In Sardegna il Diavolo assume i nomi più disparati legati alle sue caratteristiche o al tipo di manifestazione.
I più comuni sono Diàulu, demoniu, aremigu, lu-bekku, zampa-di-addu, codicella, coa-de-fogu, bestia, puzzinòsu, tentadòri, foras-de-nosu, foras-domine, bobbòi, mommòtti, maschingànna.
apparte i più comuni, gli altri sono perifrasi per non nominarlo direttamente, in quanto il contrario lo farebbe immediatamente comparire.
Lo si indica perciò citando qualche sua caratteristica o facendo riferimento al suo modo di manifestarsi (becco, zampa di gallo, codetta, coda di fuoco, puzzolente), o si ricorre ad un nome-scongiuro (foras-domine, foras-de-nosu).
Questo diavolo che si materializza al solo farne il nome, viene immaginato e descritto nei suoi rapporti con gli uomini piuttosto che nel suo naturale ambiente infernale.
apparte i più comuni, gli altri sono perifrasi per non nominarlo direttamente, in quanto il contrario lo farebbe immediatamente comparire.
Lo si indica perciò citando qualche sua caratteristica o facendo riferimento al suo modo di manifestarsi (becco, zampa di gallo, codetta, coda di fuoco, puzzolente), o si ricorre ad un nome-scongiuro (foras-domine, foras-de-nosu).
Questo diavolo che si materializza al solo farne il nome, viene immaginato e descritto nei suoi rapporti con gli uomini piuttosto che nel suo naturale ambiente infernale.
I moltissimi racconti sulle apparizioni del diavolo che è possibile ascoltare ancor oggi, descrivono le forme ingannevoli con cui si manifesta: una vecchia, un bambino piangente che, al nome di un santo o al segno della croce, si trasformano in una lingua di fuoco; un bue incatenato, un cane, un caprone, un cavallo, un cinghiale, un gallo, un vento impetuoso, e così via.
Gli improvvisi incontri col diavolo sarebbero frequenti specialmente la notte del Sabato Santo, la vigilia di San Giacomo e di San Giovanni Battista, ed avverrebbero di preferenza nei crocevia, nei cimiteri, presso le chiese sconsacrate, sotto le piante di fico.
Anche se, per sua natura, il diavolo dovrebbe agire per impossessarsi dell'anima degli uomini o per indurre a commettere peccato, nella leggenda sarda più che di patti col diavolo e di forme di possessione, si parla di incontri con il "nemico" che provocano spavento e, di conseguenza, debilitazione fisica e psichica.
Anche malattie considerate diaboliche - certe malattie mentali, forme isteriche, l'epilessia - restano turbamenti della personalità che non comportano necessariamente una malvagità del malato o un suo peccato da scontare. È lo spavento dell'incontro con il diavolo, incontro inevitabile e imprevedibile, che lascia queste tracce.
Tuttavia, questi diavoli e diavoletti sempre presenti, qualche volta possono essere anche benefici; si racconta infatti che essi custodiscono tesori, da soli o con l'aiuto dei loro alleati: Luxia Arrabiosa, sa musca macèdda, una serpe, un'anima dannata, un cane nero, o s'iscultone, una specie di basilisco descritto come un grosso rettile o come un drago con la coda di bronzo e lo sguardo che uccide.
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