venerdì 13 aprile 2012

VESTIGIA NEOLITICHE seconda parte



La Dea Madre era la divinita' della maternita' e dell'amore.Di origini orientali (Anatolia - Mesopotamia) essa era verenata in tutto il Mediterraneo.identificata forse con la luna,considerata simbolo della fertilita' e della rigenerazione della vita,questa dea rappresentava la logica espressione spirituale di un popolo ancorato ad una struttura sociale di tipo matriarcale,la cui soppravvivenza era legata ai cicli dell'anno agricolo.

Associato alla Dea Madre veniva talvolta rappresentato anche il suo paredro,il dio maschio identificato col toro (e forse col sole) raffigurato semplicemente da un menhir la cui sommita' appare leggermente appuntita e segnata da una scanalatura,a simboleggiare il fallo.
Intorno a queste pietre si ritiene che si riunissero le donne per compiere danze licenziose che avevano lo scopo di propiziare la fecondita'.

Le pietre infitte  recanti segni femminili e maschili si trovano spesso accoppiate e si accompagnano quasi sempre a monumenti religiosi e funerari.La coppia divina,infatti,doveva segnare la sacralita' del luogo,ergendosi quale simbolo di custodia e protezione.Tale significato hanno certamente il maestoso menhir che si trova presso la necropoli di Montessu,nel Sulcis o i betili che si affiancano,anche in numero di sei,alle tombe dei giganti(Tamuli,presso Macomer,e Curvas,presso Dualchi);oppure le due pietre infitte,una di roccia bianca calcarea e l'altra di arenaria ross (identificabili probabilmente con il sole  e la luna) che si elevano nel luogo alto di Monte d'Accoddi,tra Sassari e Porto Torres.
Forma piu' moderna di menhir,dai quali si differenziano per le dimensioni piu' ridotte,i betili sono per lo piu' scolpiti nel basalto e presentano talvolta numerosi incavi,come a raffigurare i molteplici occhi della divinita'.



(dal libro 'Luoghi ed esseri Fantastici della Sardegna" edito da L'UNIONE SARDA,scritto da B.Vigna-G.Caprolu,con illustrazioni di P.L.Murgia)











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