Bèth-el é la forma semitica da cui deriva la parola bètilo e significa dimora di Dio. Essa viene usata per indicare determinate pietre che alcuni popoli primitivi consideravano sacre in quanto ritenute animate di vita divina. Si pensava,infatti,che in esse risiedesse lo spirito del Dio.

Si riteneva che in essi dimorassero anche gli spiriti dei defunti,i quali venivano invocati insieme agli dei per proteggere i vivi. I bètili,come i menhir,erano sedi di liturgie religiose;attorno ad essi si raccoglievano i ministri del culto ed il popolo per invocare gli spiriti della pietra.Di queste cerimonie a sfondo magico-religioso rimane ancora qualche traccia nella tradizione sarda.
Sopravvive ,per esempio,il ricordo di una pratica compiuta dalle giovani spose il giorno del loro matrimonio.Per scongiurare la sterilita', considerata segno di maledizione o castigo divino, la futura madre doveva strofinare il proprio ventre su una roccia sacra unta per l'occasione. Si pensava,infatti,che tra i tanti poteri del genio della pietra vi fosse quello della rigenerazione della vita.Ad Ortueri esiste ancora una pietra chiamata Sa Frissa (che significa l'unta) e che potrebbe essere ricollegata a questa antichissima usanza.

(dal libro 'Luoghi ed esseri Fantastici della Sardegna" edito da L'UNIONE SARDA,scritto da B.Vigna-G.Caprolu,con illustrazioni di P.L.Murgia).
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