lunedì 8 aprile 2013

IL RISO SARDONICO




Maschera ghignante "fenicio-punica";
ritrovata a San Sperate (CA); risalente al VI sec. a.C.
dal libro IL RISO SARDONICO


di Francesco Masala

GIA EDITRICE

1984



Il riso sardonico era,nella societá nuragica,un "riso rituale",usato,cioé,durante un rito di eliminazione.
 Secondo due antichi storici greci,Timeo ed Eliano,in Sardegna,i vecchi,non appena compivano i settanta anni,invece di essere mandati inpensione,venivano eliminati,uccisi a colpi di pietra,lapidati dai loro stessi figli che,durante il sacrificio,dovevano ridere.
Era una eliminazione,perció,religiosa,con una liturgia fissa,una cerimonia simile a tanti rituali di eliminazione e di propiziazione di moltissime culture precristiane,per eliminare il male e propiziare il bene.
L'elemento atipico,nel cerimoniale sardo,era,appunto,il "riso" dei figli di fronte all'uccisione dei padri,imposto dalla legge proprio per mostrare fermezza d'animo,forza di carattere,stoicismo di fronte ad un disumano dolore.
A tal fine,per poter sopportare l'angoscia e per poter rappresentare meglio l'atarassìa,cioé per poter ridere,durante il rito di eliminazione dei padri,i figli si strofinavano sulle labbra il lattice dell'euforbia,la cosiddetta erba sardonica,una pianta diffusa in tutta l'isola,amara come il fiele,che ha la caratteristica di far gonfiare i tessuti molli,in questo caso le labbra,tumefare la bocca fino a farla sgangherare in una orrenda,tragicomica risata.
A nostro giudizio,col permesso dei due citati storici dei vincitori,non si trattava tanto di un fatto religioso,quanto di un provvedimento di natura economica,indicante una costante immutabile della vita esistenziale in terra di Sardegna: la miseria,la carestia,la fame.
Mentre presso altri popoli dell'antichitá si uccidevano i bambini,per placare Molok,il dio della fame,nella Sardegna nuragica si uccidevano i vecchi,cioé coloro che hanno terminato il loro ciclo produttivo,non tanto per motivi di tabú religiosi,quanto per motivi strettamente economici,per avere bocche in meno da sfamare,concorrenti in meno nella divisione di un sempre scarso cibo.
Forse o senza forse,la processione carnevalesca dei mammuthones ( i padri) e degli insokatores (i figli) é la permanenza folklorica di quell'antico rituale di morte per economia : come sempre,in Sardegna,la realtá si fa mito.
Un mito religioso,perció,disceso da una ferrea legge economica,quella stessa ferrea necessitá che,con comprensibili variazioni di forme,si ripropone,anche,durante il periodo della plurisecolare esosa dominazione spagnola,col mito de sas acabadòras ( se é vera,come é vera,la loro esistenza filologica della "parola" ,che é sempre prova segnica della  "cosa",se si pensa che "acabare",in sardo-spagnolo,significa "porre fine"),le donne addestrate a soffocare con un cuscino i vecchi malati,a dare l'eutanasìa,a porre fine,insomma,ad una vita improduttiva,inutile peso in una societá di pura sussistenza.
Ora,i vecchi,in Sardegna,non muoiono piú lapidati,ma di mancanza di fiato,nel proprio letto.Eppure,il riso sardonico é rimasto , fuori dal rito e dal mito,nella realtá. [...]


dal libro IL RISO SARDONICO
di Francesco Masala
GIA EDITRICE
1984

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