00.000-08:002014-12-03T07:41:45.301-08:00Divinità e religione: il panteon dei fenici.<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-size: 11pt; font-style: normal; line-height: 22px;"><a href="http://pierluigimontalbano.blogspot.com/">di Pierluigi Montalbano</a></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<a href="http://pierluigimontalbano.blogspot.com/"> da HTTP://PIERLUIGIMONTALBANO.BLOGSPOT.COM</a></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhz9kudOTgZyHB-yfI7VWXfFfLuw0BepIgehleeOvluJ9xgMXKVJvas6ORpqDEBhENkcdN75pMq_d5wzgoP7AtZX0jmQ2QSXNlFOIOn3fIabuhL7k7VaWGwHJwt4bU8lrBVez0cztpCuXY/s1600/dagon+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhz9kudOTgZyHB-yfI7VWXfFfLuw0BepIgehleeOvluJ9xgMXKVJvas6ORpqDEBhENkcdN75pMq_d5wzgoP7AtZX0jmQ2QSXNlFOIOn3fIabuhL7k7VaWGwHJwt4bU8lrBVez0cztpCuXY/s1600/dagon+2.jpg" height="400" width="172" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Dagon<br />
http://it.wikipedia.org/wiki/Dagon</td></tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-size: 11pt; font-style: normal; line-height: 22px;"><br /></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-size: 11pt; font-style: normal; line-height: 22px;"><br /></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">In assenza di scritti mitologici e liturgici, le fonti sono le iscrizioni provenienti dalle città stato orientali. Gli autori principali sono: Sancuniatone, sacerdote di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Beirut" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Beirut"><span style="color: windowtext;">Beirut</span></a> (XII a.C.), riportato da <a href="http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Filone_di_Biblo&action=edit&redlink=1" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Filone di Biblo (pagina inesistente)"><span style="color: windowtext;">Filone di Biblos</span></a>, giuntoci attraverso <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Eusebio_di_Cesarea" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Eusebio di Cesarea"><span style="color: windowtext;">Eusebio</span></a>; Damascio, neoplatonico (V a.C.), che cita una cosmogonia di Mecio; <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Plutarco" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Plutarco"><span style="color: windowtext;">Plutarco</span></a> e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Luciano_di_Samosata" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Luciano di Samosata"><span style="color: windowtext;">Luciano</span></a>, che forniscono dati sulle credenze dell’epoca; l’<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Antico_Testamento" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Antico Testamento"><span style="color: windowtext;">Antico Testamento</span></a>, sui <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Cananei" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Cananei"><span style="color: windowtext;">Cananei</span></a>; i testi di Ugarit; le fonti puniche.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">La religione fenicia appare come un prolungamento di quella cananea del II millennio a.C. Ogni città fenicia aveva una divinità poliade generalmente associata a un partner, con determinate funzioni. A <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Tiro" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Tiro"><span style="color: windowtext;">Tiro</span></a> imperavano <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Melqart" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Melqart"><span style="color: windowtext;">Melqart</span></a> e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Astarte" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Astarte"><span style="color: windowtext;">Astarte</span></a>, con un rito del risveglio annuale. <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Melqart" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Melqart"><span style="color: windowtext;">Melqart</span></a> è una divinità che garantisce ordine e benessere, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Astarte" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Astarte"><span style="color: windowtext;">Astarte</span></a> è la dispensatrice di potere e vitalità, legata al trono e alla fertilità. A <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Sidone" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Sidone"><span style="color: windowtext;">Sidone</span></a> erano venerati<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Astarte" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Astarte"><span style="color: windowtext;">Astarte</span></a> ed <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Eshmun" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Eshmun"><span style="color: windowtext;">Eshmun</span></a>, dio guaritore assimilato ad <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Asclepio" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Asclepio"><span style="color: windowtext;">Asclepio</span></a>/Esculapio. A <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Biblo" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Biblo"><span style="color: windowtext;">Biblos</span></a> invece si credeva nella Baalat Gubal (signora di Biblos), insieme al Baal di Biblos, che è all’origine dell’Adone greco. Per loro si celebravano feste annuali di morte e resurrezione.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Altre divinità erano: <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Reshef" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Reshef"><span style="color: windowtext;">Reshef</span></a>, dio della folgore e del fuoco, originariamente nefasto poi benefico; <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Dagon" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Dagon"><span style="color: windowtext;">Dagon</span></a>, dio del grano; <a href="http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Shadrapa&action=edit&redlink=1" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Shadrapa (pagina inesistente)"><span style="color: windowtext;">Shadrapa</span></a>, conosciuto dal 600 a.C., un genio guaritore rappresentato con serpenti e scorpioni; diversi culti astrali, di età ellenistica; <a href="http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Chusor&action=edit&redlink=1" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Chusor (pagina inesistente)"><span style="color: windowtext;">Chusor</span></a>, inventore e lavoratore del ferro; <a href="http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Sydyk&action=edit&redlink=1" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Sydyk (pagina inesistente)"><span style="color: windowtext;">Sydyk</span></a> e <a href="http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Misor&action=edit&redlink=1" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Misor (pagina inesistente)"><span style="color: windowtext;">Misor</span></a>, divinità della giustizia e della rettitudine.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;"><a href="http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Filone_di_Biblo&action=edit&redlink=1" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Filone di Biblo (pagina inesistente)"><span style="color: windowtext;">Filone di Biblos</span></a> riporta una mitologia: all’origine del cosmo, della cultura e degli dei sono il vento e il caos, da cui nasce un uovo cosmico, detto Mot. La cultura sarebbe stata creata da Usoos, inventore delle pelli d’animali, mentre al vertice della genealogia divina sarebbero stati Eliun e Berut. Gli dei vivevano nei templi, o bet (casa o palazzo). Non ci sono pervenute statue, forse a causa del diffuso aniconismo. Apprezzavano il culto di<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Stele" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Stele"><span style="color: windowtext;">stele</span></a> o <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Betili" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Betili"><span style="color: windowtext;">betili</span></a>, nonché di montagne, acque, alberi, e pietre ritenute sacre. Asherah è una piccola <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Colonna_votiva" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Colonna votiva"><span style="color: windowtext;">colonna votiva</span></a> in legno, analoga al <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Betilo" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Betilo"><span style="color: windowtext;">betilo</span></a>, la dimora</span></em></div>
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;"><a href="https://www.blogger.com/null" name="more" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 20.7999992370605px;"></a><em style="background-color: white; color: #333333; line-height: 20.7999992370605px;">degli dei. Il tempio più semplice era a cileo aperto, formato da un recinto sacro e una piccola cappella o un <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Betilo" style="color: #776644; text-decoration: none;" title="Betilo"><span style="color: windowtext;">betilo</span></a>. Nella parte frontale c’è l’altare per i sacrifici, ed è sempre vicino a una fonte o a un bacino e a un bosco. Le offerte potevano essere cruente (non suini), e in cambio speravano di ottenere una grazia. Se si riceveva il beneficio c’era l’offerta di un ex-voto. <o:p></o:p></em></span><br />
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Si credeva anche nei refaim, esseri giganti dell’aldilà o antenati. La magia era una pratica diffusa: lo scopo era allontanare il malocchio o colpire i nemici, con formule talvolta incise nelle tombe. L’aldilà era localizzato sottoterra, ed era immaginato come un deserto arido e buio. Era importante per i defunti ricevere una sepoltura ed essere ricordati tra i vivi.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Agreus: Dio della caccia, fratello di Halieus<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Agros: Dio di campi, coltivazioni, viticolture, e del vino, fratello di Agrotes<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Agrotes: Dio della terra, dei cavalli, della caccia e degli indovini. Appare come un auriga, a volte accompagnato da un gruppo di cani, fratello di Agros.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Aion & Protogonos: I primi mortali. Scoprirono il cibo.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Aleyin: Dio della primavera e della vegetazione nella stagione delle pioggie. Figlio di Baal, fratello di Anat. "Colui che cavalca le nuvole", spesso appare con 7 compagni e 8 maiali selvaggi.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Amat-Asherat: Dea dell'alchimia. Bandita da El nel deserto, riunì creature simili a sfingi, con corpo di leone e testa umana, per combattere Baal. Consorte di Terah, madre di Siba'ni.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Amunos: Dio della vita dei villaggi, fratello di Magus<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Anat: Dea della battaglia, dello spargimento di sangue, di temperamento bollente. Perpetua la vita degli dei assicurando loro continui sacrifici. Uccise il dio Mot. Figlia di Baal, sorella di Aleyin. Appare come una vergine che cavalca un leone e porta uno scudo, lancia e ascia.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Aqhat: Figlio di Danel, fratello di Pughat. Eroe mortale, bello e favorito dagli dei, che gli diedero un arco divino. Anat lo volle e ordinò al suo servo Yatpan di ucciderlo per averlo, ma l'arco andò distrutto durante la lotta tra i due.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Arsay: Dea della terra umida e delle paludi. Figlia di Baal.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Asherat del mare: Grande dea della saggezza e del mare. Madre degli dei. Moglie di El e sua consigliera, ebbe 70 figli, incluso Baal<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Asherat: Dea del matrimonio, della fedeltà e della vita casalinga. Moglie di Baal. Madre di Aleyin, Anat, Pidray, Tallay, e Arsay.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Astart (Astoreth): Dea della fertilità, dell'amore e del piacere. Patrona delle prostitute e degli edonisti. Le prostitute del suo tempio erano famose su tutto il Mare Librum. Appariva come una donna sensuale in una tunica trasparente multicolore.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Ba'al: Signore. Ba'alat: Signora, la versione femminile. Dio delle nuvole e delle tempeste. Figlio di El e Asherat-del-mare. Marito di Ashrat, padre di Aleyin e Anat, e Pidray, Tallay, e Arsay. La sua voce era il tuono e dispensava la pioggia. Appariva come un giovane guerriero che vestiva con tunica, elmo a punta con corna stilizzate, e brandiva una lancia.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Baal Hammon: Grande dio del cielo, del sole e della continuità. Appariva come un nobile vecchio con corna ramificate, spesso accompagnato da sfingi alate. Consorte di Tanit.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Baltis: Dea del cielo, della gioia e della danza. Protettrice delle donne. Sorella spirituale della dea egizia Hathor. Appariva come una donna che indossava un elmo con corna di vacca e un disco al loro centro.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Bauu: Dea della notte, moglie di Kolpia.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Daggay: Dea della nascita. Aiutante di Asherat-del-mare.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Danel: Semidio della verità, della divinazione e della comunità. Nato come eroe mortale, conoscitore di ogni cosa dalla nascita. Domandò giustizia per le vedove, protezione per gli orfani e assistenza contro i saccheggi, figlio di Keret, padre di Aqhat e Pughat.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">El: Dio supremo. Signore del pantheon e padre degli uomini. Fece scorrere i fiumi fino agli oceani e assicurò la fertilità alla Terra. Marito di Asherat-del-mare, padre di Baal. Appariva come un uomo ingrigito con sei ali. Il suo simbolo era il toro rosso.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Eshmun: Dio della guarigione e della salute. Figlio di El e di Asherat-del-mare. Rappresentato come un uomo di mezza età con una toga bianca e un bastone intorno al quale sono arrotolati due serpenti.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Geinos: Dio dell'agricoltura. Fratello di Technites.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Genos & Genea: il maschio e la femmina che fondarono la Fenicia e scoprirono la preghiera.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Giganti: Cassius, Lebanon, Antilebanon, Brathy. Comandavano dalle montagne che portano i loro nomi e inventarono la bruciatura degli incensi.<o:p></o:p></span></em><br />
</div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Gurzil: Dio del combattimento e della sete di sangue. Faceva i suoi nemici a pezzi. Patrono dei gladiatori.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Halieus: Dio della pesca. Appariva come un tritone cornuto, accompagnato da nereidi. Fratello di Agreus.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Hasisu: Dio del fuoco e della lavorazione dei metalli. Fratello di Kusor. Inventò con suo fratello il ferro e la maniera di lavorarlo.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Hay-Tau: Dio della vegetazione e della foresta. Ha forma di un albero. Le lacrime di Hay-Tau sono resina (tesori per i fenici che esportavano in Egitto).<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Hiyon: Dio della lavorazione delle gemme, del vetro, e del lavoro lapidario. Artigiano divino, lavoratore dell'oro e dell'argento. I suoi simboli sono le pinze e il martello.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Iolaus: Semidio dell'agilità (della mente e del corpo). Eroe mortale, aiutante del dio Melkart. Patrono dei corridori, di coloro che vivono delle loro arguzie e di coloro che aiutano gli altri.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Ist (Phos, Pyr, Phlox): triplice dea del fuoco e della scienza domestica, portò il fuoco agli uomini.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Keret: Eroe mortale. Re di Sidon, un figlio di El e soldato della dea Sapas, non molto coraggioso. Combatté contro il dio della Luna Terah ma perdette. Comprò una moglie costosa. Suo figlio, Danel, fu un genio.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Kolpia: Dio del vento. Consorte di Bauu.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Kusor: Grande dio dei marinai e degli inventori. Fratello di Hasisu, artigiano degli dei. Inventò i mezzi meccanici, la pesca sulla barca, l'architettura e la navigazione.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Latpon: Dio della magia e della saggezza. Patrono dei praticanti. Figlio di El e di Asherat-del-mare.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Magos: Dio dell'allevamento degli animali. Patrono dei pastori e degli allevatori. Fratello di Amunos.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Mastiman: Dio dei morti, servo di Mot. Strangola i prescelti dal suo signore.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Melkart: Dio della forza, dell'impegno e dell'espansione fenicia. Patrono degli esploratori e dei viaggiatori. Il suo simbolo è l'orizzonte, dove il sole incontra il mare. Indossa una pelle di leone, è il greco Eracle.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Misor: Dio della giustizia. Fratello di Sydyk. Scoprì il sale. Padre di Tauutos.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Moloch: Grande dio dei disastri, delle piaghe, dei vulcani, delle regioni infernali. Era propiziato con sacrifici. Appariva come un nero minotauro con ali da pipistrello e tre occhi gialli, mentre sputava fuoco.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Mot: Dio della morte e della siccità. Favorì il figlio di El, finché fu ucciso dalla dea Anat. Il suo simbolo è una vite appassita intrecciata a teschio.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Ousoos: Dio delle vesti, delle tinte, e del commercio. Fratello e rivale di Samemroumos.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Pataecians (Pataiko): Aiutava gli spiriti potenti del bene mandati a proteggere i fenici che navigavano. Patechus: Grande dio delle navi, della navigazione e dei viaggi oceanici. Patrono dei viaggiatori, dei naviganti e degli esploratori. I suoi servi, i Pateciani, proteggevano le navi fenicie.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Pidray: Dea della nebbia e della foschia. Figlia di Baal.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Pughat: Eroina mortale. Conosceva i segreti dell'astrologia. Figlia di Danel, sorella di Aqhat.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Quadesh: Dea della luce stellare, della selva, dell'astrologia. Assistente di Anat nei sacrifici; Consorte di Resheph. Appariva come una donna giovane vestita di verde e argento.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Resheph (Amurru): Dio dei tuoni, della selva e della musica. Assistente di Anat nei sacrifici. Consorte di Quadesh. Appariva come un giovane guerriero che portava un tridente saettante.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Ruti: Dio dell'arte della guerra e della milizia. Figlio di El e di Asherat-del-mare. Appariva come un uomo con testa leonina.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Sahar: Dea dell'alba. Figlia di El e di Asherat-del-mare. Gemella di Salem.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Salem: Dea della sera. Figlia di El e di Asherat-del-mare. Gemella di Sahar.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Samemroumos (Hypsouranious): Dio del rifugio, delle costruzione e dei costruttori. Fratello e rivale di Ousoos.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Sapas: Dea della luce e dell'esplorazione sotterranea. Figlia di El e di Asherat-del-mare.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Siba'ni: Semidio del furto, della fortuna, e delle relazioni pericolose. Figlio di Terah e di Amat-Asherat. Sua madre restò nel deserto 7 anni per purificarsi prima della sua nascita.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Sydyk: Dio della giustizia. Fratello di Misor. I suoi discendenti, i Kabiri (forse i Cabeiri greci) perfezionò la navigazione, e divennero i Pateciani al servizio del dio Patechus. Appariva come un uomo con un elmo piumato, che portava una lancia.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Tallay: Dea della pioggia e della rugiada. Figlia di Baal.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Tammuz (chiamato Adone dai greci): Dio del raccolto, avendo imparato da Mot e Aleyin. Nato da un albero myrrh nel quale sua madre (Myrrha) l'ha trasformato. In veste mortale era un giovane bellissimo, adorato dalla dea greca Afrodite. Fu ucciso da un maiale che stava cacciando: il ruscello dove cadde fluisce rosso come il sangue ogni anno; si dice che gli anemoni sboccino per lui.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Tanit: Grande dea della luna, della maternità, della magia. Appare come una donna velata e avvolta da piume di colomba. Le colombe le erano gradite e sacre. Consorte di Baal Hammon. I suoi simboli sono una staffa sormontata da un disco e un triangolo con un cerchio al suo apice.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Tauutos: Dio della scrittura e dell'insegnamento. Messaggero degli dei. Inventò i primi caratteri scritti. Patrono dei saggi, degli scribi, e dei bibliotecari. Figlio di Misor.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Technites: Dio dell'arte muraria, della costruzione dei mattoni e dei tetti. Patrono degli artigiani. Fratello di Geinos.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Terah: Dio della luna calante e dei segreti. Consorte di Amat-Asherat, padre di Siba'ni.<o:p></o:p></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;">Yam: Grande dio del mare, delle creature che lo abitano e dei terremoti. Avversario di Baal.<o:p></o:p></span></em></div>
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif; font-size: large;"><br style="background-color: white; color: #333333; line-height: 20.7999992370605px;" /></span>
<br />
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-size: large; font-style: normal; line-height: 22px;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Yatpan, eroe mortale: seguace di Anat, ha ucciso Aqhat per lei. Fu assassinato da Pughat, sorella di Aqhat.</span><span style="font-family: Georgia, serif;"><o:p></o:p></span></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<em><span style="font-size: 11pt; font-style: normal; line-height: 22px;"><br /></span></em></div>
<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 19.5px; text-align: justify;">
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-4128139342237502014-02-16T06:28:00.000-08:002015-02-18T05:25:31.263-08:00Sa Filonzana<a href="http://www.guardalo.org/sa-filonzana-personaggio-femminile-58297/33232/" target="_blank"><img width="400" src="http://static.guardalo.org/video_image/0/5/8/sbXz0Te7IVk-play.jpg"></a>
<br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 17px;">Sa Filonzana (la filatrice) è uno dei personaggi chiave del Carnevale di Ottana (NU). Gli altri sono Sos Boes e Sos Merdules. È l'unico personaggio femminile del carnevale in Sardegna. In realtà è un uomo travestito da orrida vecchia: piegata dall'età, vestita di nero e con il volto nascosto da una maschera lignea.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 17px;">Ha fra le mani il fuso, la conocchia e la lana, fila e predice un futuro più o meno prospero o infausto, a seconda della qualità del vino che le viene offerto. Il filo è quello della nostra vita e del nostro destino che lei conosce molto bene.</span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhLWO76QD3ntU4pw0Ze435hTlN27ZItKC_04qrN1NcTyIgajwQaOcq-2S1d1IsC4adzi04gQBkGMI0TjH3up86V-yCcSi3mci31WPomk5ao2yPh_O2-ObrIrHyVvzrNtJ-39yz1ijESj4/s1600/Sa+Filonzana.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhLWO76QD3ntU4pw0Ze435hTlN27ZItKC_04qrN1NcTyIgajwQaOcq-2S1d1IsC4adzi04gQBkGMI0TjH3up86V-yCcSi3mci31WPomk5ao2yPh_O2-ObrIrHyVvzrNtJ-39yz1ijESj4/s1600/Sa+Filonzana.jpg" height="199" width="400" /></a></div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-28126827899825874432014-01-09T02:48:00.000-08:002014-01-09T02:49:40.462-08:00Le anime nell'abisso<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Su Sterru,la voragine che si apre sull'altopiano di Golgo,è una delle più profonde cavità naturali a campata unica d' Europa. </span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Dopo la prima esplorazione avvenuta nel 1957, numerose altre spedizioni ne hanno raggiunto il fondo; le sue pareti sono state fotografate metro per metro e un gruppo di biologi vi ha soggiornato all'interno per alcuni giorni allo scopo di studiare la flora e la microfauna che si cela nelle oscure cavità del sottosuolo.
Anni fa,insieme a degli speleologi di Faenza, anche un giovane di Baunei, Paolo Muggianu, è disceso nella voragine. </span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Si può immaginare quale emozione abbia provato: per i baunesi su Sterru è sempre stato un luogo magico e riveste ancora oggi un'importanza tutta particolare nella mitologia paesana costituita da leggende che si tramandano da secoli. </span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Legate a questo luogo vi sono infatti tantissime fosche storie di suicidi e di delitti, racconti di esseri tenebrosi, accadimenti misteriosi destinati a non essere mai spiegati. </span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Si dice, per esempio, che passando di notte nelle vicinanze dell'abisso si possano sentire i lamenti provenire dall'interno.
La gente crede che appartengano alle anime infernali che per quella via cercano di accedere al mondo dei vivi.
</span><br />
<br />
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;">(dal libro 'Luoghi ed esseri Fantastici della Sardegna" edito da L'UNIONE SARDA, scritto da B.Vigna-G.Caprolu, con illustrazioni di P.L.Murgia).</span><br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtXLmw-zHYC4q5alQgYKV1AZn5RVUKYneZ8E3ewIfwXF8G6sB7GRqczOzJnBvxxHaVExx5sGIHIXfrFidyY1y_WvTgjEVeLALrkON5JGZ_4tIV1ffGmEEB1kT-axwDAJ_j5cUwKQGZTuE/s1600/su+sterru+colorata.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtXLmw-zHYC4q5alQgYKV1AZn5RVUKYneZ8E3ewIfwXF8G6sB7GRqczOzJnBvxxHaVExx5sGIHIXfrFidyY1y_WvTgjEVeLALrkON5JGZ_4tIV1ffGmEEB1kT-axwDAJ_j5cUwKQGZTuE/s1600/su+sterru+colorata.jpg" height="640" width="441" /></a></div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-14527010395887401412013-11-26T04:55:00.004-08:002013-11-26T05:11:26.483-08:00Leonardo Melis racconta la "Zona Franca"<iframe frameborder="0" height="385" scrolling="no" src="http://cdn.livestream.com/embed/tamtamsardegna?layout=4&clip=flv_f646fa88-db0b-4045-b69e-5677af5166fb&color=0xe7e7e7&autoPlay=false&mute=false&iconColorOver=0x888888&iconColor=0x777777&allowchat=true&height=385&width=640" style="border: 0; outline: 0;" width="640"></iframe><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhV9dVWeErZtmA8qYn0q_UXhxSSGP6vw5q5tbJzeuJcU56S5QG4uvITXfSRBo6dWcg5gpt64mCsHTEHyzUq98ri0Ysl9Oush8br7K9QFKZ5rGU-XNXd-6Za2hviT4ElumZuTZadZ_-4djE/s1600/bandiera+sarda.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhV9dVWeErZtmA8qYn0q_UXhxSSGP6vw5q5tbJzeuJcU56S5QG4uvITXfSRBo6dWcg5gpt64mCsHTEHyzUq98ri0Ysl9Oush8br7K9QFKZ5rGU-XNXd-6Za2hviT4ElumZuTZadZ_-4djE/s320/bandiera+sarda.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div style="font-size: 11px; padding-top: 10px; text-align: center; width: 640px;">
Watch <a href="http://www.livestream.com/?utm_source=lsplayer&utm_medium=embed&utm_campaign=footerlinks" streaming="" title="live" video="">live streaming video</a> from <a at="" href="http://www.livestream.com/tamtamsardegna?utm_source=lsplayer&utm_medium=embed&utm_campaign=footerlinks" livestream.com="" tamtamsardegna="" title="Watch">tamtamsardegna</a> at livestream.com</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-47953318681058206172013-11-25T14:48:00.001-08:002013-11-25T14:49:24.708-08:00Come diventerebbe la Sardegna se si sciogliessero tutti i ghiacci?<h3 class="post-title entry-title" itemprop="name" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 18px; font-weight: normal; line-height: 1.4em; margin: 0.25em 0px 0px; padding: 0px 0px 4px;">
da <a href="http://pierluigimontalbano.blogspot.com/">HTTP://PIERLUIGIMONTALBANO.BLOGSPOT.COM</a></h3>
<h3 class="post-title entry-title" itemprop="name" style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 18px; font-weight: normal; line-height: 1.4em; margin: 0.25em 0px 0px; padding: 0px 0px 4px;">
Come diventerebbe la Sardegna se si sciogliessero tutti i ghiacci?</h3>
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px;"><br /></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFH43jMPhEq5TMqQYE4N0kPDTcCzefcXjb6H1KXhu1OEDqWKvw6z6L3RSvZ80U7IyzS8NP81ZNyLVFn-IcmuE672oW0BJLU4jEw7gs9ET2TuW420MAtNSMqvU46OmafCfOqdLaNsBoDhs/s1600/sardegna+sommersa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="250" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFH43jMPhEq5TMqQYE4N0kPDTcCzefcXjb6H1KXhu1OEDqWKvw6z6L3RSvZ80U7IyzS8NP81ZNyLVFn-IcmuE672oW0BJLU4jEw7gs9ET2TuW420MAtNSMqvU46OmafCfOqdLaNsBoDhs/s400/sardegna+sommersa.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px;">Cagliari e Oristano sommerse, con buona parte dell’Italia. Così il National Geographic ha immaginato come diventerebbe l’Italia (e il pianeta intero) se tutto il ghiaccio del mondo si sciogliesse.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px;">Lo scenario (immaginario) è ovviamente catastrofico. La prestigiosa rivista immagina un futuro in cui con lo scioglimento dei ghiacci di Antartide, Groenlandia e Polo Nord il livello dei mari provocasse l'innalzamento di oltre 65 metri. «Sulla Terra ci sono più di cinque milioni di miglia cube di ghiaccio – scrive l'Indipendent che fa una sintesi del lavoro del National Geographic – E alcuni scienziati dicono che ci vorranno più di cinquemila anni prima che si sciolga tutto». In Italia finirebbero sott’acqua anche i porti della Liguria, le spiagge della Versilia e la costiera amalfitana. Il Nordest rischierebbe poi l'estinzione: da Venezia a Bologna con le altre città di Veneto ed Emilia Romagna. L'Italia poi perderebbe la capitale, visto che anche Roma non potrebbe resistere alla forza dell'acqua. Nella mappa interattiva, le coste della Sardegna occidentale finirebbero inghiottite dal mare, da nord a sud con qualche eccezione. E a farne le spese sarebbe quasi tutto il Campidano, da Oristano a Cagliari e hinterland. Scenario catastrofico, per ora solo virtuale: il futuro, anche se inevitabile, sembra piuttosto lontano.</span><br />
<br style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px;" />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px;">Fonte: <b>L'Unione Sarda</b></span>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-10469079443719771772013-11-24T16:10:00.001-08:002013-11-24T16:10:25.663-08:00Presenzatione del libro "I cognomi della Sardegna" di Salvatore Dedola <iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="480" src="//www.youtube.com/embed/UBJdeMeGIlY" width="640"></iframe>
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="480" src="//www.youtube.com/embed/Omyfe05scVA" width="640"></iframe>
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="480" src="//www.youtube.com/embed/fKBDWmx5oC8" width="640"></iframe><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVdNL61s5upJwpXkd-2Cdcg97oRFpoE1o4xARxfyWbPe79I7iJdErp5EieWqiz52jEbc-NR4D5VTTAW15xIM9QOjdZ5irGEEjemTKP7ZAe7eVymNtc6DMH7yMruiS08M3DDpg0wSeuMU4/s1600/cognomi+sardegna.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVdNL61s5upJwpXkd-2Cdcg97oRFpoE1o4xARxfyWbPe79I7iJdErp5EieWqiz52jEbc-NR4D5VTTAW15xIM9QOjdZ5irGEEjemTKP7ZAe7eVymNtc6DMH7yMruiS08M3DDpg0wSeuMU4/s400/cognomi+sardegna.jpg" width="286" /></a></div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-77252695613744226012013-11-10T04:50:00.003-08:002013-11-10T04:55:19.682-08:00IL MITO DI OSIRIDE - Il culto dei massimi déi dell' Egitto in SardegnaArticolo tratto da<br />
<b><span style="font-size: large;">IL LIBRO DELLE SFINGI</span></b><br />
<b><span style="font-size: large;">Il culto dei massimi déi dell' Egitto in Sardegna</span></b><br />
<i><span style="font-size: large;">di Gennaro Pesce</span></i><br />
<i><span style="font-size: x-small;">Editrice Sarda Fossataro</span></i><br />
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i>
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i>
Quando lo storico greco Erodoto (circa il 450 a.C.) visitò l`Egitto, notò che, nell`immensa folla di déi, adorati in quel paese, il più popolate era Usire, chiamato da lui, alla greca ovviamente,
Osiris, e da noi Osiride. Questo dio si narrava una storia terribile, ma a lieto fine. Eccola.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMSDLMX0LA7oHXcWFNSpuVYK0AlRdiKVu1LRIRZUNNZLY2c0CitAtlcGSajz-DeRzhHcLCVXLQr3QQs7-_7tNMmFPEHi8iERmCNSHC6QO4LDYBm52Zje7eu0Z8zSWbeziVHnIBGKSA9C0/s1600/Geb+e+Nut.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="448" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMSDLMX0LA7oHXcWFNSpuVYK0AlRdiKVu1LRIRZUNNZLY2c0CitAtlcGSajz-DeRzhHcLCVXLQr3QQs7-_7tNMmFPEHi8iERmCNSHC6QO4LDYBm52Zje7eu0Z8zSWbeziVHnIBGKSA9C0/s640/Geb+e+Nut.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><a href="http://www.bafan.it/cultura-e-tendenze/nut-la-dea-egizia-del-cielo/"><b><span style="font-size: small;">Geb e Nut</span></b></a></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKUMGF4HR0yM53H2hU1TWlBdfCP86Xyds5h9VFPvIzV2g56QyEKIwgWD21xomtxi85bGsJAzvQ0sBUwCy0UT9-M2Pp4R39V1bglzJQ3QujgLK7rYPDYVoUn4nmtrOq76QX0uD0lhYKoWg/s1600/osiride_03.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="195" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKUMGF4HR0yM53H2hU1TWlBdfCP86Xyds5h9VFPvIzV2g56QyEKIwgWD21xomtxi85bGsJAzvQ0sBUwCy0UT9-M2Pp4R39V1bglzJQ3QujgLK7rYPDYVoUn4nmtrOq76QX0uD0lhYKoWg/s200/osiride_03.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"> <a href="http://terradeifaraoni.blogspot.it/2011/11/la-leggenda-di-osiride.htm">Osiride</a><a href="http://terradeifaraoni.blogspot.it/2011/11/la-leggenda-di-osiride.html">l</a></td></tr>
</tbody></table>
Nato da Geb (il dio - terra) e da Nut (ia dea - cielo) in uno dei cinque giorni complementari
dell'anno, (*) Osiride diventò signore del mondo e trasse gli Egiziani dallo squallido stato di vita
bestiale, in cui si trovavano. Insegnò loro i frutti della terra, fece loro conoscere le leggi e li educò a rispettare gli Déi. Poi viaggiò per il mondo, civilizzando il resto del genere umano.<br />
Ma suo fratello Seth, ingelosito per l'amore, che Osiride ispirava agli uomini, meditò di sopprimerlo. Si assicurò la cooperazione di settantadue complici ed, esattamente misurata la statura di Osiride, fece
costruire un cofano in legno di cedro, splendidamente ornato, e ordinò che fosse portato nel bel mezzo di un festino.<br />
<br />
I convitati, stupiti ed entusiasti, mostrarono il desiderio di <br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-mF-HIgffTTwlQ__AtxsT7q345QKwRXUosOJXyI347bZVgRjuNOH32OEmoWZzVbhTk7fThxMRj4HWkyzOukryrpawo94OFR4P05W-UHW_8avZ-Uki1Vs0ZSoA-SviLHw_nGUmyVVAigk/s1600/seth.h4.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-mF-HIgffTTwlQ__AtxsT7q345QKwRXUosOJXyI347bZVgRjuNOH32OEmoWZzVbhTk7fThxMRj4HWkyzOukryrpawo94OFR4P05W-UHW_8avZ-Uki1Vs0ZSoA-SviLHw_nGUmyVVAigk/s200/seth.h4.jpg" width="105" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Seth</td></tr>
</tbody></table>
possederlo. Seth disse
loro, sorridendo, che avrebbe donato il cofano a chi lo avesse riempito completamente con la sua
persona. Ogni convitato fece la prova, che non riuscì, Da ultimo Osiride vi si distese dentro e lo
riempì del tutto. Subito i convitati si precipitarono sul cofano, ne abbassarono il coperchio e chi lo
chiuse con chiodi, chi lo sigillò con piombo. Poi il cofano, portato al fiume, fu fatto scivolare nell’acqua e la corrente lo trasportò fino alla foce del Delta e oltre, nel mare.<br />
Le onde sospinsero il
cofano alla riva della città di Biblo nella Fenicia (oggi territorio dello Stato del Libano), a piè di
un tamarisco il quale, crescendo con straordinaria rapidità, lo incorporò completamente nel suo
tronco. Fatto abbattere dal re di Biblo Malcandro, il quale se ne servì per far puntellare il tetto
del suo palazzo, questo albero emanava un profumo insolitamente squisito.<br />
<br />
<br />
Iside (fig. 10), sorella
e sposa di Osiride, il cuore trafitto dal dolore, andò cercando il suo sposo <br />
assassinato, peregrinando
per tutto l’Egitto, finché le giunse sentore dell'esistenza del miracoloso tamarisco nella reggia del re Malcandro.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiunoCN3JDj9UPkmihQlbLH9bI9ACqyV2w-MDd2oV6BJ6x4dJ99rhm6MkSMUmIHi4fJhMTvyQVi8D9NBrI9e2RNpyV_ADA0IDXAQBIaE_8qUCBar1WPU0QOPatvlJDswdaI7AZX0fBISXY/s1600/Iside+10.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiunoCN3JDj9UPkmihQlbLH9bI9ACqyV2w-MDd2oV6BJ6x4dJ99rhm6MkSMUmIHi4fJhMTvyQVi8D9NBrI9e2RNpyV_ADA0IDXAQBIaE_8qUCBar1WPU0QOPatvlJDswdaI7AZX0fBISXY/s320/Iside+10.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">da <a href="http://www.antika.it/004339_iside.html">http://www.antika.it/004339_iside.html</a><br />
fig.10</td></tr>
</tbody></table>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
Intuito il significato di questo fenomeno, Iside si recò subito a Biblo, dove non si fece
conoscere per quella che era. Ed io ricordo di essermi soffermato a lungo, con commozione, davanti
al <<point d'eau >> - come lo chiama il mio amico, l'illustre archeologo francese Maurice Dunand,
scavatore di Biblo - cioè il pozzo, sull’orlo del quale si assise la Dea affranta, stanca e assetata!<br />
La regina Astarte l‘assunse come balia del proprio neonato. Iside voleva renderlo immortale,
ma ne fu impedita dalla regina. Questa infatti, entrata improvvisamente, vide che il suo bambino
era immerso nel fuoco dalla << balia >> urlò per il terrore e così ruppe l’incantesimo. Il passare il
bimbo per il fuoco, infatti, era un rito magico di purificazione. Per tranquillizzare la regina, Iside
le si rivelò e dichiaro il motivo della sua venuta a Biblo, Ottenuto l’albero miracoloso, ne trasse fuori il cofano, ch'ella bagnò con le sue lacrime, e se lo riportò in Egitto, dove lo nascose nella palude
di Buto nel Delta, per sottrarlo all’infame Seth. Ma questi, scoperto il nascondiglio, dilacerò il cadavere del fratello in quattordici pezzi, che sparse per tutta la Valle del Nilo.<br />
Senza scoraggiarsi la
vedova cerco e trovò tutti i brandelli, eccettuato il membro virile, (**) perché un ossirinco, pesce
del Nilo, l`aveva mangiato per ghiottoneria; perciò gli ossirinchi furono maledetti in perpetuo.<br />
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------<br />
<span style="font-size: x-small;">(*) L'annno egiziano era di 12 lunazioni complete (come, più tardi, quello del calendario del re romano Numa Pompilio). I ' giorni in più erano quelli di Osiride, lsde, Seth, Horos e Nefti. Vedremo via via chi era ciascuna di questa divinità. </span><br />
<span style="font-size: x-small;">(**) ln seguito, usando un termine del linguaggio filologico e non urtante per certa categoria di lettori, lo chiamerò <i><b>fallo</b></i>, dal
greco <i><b>phallòs</b></i>, significante, per l'appunto, l'organo, sessualmente distintivo del corpo umano virile ed insieme la sua imitatzione in legno
di fico o in cuoio che, nel mondo greco antico, era portata in processione, come simbolo della forza fecondatrice della natura, durante
le feste in onore del dio della vegetazione <b>Diòniso</b>.</span><br />
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------<br />
ln questa ricerca la dea fu aiutata dal dio - coccodrillo Suchos (fig. 37).<br />
Ricomposto abilmente, pezzo per pezzo, il corpo dello sposo e postogli un fallo posticcio di legno di sicomoro, lside, con
l'aiuto della sorella Nephtys, del dio delle tombe Anubis (fig. 35) e di Thot, il dio (fig. 22) della
sapienza e della magia, celebrò solennemente i funerali con alte lamentazioni e incantesimi, ventilò il viso del morto con le sue ali, ridandogli il soffio vitale e praticò, per la prima volta, il rito della
imbalsamazione sul corpo dello sposo, assicurandogli una vita perpetua. lnfatti Osiride risuscitò e
fu il dio dei morti.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9ULwKwbXGz3PdLj4r1WkfpVIHjCieipVCLF9BDNExK9E7FVFcRMhKwoldxiy5IXcT2o8ah-VQqUOTYPIuUubTp9psH5ikN2jksLHDodfpZgQGGJksVRRBGnllqDf92lig1lBfP9JqSYY/s1600/horos.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9ULwKwbXGz3PdLj4r1WkfpVIHjCieipVCLF9BDNExK9E7FVFcRMhKwoldxiy5IXcT2o8ah-VQqUOTYPIuUubTp9psH5ikN2jksLHDodfpZgQGGJksVRRBGnllqDf92lig1lBfP9JqSYY/s200/horos.jpg" width="178" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">fig. 37</td></tr>
</tbody></table>
Allora Iside si ritirò nella palude di Buto per allevare un bambino (fig. 36), che ella aveva concepito giacendo, in forma di sparviero, sul cadavere del consorte. Il bimbo si chiamò Horos o Hòro (fig. 37) e fu tenuto nascosto affinché non cadesse
vittima delle insidie di Seth.<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjawrJeWPAXob4bn2EXY6ZP6qfbLcqVqqyKuMHryOmyXKUOUYGGaTxSfJqNiYtjW9oNj33XJvsao8xC6o-DvV5yu_JxFeEM8gn9vFPLDx2lPwH-FlZx4ZohfxX68VqjlfWqvbCLHwCqu2Y/s1600/iside_con_horus.gif" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjawrJeWPAXob4bn2EXY6ZP6qfbLcqVqqyKuMHryOmyXKUOUYGGaTxSfJqNiYtjW9oNj33XJvsao8xC6o-DvV5yu_JxFeEM8gn9vFPLDx2lPwH-FlZx4ZohfxX68VqjlfWqvbCLHwCqu2Y/s1600/iside_con_horus.gif" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">fig. 36</td></tr>
</tbody></table>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhq8NcsKJGlEtbsEvLn8FYwPXJ2dWNyztzH7I2P76CvZLkJoNzBRPKl28KY6eBJDpU81ReUz47sk6lUvbmTDmEy03dB2I-VpatcDACNfuywQXr6Rn1RoUxAtfaJ-tVjYYZaqJIdfGWOUSY/s1600/thot.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhq8NcsKJGlEtbsEvLn8FYwPXJ2dWNyztzH7I2P76CvZLkJoNzBRPKl28KY6eBJDpU81ReUz47sk6lUvbmTDmEy03dB2I-VpatcDACNfuywQXr6Rn1RoUxAtfaJ-tVjYYZaqJIdfGWOUSY/s200/thot.jpg" width="87" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">fig. 22</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiHGW9mntAw1gVFLZvjLc55n_EL6DcGhzOcTGz5MXlQrGvn4qYdGC0BfH2443h8DqDo_o_5IsBA34No7v7mHNl8cBjOQoqmG1-8Wp1AeeiekRzBoZQfG2qvZ1PLSLasoesk6wTi3MZl-I/s1600/suchos.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiHGW9mntAw1gVFLZvjLc55n_EL6DcGhzOcTGz5MXlQrGvn4qYdGC0BfH2443h8DqDo_o_5IsBA34No7v7mHNl8cBjOQoqmG1-8Wp1AeeiekRzBoZQfG2qvZ1PLSLasoesk6wTi3MZl-I/s200/suchos.jpg" width="85" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">fig 37<br />
<br /></td></tr>
</tbody></table>
Cresciuto, Horos, per vendicare il padre, mosse guerra allo zio. Durante la battaglia Seth cavò un occhio ad Horos, ma Thot glielo ritrovò e — primo oculista, benché mitico, di cui abbiamo notizia - lo rimise al suo posto. Come contropartita Horos evirò Seth. Infine lo debellò. Seth calunniò il nipote davanti all'assemblea degli dei, il tribunale divino emise
sentenza di assoluzione con formula piena a favore di Horos e stabili che l'universo fosse diviso
fra Horos e Seth. Poi, col passare del tempo, il dio Seth si dileguò, tuonando, verso il cielo, ed
Horos rimase il Signore del mondo dei vivi, mentre Osiride fu il Signore del mondo dei morti.
Ma la figura di Osiride prevalse su quella di Horos, nel senso che Osiride, oltre ad essere considerato il dio dei morti, era anche il dio dei vivi in quanto ogni vivo è destinato a morire.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNpAD_CWhkbTaevUIFFQP-N1xA4GmRAlm4W1NFRfGv4OljZrF7TwpM8wm-qe8kuBQ_mOc9wx6Bx3DyCmY06i-0ReTN4LJ1cnip17mMDZ-AGRrA1OkJYxFAHGPrRyVZLiZrzPvRVkxXPus/s1600/anubis.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNpAD_CWhkbTaevUIFFQP-N1xA4GmRAlm4W1NFRfGv4OljZrF7TwpM8wm-qe8kuBQ_mOc9wx6Bx3DyCmY06i-0ReTN4LJ1cnip17mMDZ-AGRrA1OkJYxFAHGPrRyVZLiZrzPvRVkxXPus/s1600/anubis.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">fig. 35</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-90497237334714316542013-10-04T06:28:00.001-07:002013-10-04T06:28:13.368-07:00Il mito di Osiride - Occhio sul Mediterraneo<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="360" src="//www.youtube.com/embed/0RzASn7TE3c?list=PLVmOb2Mv0E3jmziRORzzIwbqJcqvuhVPr" width="640"></iframe>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8Zm8HJaai9oKGXqg5cnOapgARaRWAsbGqbeZleX5CtGNKTJLv34lxHF4MbHRTTt6kWoHAmMPRYv6heySjfgKSzj9GTg58zifBe0I5DY9qxwHZEvpoLwgDwDBFNgwIoRSrh0HqBRlTptI/s1600/osiride.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="335" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8Zm8HJaai9oKGXqg5cnOapgARaRWAsbGqbeZleX5CtGNKTJLv34lxHF4MbHRTTt6kWoHAmMPRYv6heySjfgKSzj9GTg58zifBe0I5DY9qxwHZEvpoLwgDwDBFNgwIoRSrh0HqBRlTptI/s400/osiride.jpg" width="400" /></a></div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-8735076287414623512013-09-05T15:43:00.000-07:002013-09-05T15:43:17.259-07:00Festa Shardana 2013 - CONFERENZA di Leonardo Melis<span style="font-size: x-small;"><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: arial, sans-serif; line-height: 17px;">Festa Shardana 2013</span><br style="background-color: white; color: #333333; font-family: arial, sans-serif; line-height: 17px;" /><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: arial, sans-serif; line-height: 17px;">Leonardo Melis al Teatro A. Dei, accompagnato dalle note del BARDO A. SEKI all'arpa celtica e dalla pianista Miss Cloe. - Strumentazioni di Pino Piskedda e Franco Angius. Organizzazione Assoc. Janas e DanCro. Patrocinio Comune di Lanusei.</span></span><br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="360" src="//www.youtube.com/embed/nr9tsQDigaA" width="640"></iframe><br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibh6NcD2si7fPGrqz9nCzFHnX_8f_8dMthShksRkrTD6zj5WRxYXeaaC6UUGb8lUoE80Qy_Ur9WmuZiiF0nQvxoL-2pp-IwxBHWBVioyvXelFL1KoPktQ4THjvmjz5576wRtAU0XGimm4/s1600/invito+festa+shardana+2013.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibh6NcD2si7fPGrqz9nCzFHnX_8f_8dMthShksRkrTD6zj5WRxYXeaaC6UUGb8lUoE80Qy_Ur9WmuZiiF0nQvxoL-2pp-IwxBHWBVioyvXelFL1KoPktQ4THjvmjz5576wRtAU0XGimm4/s640/invito+festa+shardana+2013.jpg" width="451" /></a></div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-83869019676390600012013-09-05T06:15:00.000-07:002013-09-05T06:18:56.237-07:00Hinghielu Male - Hinghìelu maschio<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0ChOKf1XvVQHU3qe8a71myTPWy5XiPG-atvk_8r1aCa9vNcPPo7Q7mfv1F3MYGlsmYF409PiCy464NQgZzzSpzLnHfwKQguEtJdnmJG0d0hyphenhyphenH-oQOAe0Lgs8hF5YWOqU6XjZrHKRYk0c/s1600/mamuthones1_jpg.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0ChOKf1XvVQHU3qe8a71myTPWy5XiPG-atvk_8r1aCa9vNcPPo7Q7mfv1F3MYGlsmYF409PiCy464NQgZzzSpzLnHfwKQguEtJdnmJG0d0hyphenhyphenH-oQOAe0Lgs8hF5YWOqU6XjZrHKRYk0c/s400/mamuthones1_jpg.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">da <a href="http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2013/07/25/sardegna-mamuthones-tarocchi-e-cemento-del-quatar/">ilsimplicissimus2.wordpress.com</a></td></tr>
</tbody></table>
<b><br /></b>
<b>I Mamuthones</b> sono una maschera arcaica della Sardegna carnevale e rappresentano un antico e misterioso rituale, famoso non solo nel Mediterraneo, ma in tutto il mondo. Hanno la loro prima apparizione dell'anno, il 17 gennaio, in occasione del giorno di San Anthonys. Di solito, ma non solo in Sardegna, naturalmente, questo periodo dell'anno è dedicata ad una serie di rituali propiziatori per assicurare la fertilità dei campi, nonché la fecondità delle donne. La prosperità di tutta la comunità. Maschere terribili e spaventosi, i Mamuthones sono imponenti e orgogliosi. Si vestono di pelle animale e una maschera di legno nero. Rompono il silenzio surreale intorno a loro si stringono con forza i campanacci portati a spalla, in perfetto unisono. Mamuthones andare avanti con Issohadores, ottimi lanciatori di Soha, lazo, con cui abilmente catturano le donne, amici, spettatori, che intendono bene e fortuna.
L'origine e il significato di questo rituale è in gran parte sconosciuto. Potrebbe essere una forma d'arte drammatica o la parodia di un evento storico o un antico rito propiziatorio.
La tradizione orale è l'unico modo per la sua sopravvivenza.
Hinghìelu maschio è un breve viaggio all'interno del rituale di Mamuthones dalle parole della più antica Mamuthone ancora in attività, Franco Sale.
Un viaggio sul filo della memoria, la tradizione e l'amore per le proprie radici.<br />
<br />
<b>The Mamuthones </b>are an archaic mask of Sardinian carnival and they represent an ancient and mysterious ritual, famous not only in the Mediterranean area, but all over the world. They have their first appearance of the year on January 17, on occasion of the St Anthonys Day. Usually but not only in Sardinia, of course, this period of the year is dedicated to a series of propitiatory rituals in order to assure the fertility of the fields, as well as the fecundity of women. The prosperity of all the community. Terrible and frightful masks, the Mamuthones are imposing and proud. They dress animal leather and a black wooden mask. They break the surreal silence around them shaking powerfully the cowbells carried on the shoulders, in perfect unison. Mamuthones go along with Issohadores, excellent launchers of soha, lazo, with which they skilfully capture women, friends, spectators, wishing well and fortune.
The origin and the meaning of this ritual is largely unknown. It might be a shape of dramatic art or the parody of an historical event or an ancient propitiatory ritual.
Oral tradition is the only way for its survival.
Hinghìelu male is a short trip inside the ritual of Mamuthones by the words of the oldest mamuthone still in activity, Franco Sale.
A travel on the thread of memory, tradition and love for the own roots.
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="480" src="//www.youtube.com/embed/9UkuMy5iMYY" width="640"></iframe><br />
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="480" src="//www.youtube.com/embed/pEEO2dzpYeY" width="640"></iframe>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-62339623069314247842013-09-04T15:10:00.000-07:002013-09-04T15:16:20.145-07:00L'epoca dei fenici - 1° parte<b>L'età fenicia </b><br />
<b><span style="font-size: x-small;">di <a href="http://pierluigimontalbano.blogspot.com/">Pierluigi Montalbano</a></span></b><br />
<br />
<b> Levantini </b><br />
Nel II Millennio a.C., prima i naviganti minoici, poi quelli micenei e, infine, i levantini, furono attratti dalle ricchezze minerarie dell’isola, e dalle notevoli possibilità offerte dal mercato dei metalli. Sono da citare in uscita verso i mercati del Vicino Oriente, grandi quantità di argento, il metallo che costituiva la base delle transazioni commerciali. In Sardegna, le miniere e gran parte del processo industriale di trasformazione dei minerali erano prerogative delle popolazioni nuragiche, proprietarie dei giacimenti.
Come è noto, nell’antichità la Sardegna era definita anche “l’isola dalle vene d’argento”, ed è interessante notare come i centri più antichi fossero collocati proprio nelle vicinanze dei più importanti giacimenti metalliferi. Nella seconda metà del XIII a.C., tutte le città costiere della Siria e della Palestina, sottoposte in precedenza al regno degli ittiti, stanziati in Turchia, e al regno d’Egitto, goderono di quattro secoli di indipendenza ed ebbero la possibilità di incrementare in totale autonomia sia il commercio che la produzione artigianale.
In mancanza di miniere, la principale risorsa naturale del Libano era costituita dalle enormi foreste di cedri che ricoprivano le catene montuose e che fornivano legname pregiato. Anche lo sfruttamento delle risorse del mare fu intenso, soprattutto la conservazione del pescato sotto sale e la pesca dei molluschi (murici) utilizzati per la tintura color porpora dei tessuti. A ciò si aggiunge lo sfruttamento delle sabbie silicee per la produzione del vetro. Il rame di Cipro e della Sardegna, il ferro di Cilicia, il bisso e la porpora delle città siriane, l’avorio, l’incenso e le spezie africane, e gli animali esotici dell’India, contribuirono ad arricchire le città costiere libanesi. Queste imprese commerciali erano organizzate dai detentori del potere, ossia i membri della casa regnante e della casta sacerdotale dei luoghi di culto più ricchi. Solo pochi mercanti privati potevano affrontare lo sforzo economico di un’impresa che implicava due o tre anni di viaggio con notevoli rischi di naufragio.
Fenici, punici e cartaginesi appartengono alla stirpe che ebbe origine proprio nella costa del levante, anticamente definita “Terra di Canaan”. I fenici emergono dopo gli sconvolgimenti politici e militari causati intorno al 1200 a.C. da una coalizione armata ricordata come “Popoli del Mare”. Ciò che definisce i fenici è la comunanza culturale, e non quella politica. Furono legati dalla lingua, dalla cultura e dalla scrittura, al pari delle città greche, che non realizzarono mai un’unità politica. La Fenicia era popolata da città stato, ciascuna con una propria politica e propri orizzonti culturali. I fenici d’occidente ebbero in Cartagine la massima espressione imperiale della loro storia. Attorno al 700 a.C., la potenza della città africana crebbe a tal punto che, liberandosi definitivamente del tributo pagato a Tiro, loro città d’origine, i cartaginesi iniziarono la loro espansione nelle terre oltremare.
In Sardegna, la maggior parte dei luoghi in cui si fermarono i fenici era da tempo occupata dalle popolazioni nuragiche. La massima pressione economica lungo le coste è attestata a partire dall’VIII a.C., quando i nuragici, commercianti soprattutto di vino e delle anfore per contenerlo, autorizzarono i levantini ad integrarsi nei villaggi. In quel momento, piccoli gruppi di abitanti orientali, con il consenso dei locali, e congiuntamente con loro, diedero origine ai primi agglomerati urbani. Questo arrivo fu assolutamente pacifico perché i nuragici, se fosse stato necessario, avrebbero avuto buon gioco dei mercanti e avrebbero potuto respingerli agevolmente. Del resto, l’accoglienza fu buona perché i nuovi arrivati erano anche portatori di tecnologia.
I rapporti delle città fenicie d’Occidente con la madrepatria libanese, cessarono definitivamente nel 650 a.C., come documentano le antiche fonti scritte che raccontano come la Fenicia divenne terra di conquista e fu occupata, in successione, prima dagli Assiri, poi dai Babilonesi e infine dai Persiani, che la conquistarono nel 550 a.C. Questi ultimi, nel Mediterraneo Orientale, incentivarono il commercio fenicio in concorrenza con quello greco.<br />
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da <a href="http://pierluigimontalbano.blogspot.com/">HTTP://PIERLUIGIMONTALBANO.BLOGSPOT.COM</a><br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEe7v-LDyVF4UveVZ5kEt8elm0lKLBe91AuOdUuQY__12v3olHxIRDaBxlLw0fA-3INpgZBRLSzbq2p0e2hIH9WnZfNe8t3oz_XJ5MopWSvcPVP_XrnaNdpyr1awpHkI4c3t6mZwbT_e0/s1600/view_04-Archeo278_104.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="316" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEe7v-LDyVF4UveVZ5kEt8elm0lKLBe91AuOdUuQY__12v3olHxIRDaBxlLw0fA-3INpgZBRLSzbq2p0e2hIH9WnZfNe8t3oz_XJ5MopWSvcPVP_XrnaNdpyr1awpHkI4c3t6mZwbT_e0/s640/view_04-Archeo278_104.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">da <a href="http://www.archeo.it/mediagallery/fotogallery/1131">www.archeo.it</a></td></tr>
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<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-6393030572845004302013-09-03T15:59:00.001-07:002013-09-03T16:00:11.924-07:00I Neanderthal erano navigatori? - Occhio sul Mediterraneoda <a href="http://www.dailygreen.it/">www.dailygreen.it</a><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwZcRodgSsPcdYerPomMVQ__8BygWtTQpLMVpAmNBKw6LwEs8A5VECvDLkuX_IzeP5nKcjcLguainRyZRJ-PL2hHLDa2zVDeBvRE3w1yTI5UvILQ1FeIy3KRqKDYPrt_uczBr0jWJTk6E/s1600/neanderthal.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="326" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwZcRodgSsPcdYerPomMVQ__8BygWtTQpLMVpAmNBKw6LwEs8A5VECvDLkuX_IzeP5nKcjcLguainRyZRJ-PL2hHLDa2zVDeBvRE3w1yTI5UvILQ1FeIy3KRqKDYPrt_uczBr0jWJTk6E/s400/neanderthal.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">da <a href="http://www.lsdmagazine.com/wp-content/uploads/2009/11/neanderthal.jpg">www.lsdmagazine.com</a></td></tr>
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L'immagine scimmiesca utilizzata anni fa per descrivere l'uomo di Neanderthal, non e' piu' coerente con le nuove realta' archeologiche: è noto che questa linea evolutiva, seppur separata dall'essere umano moderno, possedeva il fuoco, diverse forme di comunicazione, intratteneva scambi commerciali con i più recenti ed evoluti sapiens, fino addirittura ad incrociarsi con l'uomo anatomicamente moderno, e per certo, fu il primo artista della storia.
Una serie di recenti scoperte nelle isole del Mediterraneo hanno suggerito anche l'ipotesi che i Neanderthal fossero in grado di costruire barche e navigare, spostandosi in lungo e in largo lungo sul mare fino a coprire distanze di centinaia di chilometri.
"Devono aver necessariamente utilizzato un qualche tipo di imbarcazione; e' difficile pensare che abbiano percorso queste distanze a nuoto" spiega l'archeologo Alan Simmons della University of Nevada. "Molte delle isole non hanno ponti naturali con cui raggiungerle, per cui gli antichi esploratori dovevano possedere la capacità di costruire navi e le conoscenze per sapere dove condurle".
Fino ad ora, l'archeologia si è concentrata quasi esclusivamente sui resti neolitici presenti sulle isole del Mediterraneo. "Su moltissime isole, ci sono incredibili resti di antichità classiche, per cui per molti anni nessuno ha cercato siti più vecchi" sostiene Simmons.
Nelle ultime due decadi, tuttavia, sono emerse le prove che alcune isole siano state popolate fin da tempi ben precedenti al Neolitico: alcuni ritrovamenti sulle isole di Melos e di Cipro hanno rivelato artefatti risalenti a 11-12.000 anni fa.
"Abbiamo scoperto le prove che alcuni cacciatori umani possano aver condotto all'estinzione gli ippopotami pigmei di Cipro circa 12.000 anni fa. Questo suggerisce che gli antichi navigatori non dovevano già possedere piante e animali addomesticati da portare su queste isole, cosa che rappresenta un complesso bagaglio di "trucchi", ma potrebbero essere stati semplici cacciatori-raccoglitori".
"L'idea generale era che nessuna delle piccole isole del Mediterraneo ospitasse insediamenti prima del Neolitico perché erano troppo povere di risorse naturali per supportare un'occupazione permanente. Questo è probabilmente falso. I cacciatori e i raccoglitori possono diventare molto creativi".
I suoi manufatti sono stati trovati in territorio greco sia sulla terraferma che sulle isole maggiori come Lefkada, Cefalonia e Zacinto. La spiegazione può essere duplice: o a quel tempo le isole erano collegate alla terraferma, perciò non erano isole, oppure i nostri antenati hanno attraversato il mare in qualche modo.
George Ferentinos, dell'Università di Patrasso, dice che possiamo escludere la prima ipotesi perchè è certo che le isole esistevano già. Le acque in quell'area erano profonde almeno 200 metri; oggi sono 300 i metri, ma 100.000 anni fa per effetto della glaciazione le acque si sono abbassate di un centinaio di metri.
Ferentinos è convinto che i Neanderthaliani abbiano accumulato decine di migliaia di anni di esperienza sul mare, mentre l'uomo moderno si pensa abbia raggiunto l'Australia via mare non prima di 50.000 anni fa.
I viaggi dalla terraferma greca alle isole duravano poche ore ma, secondo Thomas Strasser del Providence College dell'isola di Rodi, i Neanderthaliani non si sono limitati a queste piccole tratte. Nel 2008 sono stati rinvenuti i loro attrezzi di pietra, databili a 130.000 anni fa, sull'isola di Creta. E Creta è certamente un'isola da almeno 5 milioni di anni e la terraferma più vicina è a 40 chilometri. Uno non si avventura per una tratta così lunga in mare aperto se non sa navigare e decidere la direzione. Probabilmente le loro barche erano tronchi svuotati con dei bilancieri per renderle stabili.
Certamente non hanno fatto a nuoto 40 chilometri come è certo che non sono stati i primi ad andare per mare: un milione di anni fa l'Homo Erectus navigava tra le isole Indonesiane del mare di Flores!<br />
Alcuni reperti indicherebbero date ben precedenti per la colonizzazione umana delle isole mediterranee: una serie di artefatti di pietra rinvenuti a Creta indicherebbero date superiori ai 110-170.000 anni fa, il periodo in cui si presume abbia avuto origine l'essere umano anatomicamente moderno.
Sarà necessaria ancora molta, moltissima ricerca per scoprire la vera storia delle migrazioni umane. Uno dei problemi fondamentali è la datazione: gli artefatti di Creta vanno ben oltre le capacità di datazione del radiocarbonio, e la collocazione temporale di questi oggetti basata sulla stratificazione del terreno non aiuta a stabilire con certezza il periodo in cui furono realizzati.
Non sono ancora state trovati, inoltre, resti di imbarcazioni primitive, probabilmente realizzate in materiali deperibili (come il legno) che non hanno resistito al passare del tempo.<br />
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fonte:University of Nevada<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDh9e6T6bgwbFOem6V8-67C2xZlR60leNNzT8m3q-rQNPK5FPfpkyGV_L2IHufh6OwNPWhIhRCe_NgrEEPmSKotqRkD4R2SbhM401DBw6kjTf5Ejo4oNbepAOYKYE9juw20mcgAc3JPEE/s1600/primi+insediamenti+mediterra.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="220" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDh9e6T6bgwbFOem6V8-67C2xZlR60leNNzT8m3q-rQNPK5FPfpkyGV_L2IHufh6OwNPWhIhRCe_NgrEEPmSKotqRkD4R2SbhM401DBw6kjTf5Ejo4oNbepAOYKYE9juw20mcgAc3JPEE/s400/primi+insediamenti+mediterra.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">da <a href="http://portalemisteri.altervista.org/blog/">http://portalemisteri.altervista.org/blog/</a></td></tr>
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<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/06304744745828836097noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7415764089395396383.post-83123814682568691302013-09-02T16:09:00.000-07:002013-09-02T16:09:50.227-07:00NURAGHE, NURAKE -linguistica sarda e semitica - monumenti sardi <h2 style="margin-bottom: 0em;">
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: large;">NURAGHE, NURAKE</span></span></h2>
di <a href="http://www.linguasarda.com/index2.htm">Salvatore Dedòla</a><br />
da <a href="http://www.linguasarda.com/index2.htm">www.linguasarda.com</a><br />
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Su questo antichissimo nome troppi linguisti hanno elucubrato invano. Il lemma, che molti considerano un aggettivale (radice nur + tema ake), in realtà non è scomponibile. Gli viene dato il significato di ‘(torre in) muratura’, termine che avrebbe preso piede nell’alto Medioevo, mentre prima sarebbe stato diverso. Per svelare l'enigma occorre muoversi con cautela, lasciando parlare anzitutto i più quotati analisti.
Comincio col Sardella (Il Sistema Linguistico della Civiltà Nuragica 325 sgg.) che demonizza quanti, riportando i significati attuali della radice nur-, collegano nuraghe al sardo nurra e traducono quest’ultimo vocabolo a un tempo come ‘mucchio di pietre’ e (con logica capovolta) come ‘vuoto, cavità, voragine’. Egli sostiene che nuraghe e nurra non sono imparentati, e dà per la torre nuragica il significato di ‘lo splendore del santuario’ (sumero nur-a-a-ak-k-i): composto del quale accetto (con riserva) solo il significato di nur 'splendore'.
Il Semerano (Origini della Civiltà Europea 592) parimenti non ammette parentele tra nurra e nuraghe, ma rende il problema più avventuroso. A seguire l’esimio studioso, partiamo dalla seconda porzione del lemma, che per lui non è un tema flessivo ma un vocabolo abbinato al primo per stato costrutto. Esso avrebbe la stessa base di lat. arx < accadico arku ‘(abitazione) alta’, ebraico ārōh ‘alto, lungo’, 'luogo inaccessibile, fortificato’. Per il nome intero l’accadico darebbe, secondo Semerano, na(w)u-arraku ‘arce, castello’. Nāwûm come supposta prima parte del composto nur-ake significa ‘abitazione nomadica, pascolo’; ha la sua espansione semitica nell’ebraico nā’ā ‘abitazione, pastura’, forma allotropa di nāwe ‘abitazione, pastura’: a questa stessa base risale il verbo denominativo greco ναίω ‘abito’. Sostando sul termine intero, Semerano confronta il significato anche col latino castrum, suo sinonimo.
Lo sforzo ricostruttivo del Semerano non coglie il segno, e va tentato un terzo approccio. La forma nurake potrebbe essere confrontata, per Massimo Pittau (Lingua Sardiana o dei Protosardi 163), con la forma murake largamente presente nel quadrilatero Macomer-Silanus-Abbasanta-Paulilatino-Bonarcado. Ma già sorge l'obiezione che ciò imporrebbe automaticamente anche l’equazione mur-ake = mur-ge (i noti rilievi pugliesi), che invece non hanno la base in arx (accad. arraku, arku ‘alto, lungo’) ma, soltanto per la prima parte del termine, nel latino mūrus ‘muro, mura, muraglia’.
Il Pittau fornisce un apparato esauriente dei lemmi affiliati in qualche modo a nuraghe, definendoli «tutti relitti sardiani imparentati col lat. mūrus ‘muro’, con l’antroponimo etrusco Muru e col toscano mora, morra ‘mucchio di pietre, muriccia’». Egli non ammette la parentela nurra- ‘voragine’ con nurra-‘catasta’, e prosegue: «Rispetto alla base nura/mura o nurra/murra… l’appellativo nuraghe/muraghe risulta essere un aggettivo sostantivato e il suo significato originario sarà stato ‘(edificio) murario’, ‘(torre) in muratura’».
Ma anche la seducente discussione del Pittau è sbagliata. Anzitutto perchè non ha fatto i conti col termine Nora, che designa la celebre città fenicia della Sardegna, significante ‘Luce (di Dio)’. E qui torno al Sardella ed alla mezza verità da lui espressa sul significato di nuraghe. Capisco che avvicinare l’etimologia di nuraghe a Nora sia una turbativa agli occhi della maggior parte degli studiosi, ma è uopo farlo: occorre che ognuno abbandoni le posizioni rigide su cui sinora si è arroccato circa la funzione dei nuraghi. <span style="color: #741b47;"><u>Sino a che non si accetterà come ovvio e naturale che i nuraghi non erano fortezze ma altari sulla cui sommità splendeva il fuoco perenne, non si capirà niente nemmeno della loro etimologia. Essi, prima d’essere identificati con un ‘muro costruito’ (accezione operata nel Medioevo dal clero cristiano, interessato a smantellare i cardini della precedente religione), erano semplicemente gli altari della Luce di Dio (del fuoco sacro)</u></span> ed affiancavano il proprio nome a quello di Nora; beninteso, senza immedesimazione dei due lemmi, che non hanno la stessa etimologia.
Infatti per nuraghe dobbiamo mettere in campo il termine babilonese nuḫar ‘tempio elevato, ziggurath’. Sul termine intervenne la metatesi sardiana nuḫar > nuraḫ > nuragh-e. Per la fase metatetica, vedi l’iscrizione latina sopra il nuraghe Aidu Entos, che scrive esplicitamente NURAC. Così interpretando, dobbiamo ammettere che è giusto quanto affermano gli archeologi, circa la maggiore antichità dello ziggurath di Monte d’Accoddi (Sassari). E dobbiamo aggiungere che fu proprio lo ziggurath di Monte d’Accoddi (e quelli babilonesi) il modello religioso (non formale) da cui s’evolvettero i nuraghi quali altari del Fuoco perenne di Dio.
Ho scritto in varie parti che l'ipotesi - ancora oggi tenacemente sostenuta da molti - che i nuraghi fossero fortezze, non ha alcuna base logica. I nuraghi in Sardegna sono (furono) almeno diecimila, e come strumenti difensivi sarebbero un numero enorme. Accettarli come fortezze significa che i pochissimi Sardi dell'epoca (gli storici e gli antropologi hanno supposto non più di 300.000 anime) avessero costruito un nuraghe per ogni 30 persone. Il dato è incredibile, perchè dobbiamo accettare l'assurdo che i Sardi - a gruppetti di 30 - si facessero l'un l'altro una guerra permanente. La quale sarebbe illogica, perchè in breve tempo i Sardi sarebbero dovuti sparire, mentre invece non sparirono. A questo assurdo si sommerebbe l'altro, che per erigere un nuraghe non bastano 30 persone (delle quali peraltro metà sono bambini, l'altra metà va spartita tra uomini e donne, e poichè le donne avevano altro da fare, ad erigere il nuraghe avrebbero lavorato non più di sette uomini). Altro assurdo: ogni nuraghe copre mediamente un territorio non più ampio di 3 chilometri quadrati, che sarebbe lo spazio vitale di ogni tribù di 30 persone... pari a sole tre famiglie! Un assurdo affastellamento di torri difensive. Infine va fatto un ragionamento decisivo: per annientare la "tribù" avversaria non c'era bisogno di affrontarla in campo aperto, bastava aspettare il vento, attendere che la "tribù" entrasse a dormire nel proprio castello, accendere dei falò a ridosso del nuraghe, ucciderli tutti per asfissìa.
I nuraghi non furono castelli ma altari. Il popolo Shardana non fu mai in guerra intestina d'annientamento, ma fortemente coeso. Riuscire a costruire una pletora incredibile di altari d'una perfezione architettonica assoluta presuppone una fortissima unità di popolo. Gli Shardana erano così religiosi, che s'aiutarono l'un l'altro ad erigere queste prodigiose torri, che da quasi quattromila anni sfidano il vento e l'insipienza degli interpreti.
Circa la radice NUR su citata, essa era nota ai Fenici, con la quale appellarono la città di Nora, chiamandola Ngr (il termine è nella Stele di Nora: vedi capitolo a parte). La Fuentes Estanol, autrice del Vocabolario Fenicio, dà a Ngr appunto il significato di Nora. Accetto la sua tesi e affermo che Ngr si adatta indifferentemente a Nora ed a Nùgoro/Nugòro (che è la città di Nùoro). Per dirimere la questione, faccio le osservazioni seguenti.
In Logudoro Nùoro (Nùgoro) è chiamata Nùaru. Quest'ultimo toponimo a prima vista sembra ripetere proprio il nome antico del 'nuraghe' (nuḫar, con affievolimento e successiva caduta della fricativa velare -ḫ-). Invece non è così: il log. Nùaru ha la base nell'ant.accad. nawāru(m) 'essere brillante, splendere' > agg. nawru(m), nauru(m) 'brillante, scintillante' (di corpi celesti, come epiteto divino), incrociato con nuwwurum 'intensità (di luce)'. Nùgoro a sua volta ha la base in nuwwurum, con successiva consonantizzazione delle velari -ww- > -g-. Preciso, a scanso d'equivoci, che nuwwurum è un epiteto riferito direttamente al nuraghe quale sede luminosa del Dio del fuoco, e che dunque i toponimi Nùgoro e Nùaru, sorti in virtù di tale epiteto, sono sempre riferiti in prima persona al nuraghe, che era il tempio del Sole.
Nella persistenza millenaria delle due pronunce Nùgoro e Nùaru rientra a pieno titolo anche la parentela semantica esistente tra 'intensità di luce' (nuwwurum riferito alla sacralità del nuraghe quale altare del fuoco)' e 'nuraghe' (nuḫar), che portò all'immedesimazione della "torre" col suo epiteto. Nel Nuorese prevalse la lettura toponomastica riferita alla brillantezza del nuraghe quale altare del fuoco, che è nuwwurum; l'antica semiconsonante debole (w) fu assimilata poi alla /g/ che è la velare sonora più vicina alla /w/.
Il processo fonetico che portò a pronunciare Nùgoro può essere capito anche partendo dall'agg. nawru(m), nauru(m) 'brillante, scintillante' (di corpi celesti, come epiteto divino). Al riguardo entra in gioco la legge della semplificazione del dittonghi protosemitici (riguardante l'antico accadico), che dalla base naurum produce nū(w)rum; l'antica semiconsonante debole (w) fu assimilata, dagli Shardana abitatori dell'altopiano nuorese, alla /g/.
La /w/ è sparita invece nel toponimo Nora [< Nū(w)rum]. Presso i Fenici che frequentarono Nora aveva prevalso, come abbiamo visto, il rafforzamento o consonantizzazione delle -ww- di nuwwurum, e chiamarono la città di Nora Ngr, giusta l'intuizione della Fuentes Estanol; presso gli Shardana abitatori della stessa città di Nora prevalse invece l'affievolimento e la successiva caduta di -ww-, onde nuwwurum >Nu(ww)ra > Nōra.
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