sabato 10 agosto 2013

IÁCCU RÙJU

di Salvatore Dedòla

IÁCCU RÙJU.
Dolores Turchi (Maschere, miti e feste della Sardegna 89-90) scrive: «Ad Olièna si afferma che quando sta per piovere Iaccu Ruiu dà il segnale, perchè a mezza montagna si forma uno strato di nuvole... Resiste il detto Iaccu Ruiu annuau, abba sicura ‘Iacco Rosso annuvolato, acqua sicura’». La Turchi è convinta che questo personaggio fantastico sia lo stesso che dà il proprio nome a una vallicola sull’alto monte di Olièna.
da http://www.summitpost.org/punta-jacu-ruiu/58710

 Poichè ella crede che in Sardegna nel passato ci siano stati molti e nitidi episodi legati ai Misteri Eleusini, di cui fa parte Íacco (nome solenne di Bacco-Dioniso nei Misteri di Eleusi), ella ritiene che questo personaggio sardo sia proprio Dioniso. A mio parere, la valletta di Iaccu Ruju (tradotto in italiano sarebbe Giacomo Rossi) indica, fino a prova contraria, soltanto il nome-cognome di un pastore del passato, che soggiornò lungamente nell’area utilizzando il pascolo comunale. Quanto all’incrollabile certezza della Turchi sulla presenza in Sardegna dei Misteri Eleusini e di tutti i personaggi divini che ne sono l’oggetto di culto, la risposta è data dagli storici e dagli archeologi, i quali ritengono che in Sardegna sia mancato ogni genere di influsso greco, escluso ovviamente quello dei Bizantini, i quali però erano cristiani, e vennero in Sardegna con lo scopo dichiarato di sradicare ogni pratica pagana (compito peraltro cui si applicarono egregiamente). Essendo impensabile che i culti di Eléusi siano stati importati dai Romani, e tantomeno dai Bizantini, occorre cercare in altra direzione l’etimologia di Jaccu Rùju in quanto essere fantastico. Per essere coerenti con quanto sappiamo delle civiltà che ebbero una presa diretta in Sardegna prima dell’invasione romana, credo occorra cercare nei vocabolari del Vicino Oriente l’origine o la base fono-semantica di questo nome fantastico. E allora possiamo dare a Iaccu la sua propria etimologia (vedi a Iaccu), e indicarlo propriamente come ‘Dio’, con base nell’ebr. YHWH (leggi i-aḫu), da tradurre ‘Oh Potente!’ (composto di i ‘let’s, come on, suvvia’, esortazione simile a quella sumerica, alla quale affianco aḫu che significa ‘fraternizzare’ ma principalmente ‘forza’: in composto abbiamo i-aḫu, y-aḫw, col significato di ‘Oh Forza’, ‘Oh Potenza’ (esclamativo, esortativo). A i-aḫu sommiamo l’akk. ruḫû(m) ‘sorcery’, col significato sintetico di ‘Dio magico’ o ‘Dio delle magie’. In tal guisa, Jaccu Rùju sembra che dagli antichi Olianesi fosse immaginato come Dio degli incantesimi. Non sembri blasfemo (peraltro la bestemmia fu creata dai preti Bizantini!) se ora vediamo in Jaccu Ruju lo stesso diavolo altrimenti noto come Cusidòre ossia ‘ciabattino’; costui è un démone innocuo, o poco nocivo, appartenente anch’esso alla cultura di Oliéna, che il popolo immagina abbia dato il nome al Monte Cusidòre, una delle vette su cui notoriamente s’accumulano i temporali, prima che la sottostante Oliéna ne riceva gli effetti. Si dice infatti che Cusidore, assiso sulle vette, borbotti spesso (tuonando, da par suo), esprimendo così il proprio disappunto per essere costretto a ripararsi le scarpe logorate costantemente sulle rocce asperrime della montagna. In tal guisa veniamo a sapere che Jaccu Rùju e Cusidòre sono due facce della stessa medaglia, l’una pre-cristiana, la seconda cristiana.

da  www.linguasarda.com

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