lunedì 26 agosto 2013

QUARTU, QUARTUCCIU, SELARGIUS - TOPONOMASTICA SARDA

QUARTU, QUARTUCCIU, SELARGIUS 
di Salvatore Dedòla

Quartùcciu, comune della provincia di Cagliari, è contiguo a Quartu sant’Elena ed è alquanto più piccolo. Ma la diversa dimensione è un fatto recente e non è la ragione del toponimo, inteso impropriamente come ‘Quartu piccolo’. Nel medioevo Quartùcciu era grande come Quartu, aveva lo stesso nome di oggi, ed era chiamato, alla spagnola, Quartocho, Quarto tocho, inteso dagli occupanti come ‘Quarto grossolano, villano, zotico’. In ogni periodo i toponimi esistenti vengono adattati ad orecchio, per paronomasia, e gli Spagnoli li adattarono senza peraltro voler dare connotati spregiativi. Non sapevano intendere in altro modo uno strano Quartucciu per un borgo già da allora nientaffatto minore di Quartu, consci che i campidanesi, se avessero voluto sottolinearne la piccolezza, avrebbero preferito un Piccìu (del tipo Sia-Piccìa). La storia ha sempre unito Quartu e Quartucciu. Nel passato costituivano assieme a Selárgius una triade di villaggi paritetici e contigui, per quanto distinti. Secoli addietro Quártu e Quartùcciu erano chiamati, in modo più congruo, Quartu josso e Quartu susu. Ma entrambi, ahimè, con dei nomi ignoti e obnubilati dalla caligine dell’indifferenza, al pari del nome Selargius. Per rendere finalmente chiara la questione, parto da Quartu josso, oggi chiamato Quartu sant’Elena. Il nome Quartu viene riferito al quarto miglio della strada romana diretta da Cagliari ad Olbia, ma questo riferimento è una elucubrazione dotta fatta a freddo, poi divenuta patrimonio del popolo. Di etimologie popolari sono lastricate le vie dell’Inferno. Ma ci sono anche uomini di buona volontà. C’è chi pone il discorso su buona carreggiata, supponendo che Quartu non derivi dal romano quartus o quartum ma dal punico qart ‘città’. Ad altri invece sembra difficile accedere a tale ipotesi, per una serie di considerazioni negative. Primamente ricordano che Quartu si trova in felice compagnia, non solo in Sardegna, in qualità di villaggio sorto accanto al miliario d’una strada romana. La felice compagnia sarda sarebbe costituita da Sestu, Settimo, Ottava (tra Portotorres e Sassari), Decimo. Ma tutti questi toponimi sono paronomasie che sottendono toponimi un tempo significanti qualcos’altro. Quartu ha la base nel semitico qart, termine usato dai Fenici (qrt ‘città’), dagli Ugaritici (qrt ‘città’) e dagli Aramei (qiryā ‘città’, קִרְיָה), ed in pari tempo dagli Assiri (qrītā ‘città). A Babilonia s’usava lo stesso radicale (qarītu) per ‘granaio’: la qual cosa non è di poco conto, perché nell’epoca dei Grandi Imperi i granai erano di rigorosa proprietà statale e – per ragioni strategiche – non potevano stare in aperta campagna o in un luogo qualsiasi, ma dentro una città presidiata dalla truppa. Quindi se supponiamo Quartu < qart dobbiamo ammettere ch’essa, già in epoca šardana, ebbe la sua rilevante importanza, considerato che un radicale tipo qart non arrivò in Sardegna coi Fenici ma preesistette già con gli Šardana medesimi, poiché questi parlavano una lingua che aveva la base entro il vasto paniere della parlata accadica, imperante nel Mediterraneo dal 2000 a.C. Ma – ed ora spaziamo nella geografia ambientale – perché mai i Fenici (o i precursori Šardana) avrebbero avuto l’idea di costruire una città in un sito discosto dalle spiagge e dai porti, precluso dalla grande laguna oggi chiamata Saline di Quartu? È debole l’argomento che la laguna era facilmente aggirabile approdando alla spiaggia dell’attuale Margine Rosso (presso la quale sta infatti una lunga sopraelevata d’epoca romana). Seconda obiezione: quali ragioni postulavano la nascita di due città, Cagliari e Quartu-Quartucciu, vicine l’un l’altra quattro-cinque miglia? Circa la vocazione al grano suggerita dal citato lemma babilonese, è senz’altro possibile pensare che in queste vaste campagne si coltivasse (in epoca punica lo si coltivava certamente) il grano. Ma intanto va detto che la vocazione riguardò principalmente Quartucciu (= Quarto Tocho che nel suo aggettivo ‘rozzo, zotico, agreste’, così voluto dal senso pratico degli Spagnoli, tradisce il concetto di ‘vocato all’agricoltura’). Ma nella vocazione al grano era implicata anche Selárgius, come vedremo. Eppoi quello del grano era fenomeno piuttosto comune, essendo tipico, ad esempio, della Trexenta e della Marmilla, che però, notoriamente, non conservavano il grano in loco ma lo trasferivano rapidamente ai granai custoditi dentro le robuste mura della città di Cagliari. Per Quartu occorre pure riflettere sul fatto che i vari pagi, in cui si suddividevano i fruitori del territorio, non avevano da pensare al solo grano ma anche alle saline, da cui traevano un valore aggiunto maggiore. Non si può fare a meno d’immaginare che gli indigeni di Quarto Josso da tempo immemorabile, magari aiutati da quelli di Quarto Tocho e di Selargius, abbiano trasportato su chiatte il sale sino a Su Siccu per l’imbarco, navigando nella grande laguna.
da http://www.trekearth.com/gallery/Europe/Italy/Sardegna/Cagliari/Cagliari/photo1295944.htm

Non a caso Mammarranca indica quel lunghissimo canale navigabile collegante le Saline a Su Siccu (Cagliari), che in termini semitici significa ‘lunga via d’acqua’. In questa faccenda c’è da dare, francamente, un colpo all’incudine ed uno al martello. E qui torno a difendere l’interpretazione di Quartu = Qart ‘città’. Difendo con più vigore la definizione di ‘città’ per tre motivi. Primo: si deve immaginare che la dunosa spiaggia del Poetto fosse stata tagliata all’altezza dell’Ospedale marino o della “Bussola”, e che dunque le navi onerarie passassero tranquillamente collegandosi dritto a Quartu josso (esattamente come fecero i Fenici a Giorgino per raggiungere il loro porto di S.Igia). Secondo: il fatto che tre popolose borgate fin dall’estrema antichità si siano trovate sempre unite, è la dimostrazione provata che tale conurbazione fosse chiamata veramente Qart ‘città’, in quanto nell’estrema antichità le città nascevano quasi sempre dall’incontro e dalla fusione di vari pagi contigui, costituiti ognuno da un singolo gruppo patriarcale avente dei connotati che si preferiva tenere distinti. Il terzo motivo si nutre d’aritmetica: va ricordato che il miglio romano (m 1478) moltiplicato per quattro (quartu) fa m 5912, che non sono proprio i 7400 m che dividono i due capisaldi attuali (piazza Jenne e piazza S.Elena di Quartu). La differenza di 1,5 chilometri non si colma affatto supponendo una più corta direttrice impressa all’itinerario diretto ad Olbia. La direttrice era già cortissima: partiva dal foro romano (piazza Carmine) e transitava a un dipresso sotto l’attuale via San Giovanni (verosimilmente per gran parte della via Garibaldi), tirando poi diritta lungo il bordo settentrionale della laguna di Molentargius per segnare il quarto miglio molto prima di Quartu Josso. I conti sono chiari. Ma torniamo all’agglomerato dei tre villaggi uniti e distinti. Se di porto e di città dobbiamo parlare, dobbiamo capire che l’economia cittadina, oltrechè salaria e porporaria (poi parleremo di ciò), era principalmente agraria, e dunque Qart era necessitata a smerciare le proprie derrate. I tre villaggi hanno un retroterra territoriale immenso. Quartu spazia ad est in una ampia fascia pedemontana e marina, Quartucciu e Selargius spaziano a nord per campagne prima piatte poi ondulate, adatte (allora ed oggi) alla migliore agricoltura. Certo, Quartu josso nel medioevo subì l’onta della corvée per la raccolta del sale. Ma aveva enormi estensioni anche per le coltivazioni, e viene dalle sue campagne la prova delle prime vigne della storia sarda. Ma andiamo con ordine. Se accettiamo per la conurbazione di Quartu-Quartucciu-Selargius il nome di ‘città’, dobbiamo pure chiarire l’origine di Qart-Ucciu. Né il latino né il greco hanno referenti di tale forma. Ed è chiaro il perché: se qart è semitico, anche il secondo membro -ùču deve esserlo. Infatti in accadico troviamo ugû, col significato di ‘madre’. Eccoci dunque a Quartùcciu ‘Città Madre’, termine completo e bello.

da  http://www.linguasarda.com/
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Cagliari_-_Su_Siccu_et_Bonaria.jpg

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